Seguendo le orme del padre pittore e scultore, Pasquale Di Fabio, e della madre Delia insegnante di scienze naturali, Alberto si avvia sulla strada dell’arte, trasferendosi da Avezzano a Roma dove frequenta prima il Liceo artistico e poi l’Accademia di Belle Arti, che integra con i corsi dell’Accademia di Belle Arti di Urbino.
Innamorato dell’Abruzzo, una terra che il padre gli ha fatto conoscere e amare durante gite e passeggiate – come racconta la sorella in un’intervista – Alberto nella sua pittura trae ispirazione dal cosmo e dal mondo della natura e, attraverso il nesso fra natura, fisica e spazio, riesce a mostrare quello che l’occhio non vede; è come se ci desse un telescopio per guardare il cielo ma al tempo stesso andando oltre, analizzando l’infinito, interiore e astrale. Per questo viene definito il pittore dell’infinito invisibile. Il rapporto che ha con la materia fa pensare a un alchimista: la sua pittura diventa la chiave per comprendere l’essenza più intima e vera della realtà: il divino è in noi, come in tutto ciò che ci circonda e in cui siamo immersi. Le sue tele vibrano di colori brillanti, creando contrasti e armonie, variazioni di toni e accostamenti sorprendenti che coinvolgono lo spettatore in visioni extrasensoriali. È come se l’anima si elevasse attraverso un viaggio onirico in direzione di mondi paralleli, lontani nello spazio e nel tempo.
Alberto Di Fabio ha avuto mostre personali in tutto il mondo: la prima a Roma nel 1994, poi New York, Parigi, Atene, Roma, Dublino, Ginevra, Napoli, Milano, Pechino, Salisburgo, e oggi è uno dei pittori più innovativi e apprezzati a livello internazionale. Eppure, nonostante la notorietà e il successo, Alberto conserva la gentilezza, la profonda sensibilità, il sorriso autentico, e soprattutto una grande generosità verso gli altri artisti: a Roma ha fondato lo Studio DFB, un “Open space” aperto alla condivisione e alla valorizzazione dei giovani talenti attraverso mostre, concerti, performance, danza e incontri. “Nella mia vita ho ricevuto tanto e ho pensato fosse importante condividere una parte di quello che ho oggi per stimolare le nuove generazioni, mettendo a loro disposizione uno spazio, strumenti per sostenere la ricerca, una vetrina per valorizzare il loro lavoro, anche al di fuori dei circuiti tradizionali”.
Ecco la sua intervista, liberamente ispirata al “Questionario di Proust”:
Il tratto principale del tuo carattere? Meditativo e insieme Iperattivo.
Qual è la qualità che ammiri in un artista? Il lavoro.
Credi nella sinergia delle varie forme d’arte? Assolutamente sì, l’arte è una frequenza magnetica universale.
Crescere respirando arte in famiglia aiuta, o è la predisposizione personale a determinare la propria strada? Essere figli di un artista aiuta nella conoscenza e nei tempi, ma per raggiungere e descrivere i dogmi universali bisogna lavorare molto e sicuramente essere unico e determinato.
Il tuo peggior difetto? Non ascoltare abbastanza.
Il tuo passatempo preferito? Sognare a occhi aperti.
Cosa apprezzi di più dei tuoi amici? La discrezione.
Cosa sogni per la tua felicità? Vivo nel sogno costante di come poter descrivere l’invisibile.
Quale sarebbe, per te, la più grande disgrazia? La fine dei sogni che ognuno di noi si porta dentro.
Il colore che ti rappresenta? Il blu.
Il tuo pittore preferito? Ne sono tanti: Giotto, Giorgione, de Chirico, Hans Arp, Willem de Kooning…
Se non fossi diventato un pittore, cosa saresti oggi? Il mio lavoro è un viaggio molto complesso che ha bisogno di tante preghiere e concentrazione. Non c’è spazio né tempo per sogni di vite diverse.
Esistono supereroi nella vita reale? Sono convinto che siamo noi gli eroi che muoviamo la materia e la mente.
Cosa detesti? La mente ci mente… detesto la mente quando è troppo materialistica. L’anima è in connessione con il Dio quantico.
L’esperienza lavorativa di cui sei più orgoglioso? Ogni opera, ogni esposizione, è illuminazione per la mia anima e orgoglio per la mia mente.
Se potessi andare a cena con un artista del passato, chi sceglieresti? Albert Einstein.
Un dono che vorresti avere? Parlare di meno e ascoltare di più.
Hai un rimpianto o una colpa con cui fare i conti? La colpa è una delle poche cose che detesto nella nostra religione. Odio i sensi di colpa, anche se servono a bilanciare le nostre forme di eccesso. Viviamo i nostri tempi in completa ansia e nevrosi per le scelte che facciamo. Abbiamo troppo e ci facciamo troppe domande… Un sorriso e un bel respiro, è tutto!
Tre cose che salveresti dalla fine del mondo? La memoria, l’anima e il nostro perdono per essere ancora piccoli davanti all’eternità.
Se fossi vissuto in un altro periodo storico, in quale ti vedresti? Nel futuro.
Per cosa vorresti essere apprezzato? Come un Profeta, per il buon “Verbo”.
Lascia scritto il tuo motto della vita: Ora et Labora.