Il regista e sceneggiatore Stefano Chiantini, nato ad Avezzano nel 1974 e laureato in Lettere all’Università La Sapienza di Roma, dall’esordio nel lontano 2004 ha diretto molti lungometraggi apprezzati da critica e pubblico: “L’amore non basta” con Giovanna Mezzogiorno e Rocco Papaleo, “Isole” con Asia Argento, Giorgio Colangeli e Ivan Franek, selezionato al Toronto film festival nel 2011, “Storie sospese” con Marco Giallini e Maya Sansa, selezionato nella rassegna Giornate degli Autori all’interno della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, e “Naufragi” con Micaela Ramazzotti; l’ultimo film “Il ritorno” del 2022 ha per protagonista Emma Marrone ed è stato presentato in concorso in Panorama Italia di Alice nella Città: è un dramma quotidiano sull’incomunicabilità, sottolineata da luci grigie, rumori della strada, dal pianto del bambino nella parte iniziale, e facilitata da un lavoro in sottrazione come l’ha definito lo stesso regista, a cui interessa affrontare tematiche come la disoccupazione, le solitudini, i vuoti esistenziali. Nel 2013 ha diretto la serie televisiva “Una mamma imperfetta” scritta e ideata da Ivan Cotroneo, vincitrice di un Nastro d’argento come serie web dell’anno, prodotta in due stagioni da RCS, Indigo Film e Rai Fiction. Stefano è “un autore interessante e trasversale, dalla poetica assolutamente personale e inedita”, gentile, disponibile, tenace.
Ecco la sua intervista, liberamente ispirata al “Questionario di Proust”:
Il tratto principale del tuo carattere? La determinazione.
Qual è la qualità che apprezzi di più nelle persone? Non mi pongo davanti alle persone pensando a cosa apprezzare o non apprezzare di loro, non mi interessa.
Il tuo peggior difetto? Sempre la determinazione, porta a mettere da parte molti aspetti importanti.
Dedicarti al cinema è stata una scelta graduale maturata nel tempo, oppure c’è stato un momento in cui hai deciso che era la tua strada? Non ho deciso di far essere il cinema la mia strada, non ho avuto scelta, quando hai una passione è così.
Cosa ami raccontare? In questo momento l’animo umano, soprattutto femminile, raccontato però in momenti e condizioni particolari.
Un film che gireresti in modo diverso? Storie sospese.
Parafrasando Tarantino, il mondo è faticoso e ingiusto e non si dovrebbe imbellettarlo nei film. È un pensiero che condividi? Io infatti non lo imbelletto, i miei film sono altrettanto “faticosi” e ingiusti.
Un regista da cui hai imparato molto? Imparato da nessuno perché non ho avuto modo e voglia di frequentare registi, ho sicuramente preso molto dalla visione continua di film: Antonioni e i fratelli Dardenne sono i primi registi a cui penso quando rifletto sui film per me importanti.
Tre film che ami particolarmente? Sono molti i film che amo, così d’istinto: Fino all’ultimo respiro, Ladri di Biciclette, Hong Kong express.
Come descriveresti il tuo film “Il ritorno” in poche parole? Essenziale e coerente.
Cosa apprezzi in Emma Marrone come attrice? Oltre la bravura, la generosità e la grande professionalità.
L’esperienza professionale più significativa? Lo sono state tutte.
Il rapporto umano che ti ha lasciato un segno importante? I rapporti umani che mi hanno segnato sono quelli legati alla mia vita privata, vanno oltre il cinema, ma preferisco non parlarne.
Christopher Nolan dice che quello che conta è la sincerità: sentire che per il regista quel suo film è il migliore del mondo, una storia in cui ha riversato tutto sé stesso e che ama profondamente. Cos’è la sincerità per te? È fare un film e raccontare una storia esattamente come si vuole, essendo coerenti con se stessi.
Il complimento più bello che hai ricevuto? Quando davanti a una scena mi dicono “si vede che è un tuo film…”. Avere uno stile proprio, uno stile che porta a essere riconosciuto è un aspetto fondamentale per come intendo io la regia.
A cosa stai lavorando in questo periodo? Sto montando il mio nuovo film.
Se potessi andare a cena con un regista del passato, chi sceglieresti? Antonioni.
Esistono supereroi nella vita reale? Certo, sono gli antieroi che affrontano la quotidianità con dignità.
Cosa detesti? I ben pensanti.
Un dono che vorresti avere? Mi sento fortunato così.
Per cosa vorresti essere stimato? Non mi pongo il problema, più che altro mi piacerebbe essere stimato dalle persone a cui tengo.
Lascia scritto il tuo motto della vita: “Ma io non lo so, io piango e basta” ma anche “Il mio complesso è una tragedia antica: devo scrivere e vorrei ballare”.