Il procedimento, diverso da quello relativo ai campeggiatori che avevano provocato il vasto incendio, era nato da un esposto dall’associazione che aveva sollevato forti dubbi sulle modalità organizzative, a partire dalla mancanza di Valutazione di Incidenza Ambientale in pieno parco nazionale, sito di interesse comunitario e zona di protezione speciale, per un evento con 30.000 persone.
Il PM, nonostante la Polizia giudiziaria avesse riscontrato pesanti anomalie e segnalato al Magistrato quelle che apparivano gravi omissioni da parte di responsabili di strutture pubbliche, con uno scarno provvedimento di una pagina ha chiesto l’archiviazione sostenendo che non vi fossero elementi per accertare responsabilità di altri soggetti per quanto accaduto.
La SOA a quel punto ha consultato tutti gli atti d’indagine e ha presentato lo scorso 25 giugno una corposa e dettagliata opposizione all’archiviazione sostenendo che “non sono state rispettate almeno 5 norme/piani centrali per quanto riguarda sia per la corretta organizzazione e gestione degli eventi sia per la mitigazione/prevenzione dei potenziali impatti ambientali con conseguenze rilevanti “per quanto riguarda la prevenzione e la gestione degli incendi.
Secondo la Soa, infatti, per quanto riguarda il primo punto nella documentazione allegata alla richiesta di archiviazione addirittura non si riscontra l’esistenza di una richiesta di autorizzazione ex art. 68 del T.U.L.P.S. bensì una mera richiesta autorizzativa al Parco nazionale, non competente in materia di spettacoli se non per la parte ambientale e una nota di semplice comunicazione a Questura, Prefettura, VV.FF. Comando Provinciale dei Carabinieri priva di qualsiasi elemento tecnico previsto dalle norme in materia.
“Non solo manca una richiesta formulata nei termini di legge”, si legge in una nota della Soa, “ma manca anche la specifica e connessa autorizzazione”.
“A mero titolo di esempio la circolare Gabrielli”, si continua a leggere, “imponeva una lunga serie di obblighi, tra cui piani di emergenza, soprattutto per l’anti-incendio, sopralluoghi preventivi, verifica delle vie di fuga e di immediato intervento, la necessità di altoparlanti per invitare i partecipanti a comportamenti adeguati, ripartizione delle aree e indice/limiti di affollamento. Prevedeva Servizi di Security indispensabili secondo la circolare, balzano agli occhi quelli relativi al personale di prevenzione, che dovevano essere espressamente previsto”.
“A fronte di tutto ciò”, tuona la Soa, “dagli atti è emerso che il servizio anti-incendio consisteva, esclusivamente per le sole aree parcheggio, in 4 estintori a mano e 15 flabelli totalmente e palesemente insufficienti per un evento con 30mila persone e migliaia di auto, stimate in 5-6mila al momento della richiesta di autorizzazione.
Il tutto in un ambiente siccitoso”.
“Tale situazione”, prosegue la Stazione Ornitologica Abruzzese, “facilmente gestibile e addirittura prevedibile se fossero state rispettate le norme in materia di sicurezza, si è trasformato in un incendio di immani dimensioni e della durata di due settimane che è arrivato a coinvolgere anche il bosco distante centinaia di metri, fino a sfiorare anche il disastro con la caduta di un elicottero dei vigili del fuoco coinvolto nello spegnimento”.
“A nostro avviso”, conclude la Soa, “vi sono molteplici le domande da porsi con lo svolgimento di ulteriori indagini. Con la puntuale attuazione delle norme relative alla sicurezza e all’organizzazione di eventi era possibile prevenire l’evento stesso, cioè evitare l’accadimento in radice? O evitare conseguenze così disastrose limitando e circoscrivendo i danni?A nostro avviso la risposta, basata sulla lettura di tutti gli atti a disposizione, è per entrambe si”.