L’Aquila. Il turismo invernale è in ginocchio. Come era prevedibile, la seconda ondata della pandemia da coronavirus ha determinato un calo drastico ed estremamente preoccupante degli introiti derivanti dal mancato fatturato. Si rischia che, a pandemia conclusa (anche se non è ancora dato sapere quando ciò accadrà), le Regioni e le autonomie locali che in esse operano nel settore, potrebbero non avere la forza per rialzarsi.
“E’necessario mettere in campo misure immediate e proporzionate per le imprese e per i lavoratori stagionali”, affermano congiuntamente le Regioni, che di fronte all’annunciata ipotesi di un nuovo rinvio dell’apertura degli impianti di risalita, si dicono disponibili da subito nella collaborazione istituzionale per trovare una soluzione condivisa e immediata. Occorre dunque trovare una strategia e delle linee da guida da seguire per salvare ciò che resta della stagione.
Un settore, quello del turismo invernale, che in Italia vede protagoniste migliaia di professionalità e che coinvolge gran parte dei centri e delle attività culturali e commerciali presenti nell’Appennino centrale. Come in Abruzzo e nella provincia dell’Aquila più in generale dove, nonostante le nevicate di questi giorni che in tempi normali avrebbero contribuito a richiamare turisti, residenti con seconde case e sportive, è tutto drammaticamente fermo.