Pescara. Un viaggio all’interno delle carceri abruzzesi, uno spaccato impietoso delle condizioni dei detenuti tra sovraffollamento, mancanza di privacy in cella quando si va al bagno, carenza di norme sulla sicurezza, presenza di barriere architettoniche, carenza di personale, cure inadeguate. Tutto ciò nel silenzio della politica che permette gravi criticità di cui nessuno si fa carico. Sono solo alcuni degli aspetti che emergono dal rapporto Antigone sulle carceri abruzzesi. Sono il frutto di un anno di osservazioni condotte nei sette istituti penitenziari.La ricerca è stata tenuta dal presidente dell’associazione Antigone, Salvatore Braghini, insieme a Renzo Lancia, Claudia Sansone e Tommaso Ciancarella, accreditati dal Ministero di Giustizia. Hanno visitato tutti gli Istituti penitenziari, tranne quello dell’Aquila in quanto “carcere speciale” in cui vige il regime del 41bis. Nella maggior parte dei casi gli edifici, di vecchia concezione, hanno bisogno di ristrutturazioni, con alcuni spazi e locali non a norma. Le celle quasi sempre molto anguste, ospitano in media due detenuti, con bagni senza privacy, in quasi tutti gli istituti detentivi privi di doccia e di acqua calda. Pur in presenza di casi di sovraffollamento, soprattutto Sulmona e Lanciano, si rispettano i parametri di 3 metri quadrati, spazio minimo stabilito dalla sentenza Torreggiani. Negli istituti penitenziari abruzzesi sono però arrivate le nuove tecnologie. In quasi tutte le case c’è una “sala regia” collegata con un sistema di videosorveglianza interno e particolari supporti tecnologici che sostituiscono compiti tradizionalmente affidati al personale (sistemi di altoparlanti in filodiffusione, porte automatizzate con comando a distanza, uso di telefoni senza fili da parte degli agenti). Generalmente buoni i servizi sanitari, non si registrano attese troppo lunghe e quasi tutte le visite specialistiche sono garantite. Le prestazioni odontoiatriche sono le più problematiche perché molti interventi non rientrano nei Livelli essenziali di assistenza. Sono tanti, forse troppi, i casi di autolesionismo (con una punta di 82 casi al Castrogno di Teramo) e gli scioperi della fame, che denotano condizioni di malessere e disagio confermate dalla percentuale delle patologie psichiatriche che richiedono assistenza. Eppure ormai è entrata in tutte le case la cosiddetta “sorveglianza dinamica”, che si sostanzia in un diverso modello organizzativo degli istituti penitenziari, basato non più sul controllo diretto e assoluto ma sulla conoscenza del detenuto e sull’autonomia di gestione della sicurezza e del trattamento, anche al fine di ottimizzare le risorse del personale. Tale sistema innovativo e soprattutto il regime delle “celle aperte”, adottato per i detenuti comuni in tutte le 7 carceri abruzzesi, compensano l’inadeguatezza degli spazi all’interno delle celle e la carenza di personale penitenziario, che è un altro elemento fortemente critico riscontrato in tutte le carceri abruzzesi. Grazie al volontariato le comunità carcerarie, specie se ubicate dentro la città, si aprono alla partecipazione del mondo esterno, con corsi di alfabetizzazione informatica, di scrittura e giornalismo, cineforum, convegni, dibattiti dentro e fuori il carcere. Un esempio della presenza associativa è dato da Voci di Dentro, l’associazione di volontariato Onlus per l’inserimento sociale dei detenuti e degli ex detenuti, operativa a Chieti, Pescara, Vasto e Lanciano. Nel complesso, ogni carcere ha le sue criticità ma le maglia nera spetta alla casa di Lavoro di Vasto, che (come le altre 2 presenti in Italia) è concepita per recuperare le persone socialmente pericolose sottoposte a misure di sicurezza (internati). In realtà tale tipologia di restrizione risente di tutta l’ambiguità della “misura di sicurezza”, non garantendo agli ospiti un adeguato e specifico trattamento. Gli internati a Vasto sono senza lavoro, senza certezze e senza prospettive, spesso in uno stato che peggiora le loro labilità mentali, che si trasformano in gravi patologie. Emblematica la situazione di Gabriele, un sessantenne internato che ha consegnato all’avvocato Salvatore Braghini di Antigone una struggente lettera per far conoscere a tutti quella che definisce un “l’inferno in terra”. L’internato, disabile al 75%, aggravatosi dopo un incidente stradale, con la madre gravemente malata e una sorella affetta da SLA, esprime tutto il suo dolore perché non riesce a vedere una fine certa alla propria condizione, venendo riportato in carcere per ogni infrazione anche lieve al fine di espiare una “misura di sicurezza” indefinita.
Scrive Gabriele: “Chiedo che mi venga ricoverata la Casa di Lavoro, o perlomeno concessa la sospensione per curarmi, dato che nell’Istituto non ci sono cure adeguate… Ho una pensione di invalidità di 277 euro e un lavoretto al mercatino per vivere onestamente …questa Casa di Lavoro non mi ha dato niente di buono, se siamo pericolosi dateci gli arresti domiciliari e se sbagliamo ancora metteteci in prigione ad espiare una pena, che è sempre meglio di qui, dove con la misura di sicurezza sai quando inizi ma non sai mai quando finisci… Questa struttura è uno spreco di soldi, un ricovero di gente malata che non può lavorare…in carcere la buona condotta anticipa la fine della pena, qui si passa da una proroga a un’altra, questo è l’inferno in terra!”.
CASA RECLUSIONE DI SULMONA
Con 444 detenuti su 304 regolamentari soffre un notevole sovraffollamento, vi si contano ben 15 collaboratori di giustizia. Per aumentare la capienza vi è un intero lotto in costruzione facendolo diventare una Casa di Reclusione tra le più importanti del Centro-Italia. Vi è un’altissima presenza di ergastolani e tra questi molti che scontano il c.d. ergastolo ostativo, riservato ai condannati per reati gravi (come terrorismo, associazione mafiosa, sequestro a scopo di estorsione o associazione per traffico di stupefacenti) i quali, nel caso in cui rifiutino di collaborare con la giustizia o qualora la loro collaborazione sia giudicata irrilevante, non possono accedere a una serie di benefici (come il regime di semilibertà e la libertà condizionale) e godere di determinati tipi di permessi, tanto che la loro pena sarà senza fine. La percentuale stranieri bassissima, sotto al 2% mentre i tossicodipendenti sono il 12% del totale. Si registrano 45 scioperi della fame e 5 casi di autolesionismo nel corso del 2016. Trattandosi di detenuti di alta sicurezza nel carcere non si applica la sorveglianza dinamica. Le prestazioni sanitarie nelle varie specializzazioni nel 2016 sono state 1400 con trattamenti per patologie psichiatriche per 224 detenuti. E’ uno dei pochi carceri della regione in cui è presente una cartella informatizzata. Ben 181 lavoranti, a rotazione, sono impegnati ogni giorno nel calzaturificio, laboratorio tessile e falegnameria, oltre ai lavori domestici. Le scarpe, i vestiti sono destinati all’amministrazione penitenziaria, come pure gli armadietti, i tavoi e le sedie prodotte nella falegnameria, utilizzati per il rinnovo delle celle. Vi sono detenuti che studiano dalle elementari al polo universitario (3 detenuti), passando per la scuola media e il tecnico agrario, con una media di 8 frequentanti per livello di corso. Annesso all’Istituto agrario si effettuano coltivazioni negli spazi dedicati alle colture e si raccolgono e conservano semi di specie ortofrutticole autoctone a rischio di estinzione. Gruppi di studio si incontrano settimanalmente per approfondire tematiche di natura sociologica, economica e sociale e nel corso del 2016.
CASA CIRCONDARIALE DI TERAMO
La struttura, specie il reparto maschile e le mura di cinta, necessitano di interventi di manutenzione straordinaria. Vi si trovano 268 detenuti su 255 regolamentari, di cui 62 in alta sicurezza, con 31 donne nella sezione femminile. Ci sarebbe stato sovraffollamento se un consistente numero di detenuti non fosse stato destinato altrove a causa della forte scossa sismica del 24 agosto 2016, quando i detenuti (che la hanno avvertito molto forte, specie al 4° piano) sono rimasti intrappolati nelle celle fino a che sono stati fatti evacuare, senza che i comuni entrassero in contatto con i reclusi dell’alta sicurezza, raccogliendo i primi nel campo sportivo e i secondi in un campetto attiguo. Tra le criticità vengono segnalate, assenza di una palestra, di una sezione per effettuare ricoveri, mancanza di un impianto di sorveglianza. La carenza di personale penitenziario è molto grave (163 effettivi su un organico di 215), numerosi poliziotti avanzano 6 mesi di ferie arretrati. Non vi sono ascensori per consentire ai detenuti disabili di scendere dalle celle del 4° piano al piano terra per raggiungere la sala colloqui e il passeggio. Gli stranieri sono il 23% del totale (soprattutto rumeni e albanesi). Fiore all’occhiello dell’istituto è la sezione per mamme con prole al di sotto dei 3 anni. Inaugurata nel 2015 è dotata di ludoteca, n. 4 stanze con bagno e doccia, refettorio, angolo cottura, con accesso agevolato sull’area verde adibita a colloqui con i familiari. Di recente è stato implementato lo spazio destinato al fragoleto e vigneto come ortoterapia per la sezione maschile; le donne nel periodo estivo possono usufruire dell’area verde per colloqui pranzo con i loro familiari e prendersi cura del verde. Con la sorveglianza dinamica gli operatori concordano nel rilevare un clima migliorato. Per il circuito di Sicurezza la sorveglianza dinamica è molto contenuta; per i detenuti comuni le celle sono aperte per molte ore al giorno, sia la mattina, sia il pomeriggio, e ciò si è rivelato utile a causa del pesante sottodimensionamento di personale penitenziario, consentito dalla sorveglianza dinamica. Ciononostante i casi di autolesionismo sono molti, 82, con 1 suicidio riconosciuto e 53 scioperi della fame. Vi sono 60 Tossicodipendenti/alcoldipendenti; Il Serd (Servizio per il trattamento delle dipendenze) garantisce terapie farmacologiche e sostitutive, controlli clinici, valutazioni e sostegno sociale. Altissimo il numero di detenuti psichaiatrici assuntori di terapie psicofarmacologiche (130). Sostegno psicologico. Servizio Nuovi Giunti. 4 detenuti inviati in osservazione psichiatrica. Nel carcere sono attivi 115 lavoranti (con mansioni di domestico/ magazziniere/spesino/cuciniere/piantone/giardiniere). Diversificata l’offerta formativa: scuola elementare per la sez. femminile, scuola secondaria di sec II grado agraria per Protetti; alberghiera per detenuti comuni; biennio-servizi commerciali per l’Alta Sicurezza e n. 6 iscritti per il polo universitario.
CASA CIRCONDARIALE DI LANCIANO
E’ composta da un circuito di Alta Sicurezza 3 , la c.d. sezione ZETA (famigliari dei collaboratori) e dalla Media Sicurezza. Si rileva un notevole sovraffollamento, con 277 detenuti su una capienza regolamentare di 198. L’attuale popolazione detenuta nella misura dell’80% risulta essere detenuta per reati di natura associativa e la restante per reati comuni. Tra le criticità si rileva che l’illuminazione delle celle è posta sulla parete e non in alto; le celle , di poco più di 10 metri quadrati ospitano al massimo 2 detenuti e rispecchiano i parametri della sentenza Torreggiani, non sono provviste di docce talché tutte le sezioni hanno i locali docce, che presentano estese macchie di muffa, causate non da infiltrazioni ma dall’intensivo uso delle stesse. Mancano i fondi per installare una copertura della zona esterna adibita ai colloqui con i familiari nel periodo estivo. C’è una grave carenza di personale penitenziario. Nell’ambito del trattamento per mezzo del lavoro va evidenziato il sito produttivo della fabbrica dolciaria esterna D’Orsogna, che vede un’eccezionale compresenza lavorativa di dipendenti esterni con detenuti che lavorano in carcere fianco a fianco. Tra questi lavoratori e addetti a mansioni domestiche sono all’opera 58 detenuti. Per la socialità vi è una sala colloqui interna e un locale molto accogliente attrezzato per i bambini nonché un ambiente esterno per l’estate, carente però di adeguata copertura. Le sezioni detentive che ospitano i detenuti comuni sono attualmente a regime aperto . Le sezioni alta sicurezza e Zeta (famigliari collaboratori di giustizia), pur essendo a regime chiuso, godono di forme di socialità all’interno delle sezioni per buona parte della giornata. I circuiti dei detenuti comuni sono separati dai protetti sia negli accessi agli spazi comuni sia per le attività. Il regime di celle aperte ha molto migliorato la gestione del quotidiano.
CASA CIRCONDARIALE DI CHIETI
Risulta la costruzione carceraria più vecchia d’Abruzzo insieme a quella di Pescara, tutte le altre (escluse quella di Avezzano che risale agli inizi del ‘900 ma è stata ristrutturata nel 2010) sono degli anni 80-90. Vi si trova la sezione circondariale ordinaria ed a custodia aperta femminile, per la quale è in atto una ristrutturazione al piano terra e un ampliamento per 18 posti. Vi si trovano 120 detenuti, su 83 regolamentari. Le donne sono 23 mentre la percentuale degli stranieri è del 12%, del 16% quella dei tossicodipendenti. Le celle sono più grandi, con 3-4 detenuti in media, ci sono letti a castello su 2 o 3 piani. Le celle sono riscaldate con termosifoni ed ogni cella contiene bagno con doccia e acqua calda. Le condizioni di vita sotto il profilo igienico-sanitario sono sostanzialmente accettabili. I detenuti lamentano la disponibilità di soli 8 canali televisivi e la non ottimale disciplina e fruizione degli spazi comuni tra le varie categorie di detenuti, si lamenta anche la non fruibilità della palestra. I rapporti dei detenuti con il personale dell’amministrazione è di dialogo e partecipazione, aumentata con l’introduzione della sorveglianza dinamica h. 24. Durante le attività trattamentali i detenuti non sono sorvegliati e le celle restano aperte per 9 ore al giorno. Nonostante il buon clima realizzato, si rilevano 7 casi di autolesionismo, 7 scioperi della fame e una rivolta. Strutture e servizi sanitari non creano particolari problemi, le visite interne si svolgono senza attese tranne nei periodi feriali per quanto riguarda odontoiatria; si contano 169 prestazioni esterne annuali , di cui 11 urgenti. La presenza di un ospedale con annesso polo universitario consente di coprire molte visite specialistiche, anche con interventi all’esterno. I lavoranti sono ben 48 e il carcere vanta un protocollo d’intesa con la provincia per lavori esterni di manutenzione (socialmente utili).
CASA CIRCONDARIALE DI AVEZZANO
La struttura risale agli inizi del ‘900 ma è stata ristrutturata nel 2010, ciononostante la criticità numero uno resta l’esiguità di spazi per le attività trattamentali. La struttura sebbene consolidata ed abbellita per recenti interventi di ristrutturazione è, infatti, ancora in attesa della copertura di una porzione di passeggio per adibirlo ad ambiente idoneo alle attività culturali e formative. I detenuti sono 51 su 53. Essendo una casa circondariale di dimensioni ridotte non ha reparti separati e criteri organizzativi per tipologia di detenuti. Non c’è sovraffollamento. Le celle hanno il bagno e la privacy è sufficientemente garantita. La sorveglianza dinamica ha migliorato il clima di tensione lasciando più libertà di movimento e quindi un abbassamento nella percentuale di autolesionismo. Nel 2016 si contano 8 episodi di autolesionismo e due scioperi della fame. Il neodirettore Anna Angeletti – che divide la direzione della CC di Avezzano con la presenza alla CR di Regina Cieli in Roma – appena giunta ha emanato un ordine di servizio congiunto con la ASL n. 1 per la gestione delle situazioni di fragilità a rischio suicidario e auto-etero aggressivo. Uno su tre è straniero (il 27%), mentre quasi uno su due è tossicodipendente (39%). La comunità carceraria condivide progetti e iniziative con l’esterno; il carcere è frequentato da un notevole numero di volontari e aperto alle scolaresche. Si contano 18 lavoranti tra scopini; cuochi e aiuto cuochi; lavandaio; barbiere; spesini e impiegati in lavori socialmente utili all’esterno. Carcere e Comune hanno sottoscritto una importantissima convenzione, che mira al reinserimento sociale dei condannati e degli internati tramite occupazione lavorativa, durante l’espiazione della pena, nonché l’acquisizione di competenze e conoscenze professionali nella fase post -detentiva.
CARCERE DI PESCARA
Il carcere di Pescara, costruito agli inizi degli anni 60, è la costruzione più antica; oltre al reparto giudiziario e penale ha un reparto per i collaboratori di giustizia, dove sono presenti 21 persone. Su 300 posti complessivi la popolazione carceraria attualmente non supera le 270 presenze e si compone di delinquenti comuni, tossicodipendenti, rom, soggetti psichiatrici, con il 20% di stranieri. La comunità carceraria esprime esigenze di culto diversificate, richiedendo l’assistenza volontaria per cattolici, ortodossi, dei testimoni di geova ed islamici. Si registrano 9 casi di autolesionismo e 5 scioperi della fame. Buona la copertura delle visite specialistiche ma i locali ad uso sanitario non sono a norma. Molto alta la presenza di tossicodipendenti, circa il 30%, assistiti mediante un protocollo d’intesa con il SERD (Servizio per il trattamento delle Dipendenze). E’ presente una sezione c.d. di “articolazione di salute mentale” con 8 utenti e due camere detentive per disabili, con 4 presenze. Nel carcere – dove vige il regime delle celle aperte per tutto l’orario diurno – si svolgono varie attività trattamentali, anche grazie all’elevato numero di volontari ed associazioni che collaborano sistematicamente nel settore della scrittura, teatro e giornalismo. A livello formativo si è svolto nel 2016 un corso di apicoltura e patentino informatico (ECDL). Sono impiegati nel lavoro ben 44 detenuti, di cui 14 nell’interno calzaturificio, dove si producono scarpe destinate all’amministrazione penitenziaria, oltre detenuti che svolgono attività di manutenzione e pulizia di spazi esterni.
CASA LAVORO DI VASTO
La struttura, costruita 37 anni fa, necessiterebbe di lavori di manutenzione e mirati interventi ai “giunti” per evitare infiltrazioni. In media sono ospitati 2 internati per camera di pernottamento. Gli internati della Casa di Lavoro sono 131, mentre nella sezione circondariale i detenuti sono 38, per un totale di 169 presenze, in linea con il limite regolamantare. Nella Casa di Lavoro la camera di permottamento è riscaldata con termosifone, il bagno è nello stesso ambiente. Non vi sono schermature alle finestre e le docce sono in comune. Viene garantita erogazione di acqua calda. Nella annessa sezione circondariale la camera di pernottamento è condivisa in media da 4 detenuti. Le camere di pernottamento sono riscaldate con termosifoni, il bagno è nello stesso ambiente così come pure le docce. Anche in questo reparto è garantita l’erogazione di acqua calda per le docce. La sorveglianza dinamica funziona ma gli internati più fragili, come i malati di mente, si trovano vicino a internati capo-mandamento, con rischi di plagio e soggiogamento psicologico. Nella Casa di Lavoro e nella annessa sezione Casa Circondariale è stato introdotto il regime aperto, per cui le camere di pernottamento sono aperte per quasi tutte le ore diurne. La sorveglianza dinamica non consente di controllare cosa accade in cella. Si contano ben 70 scioperi della fame (uno ogni 5 giorni), e 30 episodi di autolesionismo. Gli utenti psichiatrici presi in carico dal servizio CIM territoriale che ha un accesso bisettimanale all’interno dell’Istituto sono n. 18 ma è esteso il numero di coloro che presentano una sintomatologia minore ma bisognosi di assistenza specalistica. Molti internati psicolabili o veri e propri malati di mente dovrebbero essere trattati nelle REMS (Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza). Permane drammaticamente – in netta antitesi con lo scopo precipuo della Casa Lavoro – la criticità dell’inserimento lavorativo e condizioni favorevoli occupazionale. Si è ancora in attesa dell’apertura della sartoria industriale che impegnerebbe la manodopera 40 detenuti/intrenati. Ciò a causa del mancato collaudo tecnico dei macchinari ai fini delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro pur richiesto e sollecitato dalla direttrice Giuseppina Ruggero, atteso da anni e non ancora effettuato. I macchinari sono ancora imbustati e acquistati diversi anni fa rischiano ora, in attesa del collaudo, di risultare obsoleti. I lavoranti sono 79, quasi tutti interni (71) per lavori domestici (scopino, lavanderia, cucina detenuti, spesini, portavitto, piantone). All’esterno sono impiegati 7 reclusi nell’azienda agricola, e una quindicina di nei vari progetti e convenzioni con il Comune di Vasto e con cooperative per la pulizia di aree verdi e la manutenzione del depuratore. Le possibilità di reinserimento lavorativo per i dimittendi non trova, per la situazione generale di crisi occupazionale, condizioni favorevoli. Con l’apertura della sartoria, in pratica, lavorerebbero la quasi totalità dei detenuti ed internati.