L’Aquila. “Le università hanno un valore inestimabile per le città e i territori in cui sono inserite, ma spesso non si ha sufficiente consapevolezza di questo. Gli atenei pubblici italiani saranno chiamati, nel prossimo futuro, a giocare sfide importantissime. Confido nella saggezza di coloro che ci governano affinché facciano tutto il possibile per preservare e promuovere quel bene preziosissimo che sono le libere università e tutte le attività che in esse si svolgono”.
Sono alcuni dei passaggi salienti del discorso pronunciato dal rettore dell’Università degli Studi dell’Aquila, Edoardo Alesse, nella cerimonia di apertura dell’anno accademico 2024/2025, svoltasi questa mattina nell’Aula magna del Centro congressi Luigi Zordan, alla presenza delle autorità civili, politiche e religiose locali.
L’inaugurazione è stata arricchita dalla presenza dei rettori e dei delegati delle altre nove università europee che, insieme a UnivAQ, fanno parte di Eulist (European Universities Linking Society and Technology), alleanza promossa dalla Commissione EU nell’ambito della Strategia europea per l’università, che collega circa 200 mila studenti e 20 mila membri del personale e che mira, con una forte attenzione alle discipline tecnologiche, umanistiche e delle scienze sociali, a riunire le università per migliorare l’insegnamento e la ricerca.
Da ieri, e fino a domani, è in programma al Centro congressi Zordan l’assemblea generale dell’alleanza, evento a cadenza annuale che ha portato a L’Aquila oltre cento tra professori, rettori e membri del personale tecnico e amministrativo degli atenei consorziati, che sono: Brno University of Technology, Repubblica Ceca (BUT); Institut Mines-Télécom, Francia (IMT); Jönköping University, Svezia (JU); Lappeenranta-Lahti University of Technology LUT, Finlandia (LUT); Leibniz University Hannover, Germania (LUH); National Technical University of Athens, Grecia (NTUA); Rey Juan Carlos University, Spagna (UJRC); Slovak University of Technology in Bratislava, Slovacchia (STU); Vienna University of Technology, Austria (TUW).
Sei anni impegnativi
“E’ stato un rettorato che oserei definire impegnativo” ha sottolineato Alesse, alla sua ultima cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico come rettore, in attesa del passaggio di testimone con il nuovo eletto che ci sarà a ottobre. “Abbiamo attraversato i terribili momenti della pandemia, dei conflitti bellici e della connessa crisi energetica, delle vivaci proteste studentesche e infine della recente riduzione dei finanziamenti alle Università, che non poco influirà sul futuro degli atenei”.
L’alleanza Eulist
“Eulist” ha rimarcato Alesse “rappresenta l’aggregazione di dieci differenti università europee, con competenze complementari e sinergiche in ambito tecnico, umanistico e sociale. Nel loro insieme, gli atenei consociati esprimono la varietà del panorama accademico europeo, da un punto di vista geografico, dimensionale e disciplinare. Questa eterogeneità e complementarità è un importante valore aggiunto perché indirizza l’intera alleanza, tramite una strategia comune di trasformazione istituzionale, verso una dimensione europea dell’Università. Un obiettivo fondamentale del nostro consorzio è rappresentato dalla sostenibilità, che si realizza connettendo i saperi delle scienze, tecnologie, ingegneria e matematica con quelli delle scienze sociali ed umane per sviluppare soluzioni adatte alle più importanti sfide di oggi e di domani: i cambiamenti climatici, la transizione digitale e la coesione sociale”.
Per conto dell’alleanza, è intervenuta nel corso dell’inaugurazione Regina Nogueira, della Leibniz University of Hannover.
I centri di eccellenza Cetemps e Dews compiono 25 anni
La cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico è stata anche l’occasione per celebrare il 25° compleanno di due centri di eccellenza dell’Università dell’Aquila: il Cetemps (Center of Excellence in Telesensing of Environment and Model Prediction of Severe events), attualmente diretto dalla professoressa Rossella Ferretti; e il Dews (Design Methodologies for Embedded controllers, Wireless interconnect and System-on-chip), diretto dalla professoressa Elena De Santis.
“Due centri che hanno dato un contributo molto importante al progresso scientifico dell’ateneo” ha sottolineato Alesse. A pronunciare le relazioni per ripercorrere la storia e i risultati raggiunti dai due centri di eccellenza sono stati Renata Pelosini di Italia Meteo per il Cetemps e, per il Dews, la professoressa Maria Domenica Di Benedetto, già docente di Controlli automatici UnivAQ nonché ex direttrice del centro di eccellenza.
Università ricchezza inestimabile
“Io credo che molti cittadini, ma anche professori, ricercatori, e amministratori locali, non abbiano la piena consapevolezza di ciò che le università rappresentano per i territori e le città che li ospitano” ha proseguito Alesse “Per chiarire il ruolo di UnivAQ e degli altri atenei abruzzesi e del Centro Italia, le nostre università, aggregate nel sistema HAMU, hanno una spiccata capacità di richiamare studenti da altre regioni, mediamente nella misura del 40% degli immatricolati attuali, candidandosi ad essere il più efficace contrappeso alle ondate migratorie centrifughe che affliggono le aree interne. L’appeal degli atenei di quest’area consente di compensare la mobilità in uscita verso altre regioni, esibendo un bilancio in pari per le Marche ed in attivo per l’Abruzzo e ancor di più per l’Umbria. In alcuni casi la popolazione studentesca addirittura supera o eguaglia quella dei cittadini residenti. Nel caso dell’Aquila essa è al 24%. UnivAQ conferma l’andamento molto positivo delle immatricolazioni, un trend ormai acquisito, che portano il totale dei nostri iscritti a circa 20 mila. E’ un dato che certifica la qualità della nostra offerta formativa, composta da sette dipartimenti, 72 corsi di laurea tra triennali, magistrali e a ciclo unico, di cui 15 corsi internazionali che rilasciano titoli congiunti o doppi/multipli, 12 solo in lingua inglese”.
Post PNRR
“Uno degli aspetti di maggior pregio del PNRR” ha ricordato Alesse “oltre all’avere immesso grandi quantità di risorse nel sistema universitario, è stato quello di aver promosso una filosofia operativa nuova basata sulla cooperazione piuttosto che sulla competizione, attraverso la formazione di network tra Università, enti di ricerca ed istituzioni pubbliche e private, per raggiungere risultati che individualmente non sarebbero stati possibili. Ora, approssimandoci alla fine del programma sarà importante però non dissipare questa capacità di aggregazione tra le università e i più importanti interlocutori del mondo scientifico e produttivo. Anche per questo motivo contingente, ritengo che i tagli ministeriali effettuati di recente siano poco appropriati in quanto rischiano di annullare l’eccellente lavoro realizzato con fatica e abnegazione da migliaia di ricercatori assunti a tempo determinato, alcuni dei quali saranno recuperati in contesti produttivi, mentre altri, la maggior parte, saranno destinati a rimanere precari oppure a rifugiarsi all’estero o nelle università telematiche, che, finalizzate al profitto, mantengono una immutata se non aumentata capacità di spesa e quindi di reclutamento. La previsione dell’esodo di 14.000 ricercatori in 10 anni con la concomitante emorragia di competenze, non può lasciarci indifferenti e dovrebbe evocare adeguate azioni di contrasto”.
Le sfide future
“L’università” ha concluso Alesse “sta attraversando un momento di particolare difficoltà. Ci troviamo a combattere una battaglia impari e tutta interna al sistema dell’alta formazione, dove il nostro competitor è rappresentato dalle università telematiche. Sono contrario, come molti colleghi, a questa modalità di formazione non solo perchè ci danneggia sottraendoci studenti e risorse, ma anche perché si contrappone alla didattica in presenza che sola fornisce, oltre all’apprendimento verticale, anche quello tra pari, garantendo una crescita armonica, interattiva ed inclusiva dei nostri giovani e soprattutto perché interi campi di studio, in particolare quelli sperimentali, non possono essere praticati con successo se non partecipando fisicamente alle lezioni e ai tirocini. Altro tema centrale per l’università del futuro è l’internazionalizzazione, un’ulteriore sfida che si impone agli atenei chiamati a fare fronte a una rapida innovazione delle proprie competenze per essere parte autorevole di una società sempre più globalizzata dal punto di vista economico, sociale, politico, culturale, scientifico e tecnologico. Un ulteriore aspetto di grande preoccupazione riguarda le azioni finalizzate a limitare l’intensità e la libertà della ricerca. La Federazione europea delle Accademie delle scienze, di cui l’Italia è membro tramite i Lincei, ha espresso «gravi preoccupazioni sulle crescenti minacce alla libertà accademica, negli Stati Uniti e altrove . Essendo ben consapevoli che «la libertà accademica è la spina dorsale del progresso scientifico ed è fondamentale per una società libera, è evidente che è a rischio l’integrità e l’autonomia della ricerca e la fiducia nella scienza, non solo all’interno degli USA, ma in tutto il mondo». Infatti, essendo storicamente gli Stati Uniti leader indiscussi nelle politiche mondiali della ricerca scientifica, nasce la preoccupazione che questo loro posizionamento possa propagarsi ad altri stati, condizionando negativamente il resto del mondo ed in particolare l’Europa, che ha connessioni scientifiche estremamente forti e difficilmente risolvibili con gli Stati Uniti. Se ciò avvenisse sarebbe una immane tragedia, che porrebbe fine a quel patrimonio di cultura e di saperi che hanno caratterizzato secoli di storia europea e mondiale”.