Pescara. Abbiamo chiamato tutti, dall’Urp ai distretti, fino ai reparti ospedalieri. Abbiamo trovato dipendenti spesso gentili e disponibili ma non siamo riusciti ad avere una risposta. Prima di noi ci aveva tentato, invano, la Cgil, anche contattando i vertici della Asl, e in questo caso non c’era stata nemmeno la risposta.
Abbiamo constatato come reperire un’informazione che garantisce il rispetto di un diritto sia praticamente un miraggio nella Asl di Pescara.
A questo punto abbiamo pensato, disperati, che forse il Divino Otelma sarebbe riuscito a indicarci la stanza e l’ufficio che stavamo cercando. In alternativa, avremmo potuto provare con un bastone da rabdomante.
Prima di arrivare però a queste soluzioni, abbiamo ritenuto giusto chiedere aiuto alla stampa, per sollevare il caso dell’indennità a favore dei pazienti tubercolotici nella Asl di Pescara. Si tratta, come detto, del rispetto di un diritto, ecco perché la questione è importante. Parliamo infatti di una previsione legislativa, contenuta nell’articolo 5 comma 2 della Legge 88 del 1987, che concede al paziente tubercolotico e a eventuali familiari ammessi a fruire delle prestazioni antitubercolari, per un periodo di 180 giorni, comprese domeniche e festività, un’indennità giornaliera. Dopo il 180° giorno, questa indennità si riduce e dura fino alla guarigione o alla stabilizzazione.
La Asl dovrebbe erogare questo trattamento quando la malattia non è in fase attiva, mentre in caso contrario è l’Inps a erogare l’indennità.
Tuttavia, nella Asl di Pescara nessuno sembra conoscere l’ufficio competente a cui richiedere il riconoscimento dell’indennità. Non lo conosce l’Urp, non lo conoscono i distretti, non ci è dato sapere se lo conosca almeno la direzione generale.
Eppure, basta spostarsi nella Asl di Chieti per verificare come l’informazione sia rapidamente rintracciabile sul sito internet aziendale. Analogo discorso per le Asl di altre regioni. A Pescara invece no. Ci chiediamo quindi se esista un ufficio preposto, se la stessa Asl sia al corrente della questione. Eppure parliamo di leggi vecchie, il cui rispetto e la cui applicazione dovrebbero essere prassi consolidata.
Speriamo che, sollecitata pubblicamente, questa volta la Asl risponda fornendo una risposta. O, in alternativa, che legga il Divino Otelma e ci indichi lui la soluzione.