L’Aquila. Garantire il diritto alla mobilità è fondamentale per i cittadini abruzzesi, in parte residenti nelle aree interne.
In questo senso, nel piano di ripresa e resilienza, sono previsti numerosi investimenti per le infrastrutture ferroviarie, e non solo garantire il diritto alla mobilità è ancora più importante in regioni come l’Abruzzo, dove molte persone vivono in territori periferici. La raggiungibilità dei luoghi al centro degli interessi sociali ed economici è fondamentale per la crescita collettiva. Nel piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) la volontà di investire nella mobilità e nelle infrastrutture ad essa dedicata è evidente, anche per i territori abruzzesi. In particolare, è il tema delle reti ferroviarie ad aver assunto negli ultimi anni una rilevanza strategica, anche perché il trasporto su ferro è più sostenibile dal punto di vista ambientale.
Inoltre la crisi dei costi per l’energia che stiamo vivendo in queste settimane pone nuovamente al centro l’esigenza di investire, sempre di più, nell’utilizzo dei mezzi di trasporto collettivi, a scapito di quelli privati, più costosi e inquinanti. La mobilità inoltre è uno degli elementi su cui si misurano i livelli di disuguaglianze presenti nelle comunità, oltre che la vivibilità dei luoghi, siano essi metropolitani o rurali. Un territorio poco collegato, infatti, è un territorio più povero, perché impedisce ai suoi abitanti di spostarsi per studio, per lavoro o per altri motivi.
In una regione come l’Abruzzo il tema dei trasporti è ancora più dirimente. In primo luogo per una questione orografica: poco meno dei 2/3 del territorio abruzzese è montano (quasi il doppio della media nazionale). Nei comuni di montagna interna vivono oltre 350mila persone (più di un abruzzese su 4). A questi si aggiungono quasi altri 200mila residenti che abitano in comuni di collina interna. Cittadini per cui la questione della possibilità di spostamento per raggiungere i servizi è vitale. (mappe sulle aree interne e sui comuni periferici)
Per avere un riferimento, il dato medio nazionale è attorno al 7% di residenti in comuni periferici e ultraperiferici. Numeri che mettono chiaramente in evidenza come la disponibilità di trasporti efficienti costituisca una questione centrale per l’Abruzzo. Per questo motivo l’opportunità del Pnrr in termini di potenziamento delle infrastrutture e della mobilità assume una valenza strategica per il futuro della regione.
Il Pnrr dà priorità trasversale alla volontà di ridurre i divari territoriali che caratterizzano l’Italia. Non parliamo solo delle differenze tra nord e sud del paese, ma anche tra i centri maggiori e le zone periferiche. In questo senso gli investimenti su infrastrutture e mobilità sono cruciali.
La maggior parte di essi sarà gestito direttamente dal ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili (Mims). Per questo ambito, infatti, il dicastero guidato da Enrico Giovannini gestirà finanziamenti pari a circa 60 miliardi di euro, stanziati attraverso il Pnrr e il fondo complementare collegato ad esso.
Tuttavia, circa due terzi di queste risorse saranno gestite direttamente dal ministero, mentre ammontano a 25,5 miliardi le somme che verranno “territorializzate”, cioè assegnate a regioni, enti locali o altri soggetti attuatori per interventi che ricadono su specifiche aree del paese.
All’interno di questi finanziamenti i fondi assegnati all’Abruzzo rappresentano meno del 2% del totale, pari a circa 460 milioni di euro. Facendo un confronto tra le altre regioni, l’Abruzzo figura nella parte bassa della classifica, tra Friuli Venezia Giulia e Umbria. (grafico)
È doveroso sottolineare che i 460 milioni dedicati all’Abruzzo rappresentano i fondi per tutti gli interventi di competenza del Mims, non solo quelli legati a infrastrutture e mobilità. Tra le voci di spesa di competenza del ministero, infatti, rientrano anche investimenti nell’ambito della rigenerazione urbana – di cui ci siamo già occupati in un precedente approfondimento di Osservatorio Abruzzo – oltre che interventi legati alle risorse idriche.
Tuttavia, i finanziamenti per infrastrutture e mobilità fanno la parte del leone nei fondi del Mims, ammontando complessivamente a 259,1 milioni di euro. La quota più consistente di risorse riguarda il sistema ferroviario, e non potrebbe essere altrimenti, considerando l’impronta ecologica che i decisori hanno voluto imprimere a tutto il piano di ripresa e resilienza. La mobilità su ferro, infatti, rappresenta una tra le modalità di trasporto più sostenibili dal punto di vista ambientale.
Sono tre le voci di spesa che riguarderanno la rete ferroviaria. La parte più significativa (38,8 milioni) riguarda specificamente interventi di ammodernamento e potenziamento dell’infrastruttura. Un’altra (17 milioni) sarà impiegata per il rinnovo dei convogli. Infine, una piccola quota di risorse (5 milioni) è stata assegnata anche al rilancio di alcune tratte storiche di particolare interesse turistico, come la Sulmona – Carpinone, nota come “Transiberiana d’Italia”.
Al comparto ferroviario in senso stretto, occorre aggiungere i fondi inseriti nella voce “zone economiche speciali” (62,9 milioni in tutto), all’interno della quale sono previsti alcuni interventi dedicati alla logistica ferroviaria, relativa al trasporto merci (e non passeggeri). Opere di questo tipo sono programmate, per esempio, nell’area industriale di Saletti e nel porto di Ortona, entrambi in provincia di Chieti. (grafico)
Oltre alle ferrovie, una parte consistente dei fondi del Pnrr saranno investiti per il rinnovo delle flotte di autobus (41,3 milioni), per la mobilità ciclistica (38,4) e per i porti (34,2). Saranno disponibili poi 21,5 milioni di euro per la strategia nazionale per lo sviluppo delle aree interne. In questo caso le risorse non sono destinate solo a infrastrutture e mobilità, ma anche a iniziative socio-economiche. Tuttavia, in base alle informazioni attualmente disponibili, ancora non sono noti i dettagli dei singoli interventi.
Gli interventi che prevedono l’impiego di maggiori risorse sono, come prevedibile, quelli relativi a infrastrutture interregionali. Tuttavia in questi casi non è possibile scindere in modo puntuale l’investimento dedicato alla parte abruzzese dell’infrastruttura. È il caso della messa in sicurezza e del sistema di monitoraggio dinamico delle autostrade A24 e A25, per le quali sarà impiegato 1 miliardo di euro, del “piano stazioni del sud” (700 milioni), che vedrà interessate alcune località abruzzesi, o del potenziamento della ferrovia Roma-Pescara (621 milioni).
Tra gli investimenti previsti per infrastrutture esclusivamente abruzzesi, i maggiori riguardano il rinnovamento e il potenziamento della ferrovia adriatico-sangritana (35,9 milioni di euro), il rinnovo del parco autobus in tutta la regione (28,1) e la ciclovia adriatica (24,5). Inoltre, altre somme rilevanti saranno impegnate sul rafforzamento del trasporto merci, nelle aree già citate di Saletti e Ortona.
Ma qual è la situazione attuale della mobilità ferroviaria nella regione? Analizziamo lo stato dell’arte, tentando di comprendere l’attuale posizione delle aree su cui punta maggiormente il Pnrr.
Abbiamo già approfondito come l’Abruzzo si caratterizzi per una orografia complessa e per l’estensione delle proprie aree interne. Ma questo cosa significa per i cittadini in termini di mobilità, in particolare rispetto a quella ferroviaria?
Partiamo dalle stazioni presenti nella regione, ossia i punti di accesso ai servizi ferroviari. Sono 78 quelle censite sui siti di Rete ferroviaria italiana (Rfi) e Trenitalia. La maggior parte si trova nella provincia dell’Aquila (43). A molta distanza le province di Teramo (13), Pescara (12) e Chieti (10). Rispetto alla superficie territoriale, è Pescara a mostrare la densità maggiore, con 9,75 stazioni ogni 1.000 chilometri quadrati. Seconda L’Aquila (8,52), seguita da Teramo (6,65). Distanziata Chieti, con 3,85 stazioni ogni 1.000 chilometri quadrati. (mappa di tutte le stazioni ferroviarie in Abruzzo)
Rispetto alla tipologia delle stazioni presenti, sono 67 quelle classificate da Rfi come bronze, distribuite in 48 comuni. Parliamo della categoria che comprende le fermate minori con basse frequentazioni, di solito inferiori ai 500 frequentatori medi al giorno. Si tratta di stazioni che offrono solo servizi regionali o locali. Sono 10, dislocate in altrettanti comuni, le stazioni silver, ovvero strutture medio/piccole caratterizzate da un flusso consistente di passeggeri, che può essere anche superiore a 4.000 medi al giorno in alcuni casi.
Infine, Pescara è l’unica città abruzzese in cui è presente una stazione di tipo gold. Impianti caratterizzati per l’alta frequentazione (oltre 10mila frequentatori al giorno) e servizi viaggiatori di qualità elevata per la lunga, media e breve percorrenza.
I dati appena visti offrono un primo quadro della dotazione infrastrutturale ferroviaria dell’Abruzzo. Ma cosa sappiamo sugli effetti concreti – in termini di mobilità quotidiana – dal punto di vista dei cittadini abruzzesi?
Un indicatore utile è dato dalla quota di popolazione che non ha una stazione a diversi chilometri di distanza. In Italia poco meno della metà della popolazione (48,4%) non ha una stazione rilevante in un raggio di 3 km. Da un punto di vista metodologico, si intendono come rilevanti solo le stazioni da cui è possibile raggiungere la capitale del paese, anche attraverso cambi con altri treni (ma non con altri mezzi, quali autobus e taxi). La quota scende a circa un terzo dei residenti (32,6%) se si allarga il raggio a 5 km.
Chieti si attesta al di sopra della media nazionale in entrambi gli indicatori: il 74,1% dei cittadini non ha una stazione entro 3 chilometri e il 52,8% entro 5. Poco sotto Teramo con rispettivamente 48,8% e 33,9%. Nelle province dell’Aquila e di Pescara invece le stazioni risultano più vicine (in termini di chilometri) rispetto alla media italiana.
Osservatorio Abruzzo è un progetto di Fondazione openpolis, Etipublica, Fondazione Hubruzzo, Gran Sasso Science Institute e StartingUp.