Firenze. Già battuto il primo ciak della nuova serie Netflix in quattro episodi Il Mostro, dedicata al Mostro di Firenze, diretta da Stefano Sollima, creata da Leonardo Fasoli e Stefano Sollima, una produzione The Apartment e AlterEgo, realizzata da Lorenzo Mieli e Stefano Sollima, in arrivo prossimamente sulla piattaforma di intrattenimento via streaming.
“Otto duplici omicidi. Diciassette anni di terrore. Sempre la stessa arma. Una beretta calibro 22. Una delle più lunghe e complesse indagini italiane sul primo e più brutale serial killer della storia del Paese: Il Mostro di Firenze. Una serie basata su fatti realmente accaduti, testimonianze dirette, atti processuali e inchieste giornalistiche”, così recita il “lancio” della serie.
“Tutto terribilmente vero. Perché”, spiegano gli Autori, “crediamo che il racconto della verità, e solo quello, sia l’unico modo per rendere giustizia alle vittime.” In una storia dove i mostri possibili, nel corso del tempo e delle indagini, sono stati molti, il racconto di Sollima esplora proprio loro, i possibili mostri, dal loro punto di vista. Nella convinzione che il mostro, alla fine, potrebbe essere chiunque. Questo è quanto riportano gli organi di stampa. La data di uscita non è ancora stata resa nota.
I precedenti
Nessun dubbio che la vicenda del Mostro di Firenze possa accostarsi a quelle narrate in tanti thriller a tinte forti. In primis, come (anche) chi scrive ha posto in evidenza in un contributo sul caso uscito qualche tempo fa, gli stessi delitti dell’omicida che si aggirava per le campagne toscane sembrerebbero derivare direttamente dai sanguinolenti gialli italiani che affollavano le sale cinematografiche proprio negli anni in cui il soggetto era in attività.
E le sue gesta hanno a loro volta direttamente fornito ispirazione a sceneggiatori e registi. Nel febbraio 1986, è stato distribuito, passando inosservato, il film L’assassino è ancora tra noi, diretto da Camillo Teti, imbastito in fretta e con pochi mezzi, nel tentativo di sfruttare il permanere dell’interesse nei confronti del caso, dopo l’ultimo duplice omicidio del 1985.
Nell’aprile dello stesso anno, la Titanus di Goffredo Lombardo ha proposto sugli schermi Il mostro di Firenze, tratto dall’omonimo libro del giornalista Mario Spezi (1983), per la regia di Cesare Ferrario. Discreto successo di pubblico, nonostante problemi con la censura.
Ulteriore film dedicato, con notevoli libertà, alla vicenda è 28º minuto (noto anche come Tramonti fiorentini e Quel violento desiderio), diretto da Gianni Siragusa e Paolo Frajoli. Girato anch’esso nel 1986, non è uscito in sala ed è direttamente approdato all’home video, per forti contrasti con i parenti delle vittime dell’omicida.
Nel settembre 2008 si è diffusa la notizia che Tom Cruise avrebbe acquistato i diritti per portare sul grande schermo Dolci colline di sangue, controinchiesta sul Mostro di Mario Spezi e Douglas Preston. Si è parlato anche di George Clooney nel ruolo del protagonista. Poi, più nulla per diversi anni, fino alla notizia che, invece del film, sarebbe stata realizzata una miniserie con Antonio Banderas, anch’essa comunque destinata al limbo dei progetti non giunti a compimento.
Nel frattempo, nella primavera del 2009, è approdata effettivamente in televisione una miniserie in tema, Il Mostro di Firenze, per la regia di Antonello Grimaldi, che ha adottato in toto l’impianto accusatorio recepito in sede processuale: delitti commessi dai compagni di merende su incarico di un non meglio definito consesso di esoteristi-occultisti, dediti a cerimonie richiedenti l’impiego di parti anatomiche femminili, quelle appunto asportate dagli assassini. Il tutto, facendo ricorso a “licenze poetiche” indispensabili per mantenere la credibilità degli sviluppi narrativi e della rappresentazione.
Nuovi sviluppi e piste abbandonate
Ed ora, un’ulteriore fiction dedicata al Mostro. In teoria, potrebbe rivelarsi una importante opportunità, per dare conto dei significativi sviluppi che l’indagine sul caso ha registrato in questi anni e che, se effettivamente riscontrati, rischierebbero di invalidare lo scenario dei compagni di merende e degli occultisti.
E, dunque, saremmo lieti se la nuova produzione facesse ad esempio riferimento alle tracce di Dna recuperate sulla scena del delitto del 1985 (“Uomo sconosciuto 1”) e sulle buste inviate, forse proprio dall’omicida, ai tre magistrati che si interessavano all’epoca del caso (“Reperto 80”). Finora, il confronto genetico con le tracce presenti su una delle buste non ha avuto riscontro positivo rispetto a vari soggetti coinvolti nella vicenda, tra cui Pietro Pacciani, Francesco Narducci e Salvatore Vinci.
Ci piacerebbe che la serie trattasse dell’impronta rivenuta sulla scena del delitto di Calenzano (22 ottobre 1981, vittime: Susanna Cambi e Stefano Baldi) che, secondo la Nazione, sarebbe riconducibile a uno stivale militare in uso presso l’esercito francese.
Auspichiamo inoltre che si dia conto del dossier dei Carabinieri risalente alla metà degli anni Ottanta e che riguarda un misterioso sospettato coinvolto, nel 1965, nel furto di una Beretta .22 (il tipo di arma del Mostro) mai recuperata, denunciato nel 1966 per “reati contro la libertà sessuale” e, a quanto si è letto lo scorso anno sui giornali, “contiguo” con gli ambienti della Procura all’epoca dei delitti.
Vorremmo che si approfondisse la figura, anch’essa misteriosa e sfuggente, del cosiddetto “Rosso del Mugello”, avvistato da vari testimoni a ridosso degli ultimi due duplici omicidi. E che, forse, potrebbe essere proprio il soggetto del dossier dei Carabinieri.
Ancora, sarebbe opportuno riferire delle perizie che, nel 2019 e nel 2022, hanno offerto un riscontro scientifico ai dubbi che, nel 1996, la Corte d’Assise d’Appello, assolvendo Pacciani, ha espresso sulla genuinità della pallottola recuperata nell’orto del contadino di Mercatale e che mai in realtà sarebbe stata incamerata in una Beretta.
Insomma, gli spunti per una serie idonea a proporre la vicenda del Mostro di Firenze in una chiave inedita e ancorata ai più recenti sviluppi non mancherebbero. La speranza è quindi che la prossima produzione non si limiti semplicemente a rispolverare, per l’ennesima volta, lo scenario recepito dalle sentenze che – tanti anni fa – hanno definito il caso, condannando, solo per alcuni dei delitti, i compagni di merende e ipotizzando i sopra richiamati mandanti esoterici, peraltro mai individuati in sede investigativa.
Scenario di certo suggestivo e spendibile in termini di fiction, ma che, come detto, non tiene conto di tanti sviluppi successivi e che, all’epoca in cui è stato ipotizzato, ha avuto riscontro nelle dichiarazioni di un sedicente compagno di merende “pentito”. Dichiarazioni nelle quali abbondano incongruenze e contraddizioni e di cui più di uno studioso del caso ha da tempo messo in dubbio (se non escluso del tutto) l’attendibilità.
Un’occasione, quella della nuova serie sul Mostro, che potrebbe rivelarsi utile per rivisitare senza pregiudizi uno dei più problematici casi criminali del nostro Paese, dando conto delle zone d’ombra che ancora lo avvolgono e delle piste investigative, abbandonate o mai battute, che – ancora – varrebbe la pena prendere in considerazione.