Pescara. Anteprima nazionale, il 23 novembre alle 21 al cineteatro Sant’Andrea di Pescara, del documentario “La casa viola”, che racconta la vita delle donne rifugiatesi nell’omonima dimora protetta e segreta abruzzese. Donne che hanno subito violenza maschile, domestica o di genere.
I due autori dell’opera, della durata di 52 minuti, sono Maria Grazia Liguori e Francesco Calandra, entrambi pescaresi e da decenni nel mondo del cinema d’impegno civile e sociale.
Le donne protagoniste del doc hanno trovato la forza di fuggire, di nascondersi e di ricominciare a vivere. Non vengono mai riprese in viso nel film, per rispettarne la privacy: basta il linguaggio delle mani, degli abbracci, delle attese. E la dimora protetta e segreta diventa (fatto mai accaduto prima al cinema) la protagonista, l’io narrante della storia. Le sue pareti, i suoi ambienti quotidiani trasudano tutte le esperienze femminili avvenute al suo interno. Le speranze, le angosce, gli aneliti di riscatto. L’incrollabile solidarietà tra di loro. «Sono una casa. Mi hanno costruito qui all’incrocio di arrivi e partenze.
Hanno riempito le mie stanze di cuori spezzati. Parole mute, urlate, piante e sospirate sono diventate la mia musica. Nessuno sa che esisto, sono un rifugio segreto. Ma il coraggio che pulsa in me ora lo voglio raccontare». È “La casa viola” che parla, una casa-rifugio per donne che hanno subito violenza di genere o domestica.
Accoglie le donne e i bambini (i loro figli) giunti attraverso i centri antiviolenza. Garantisce la segretezza dell’ubicazione per assicurarne la protezione. Vite spezzate, sospese, solidali.
«L’idea del documentario è nata nel 2021, quando siamo venuti in contatto con l’associazione Ananke di Pescara e la sua Casa Viola. L’obiettivo era cercare di capire le cause culturali e sociali alla base della sopportazione della violenza da parte delle donne – spiegano Maria Grazia Liguori e Francesco Calandra -. Ne abbiamo incontrate tante, tantissime, ospiti delle strutture antiviolenza di tre province su quattro del territorio abruzzese. Quelle che hanno accettato di partecipare al progetto sono state 11. L’hanno fatto con l’unico intento di essere utili ad altre donne che si trovano nella loro medesima situazione.
Le loro storie si somigliano un po’ tutte, purtroppo». A colpire di più gli autori del film, è stata la loro consapevolezza. «Chi esce dalla violenza fa un grande lavoro su sé stessa, sullo stereotipo culturale che la società patriarcale le ha messo addosso, sulle sue risorse e sulla propria autonomia. Ma forse quello che ci ha stupito maggiormente è la trasformazione della rabbia in una lucida comprensione. Tutte le donne sottolineano, infatti, che il partner è diventato violento perché non è riuscito a corrispondere al canone maschile che la società gli impone. Per essere considerato un uomo devi essere di successo, potente, prestante, avere un buon lavoro. Un punto di riferimento. Compito arduo, in una società precaria come la nostra». Ecco perché il prossimo progetto di Liguori e Calandra indagherà sul versante maschile.
Insieme ai due autori, interverranno e dialogheranno alla prèmiere nazionale di Pescara Lorenza Fruci, manager culturale ed ex assessora alla crescita culturale di Roma Capitale; Anita Trivelli, ordinaria di Storia del Cinema all’università D’Annunzio di Pescara; il prof. Nicola Mattoscio, presidente della Fondazione PescarAbruzzo; la presidente di Ananke Brunella Capisciotti.
Ingresso libero alla proiezione, fino a esaurimento posti.