Penne. “Quest’oggi ci troviamo dinanzi all’ospedale San Massimo per la seconda conferenza stampa di presentazione del corposo dossier sui Pronto Soccorso provinciali che abbiamo preparato in questi mesi”, informa il vicepresidente del Consiglio regionale, Antonio Blasioli, in una nota condivisa con i circoli Pd di Penne e di Loreto Aprutino.
“Al nostro fianco figurano la segretaria del circolo Pd di Penne, Margherita D’Agostino, e la segretaria del circolo di Loreto Aprutino, Antonella Di Martile. Ricorderete come già nella nostra prima uscita, – rimarca – lo scorso 5 febbraio presso il nosocomio di Pescara, avevamo posto l’accento sul considerevole aumento del numero di accessi al Pronto Soccorso del San Massimo. Nel 2024 se ne sono registrati ben 15.000, un dato largamente superiore rispetto alle annualità precedenti che ha rappresentato con ogni evidenza un aiuto alla precaria situazione del Pronto soccorso di Pescara, dove i pazienti stazionano in area boarding anche per 13 giorni. Disagi che hanno determinato invece una flessione del dato relativo all’afflusso, visto che gli accessi sono scesi da 104.000 a circa 70.000”. “La conferenza del 5 febbraio è stata anche l’occasione per precisare come il Pronto Soccorso di Penne avrebbe potenzialità financo maggiori – prosegue Blasioli -.
In un recente accesso agli atti ho chiesto alla direzione della Asl di Pescara quanti fossero i medici necessari per il Pronto Soccorso di Penne, e mi è stato risposto che si va da un minimo di 6 ad un massimo di 14 medici. Ebbene, al momento il Pronto Soccorso di Penne si regge solo su 3 dirigenti medici a tempo indeterminato e 3 già in quiescenza e riassunti con contratto di collaborazione, professionisti che personalmente ringrazio per il prezioso supporto offerto alla sanità provinciale, ma che, data l’età avanzata, si tratta di medici settantenni, faticano a recuperare dopo i turni stressanti di un Pronto soccorso che lavora a ritmi elevati e solo uno oltretutto copre i turni di notte. È evidente dunque – sottolinea il vicepresidente – che il reparto sia sotto organico e la situazione ormai insostenibile. Infatti, come anticipato, il numero minimo di medici indicato dalla Asl è pari a 6, e in questo caso, oltre ai 3 pensionati – che con ogni evidenza non possono rientrare nei 6 indispensabili – ci sono solo 3 strutturati, con il risultato che questi ultimi sono chiamati a coprire almeno 3 turni di notte in più al mese rispetto a quanto consentito dal contratto collettivo sanità. Non bastasse questo, sono anche tenuti a coprire turni di routine al Pronto Soccorso di Popoli”. “Insomma, il personale del pronto Soccorso di Penne è sempre più allo stremo. E a Popoli la situazione è addirittura peggiore, ma di questo parleremo in un’altra occasione. I problemi del Pronto Soccorso del San Massimo sono inoltre aggravati dalla mancanza di posti letto. L’unità dispone infatti di spazi ridotti, al punto da non contemplare più di 3 pazienti in attesa. Per questo il Pronto Soccorso si appoggia spesso sui 24 posti del reparto Medicina, purché siano liberi, – continua – e sui 4 letti aggiuntivi destinati a Chirurgia e Ortopedia.
Nel periodo Covid, come denunciammo all’epoca, sono stati smantellati i 19 posti letto di Geriatria che avrebbero fatto comodo sia al Pronto Soccorso che a Medicina, i cui medici sono costretti a fare avanti e indietro tra un padiglione e l’altro, cioè tra il reparto e gli ulteriori 4 posti letto situati nel vecchio padiglione presso il reparto di Chirurgia e ortopedia, per controllare i pazienti che quindi non sono sempre sorvegliati. Con la Legge regionale n. 60 del 28 dicembre 2023 di riorganizzazione della rete ospedaliera, l’Ospedale San Massimo di Penne ha ottenuto il riconoscimento di Ospedale di base sede di Pronto soccorso. Viene naturale chiedersi a questo punto: di quale Pronto Soccorso stiamo parlando? Evidentemente di un Pronto soccorso che si affida solo alla professionalità, alla dedizione e alla buona volontà dei pochissimi medici rimasti, e che viene del tutto trascurato dal Presidente Marsilio e dal centrodestra. Infatti, dopo 14 mesi dall’approvazione della rete ospedaliera nulla è stato fatto per aumentare il personale, il cui numero è anzi sceso sotto il minimo legale. In sostanza, è cambiata sulla carta la denominazione tecnica del presidio ospedaliero ma quella a cui assistiamo è una lenta spoliazione della sanità vestina. Un altro esempio. La rete ha previsto 45 posti letto di lungodegenza a Penne (cod. 60) destinati al ricovero dei pazienti che hanno superato la fase acuta, si trovano in via di dimissione ma hanno bisogno tuttavia di qualche altro giorno di degenza per completare le cure, prevedendo un ricambio nei reparti di Medicina per liberare posti letto per la degenza per acuti. Ad ogni modo, questi 45 posti letto non sono stati mai attivati. Non solo, ben 20 di questi se li è presi Pescara con la deliberazione n. 1027 del 18 giugno 2024, che ha creato anche la UOSD specifica senza che nessuno dell’area vestina, Sindaco compreso, abbia detto una sola parola su questa spoliazione. Ad oggi, in tutto l’ospedale di Penne, rispetto agli 85 stabiliti su carta, i posti letto sono solo 38. E prima della Rete ospedaliera voluta dal centrodestra ammontavano a 77.
La comparazione dei numeri è terrificante, ancor più emergenziale è la gestione di questi posti letto, dato che spesso i pazienti sono ricoverati in un reparto diverso da quello che li ha presi in carico e sono dunque sprovvisti di vigilanza continua. In Medicina ad esempio ci sono stanze con 5 ricoverati, mentre altri 4 pazienti vengono ricoverati fuori dal reparto, parcheggiati in chirurgia e ortopedia. Ciò significa, ripetiamo, che il medico che copre il turno pomeridiano o notturno nel reparto di medicina può arrivare ad avere il controllo di 35 ricoverati dislocati su due padiglioni diversi: medicina nel nuovo padiglione e ortopedia e chirurgia al quarto piano del vecchio blocco. Un “reparto diffuso” che non può riuscire, malgrado l’abnegazione del personale, a garantire un’assistenza efficiente. Altro problema riguarda la radiologia, in quanto a Penne non lavorano più radiologi incardinati nel presidio ospedaliero. Arrivano da Pescara, per una turnazione, assicurando la presenza solo dal lunedì al sabato e solo fino alle 14, con il risultato che la domenica e nel pomeriggio gli esami radiologici non possono essere eseguiti, se non chiamando i tecnici di radiologia reperibili, i quali però, una volta eseguite le lastre le trasmettono al medico radiologo che sta in Pronto Soccorso a Pescara per la telerefertazione.
Questa situazione rallenta il pronto Soccorso di Penne e il tempo di intervento sul paziente, così come rallenta il radiologo del Pronto Soccorso di Pescara che oltre ai casi di Pescara, non pochi, deve refertare anche quelli di Penne. Ma c’è di più, perché se dopo le 14 necessaria la TAC con mezzo di contrasto il tecnico senza medico non può più intervenire e il meccanismo s’inceppa definitivamente, con tempi e costi esorbitanti. Occorre infatti trasportare il paziente a Pescara con ambulanza – sia l’autista che l’infermiere vengono chiamati entrambi tra quelli in reperibilità, per non sguarnire il personale di servizio – e una volta giunti al Pronto Soccorso del Santo Spirito occorre attendere a lungo per eseguire l’esame e poi ottenere il referto. Solo a quel punto il paziente viene riportato a Penne: un viaggio della speranza estenuante e dispendioso. Alla luce di quanto esposto, come si può parlare di ospedale di base in assenza di consulenze mediche a supporto delle diagnosi cliniche? Come si può avere un pronto Soccorso senza radiologi per i due terzi della giornata? Continueremo la nostra attività dinanzi ai Pronto Soccorso della Provincia e contiamo di tornare presto anche qui a Penne, – conclude Blasioli – con la speranza che alle nostre denunce seguano azioni concrete, così da scongiurare l’eventualità che questo ospedale debba chiudere a causa del disinteresse di Marsilio e del centrodestra. Per avere risposte abbiamo presentato una specifica interpellanza che mette nero su bianco i dati carenti oggi evidenziati e che reclama tempi certi per il ripristino di una situazione di legalità e di sicurezza sanitaria e lavorativa”.