Pescara. “Posso dire che quando ho ricevuto questo invito pensavo fosse solo per assistere alla cerimonia dell’anno accademico e invece quando ho saputo di essere stato scelto dall’Università per ricevere onorificenza mi sono sentito anche un po’ in imbarazzo.
Sono l’unico esponente del Governo a non avere un titolo accademico e ricevere la Minerva per me rappresenta un grande onore.
Ricevo qualcosa che appartiene al popolo albanese anche perché noi verso l’Italia abbiamo una grande riconoscenza”. Così il primo ministro d’Albania Edi Rama al suo arrivo all’aeroporto di Pescara, prima di recarsi a Chieti per ricevere la Minerva dell’Università “Gabriele D’Annunzio” nel corso della cerimonia di inaugurazione del nuovo anno accademico”.
“In questo momento bisogna lavorare per la pace. È uno sforzo enorme che stanno facendo sia quelli che mandano armi in Ucraina sia quelli che sono contro l’invio delle armi”.
Così questa mattina al suo arrivo all’aeroporto d’Abruzzo il primo ministro albanese Edi Rama, parlando
della guerra in Ucraina, a margine della sua visita per ricevere la Minerva dall’Università Gabriele D’Annunzio
di Chieti-Pescara. “Tutti vogliono la pace, ma non è facile perché parliamo di una situazione particolare con
un’aggressione militare in Europa per mettere in discussione in modo brutale la sovranità e l’integrità territoriale
di un Paese europeo. Sicuramente sarebbe ideale avere la pace senza le armi, ma sinceramente non vedo come.
Porgere l’altra guancia è una buona idea, ma non quando si tratta di una invasione”.
“Bisogna cercare la pace, ma è molto più facile dirlo che farlo. Bisogna lavorare ogni giorno per un possibile spiraglio per dei negoziati, mentre si fa la guerra”.
“Se l’Ucraina non fosse in grado di dire la sua, allora sarebbe finita oggi e non sarebbe pace e ci sarebbe l’inaccettabile occupazione di un Paese europeo. Ma bisogna tentare di arrivare alla pace. Bisogna resistere per imporre alla fine una soluzione negoziale. Paura per l’Albania? Non direi. Noi siamo membri della Nato, ma la nostra regione, parlo di quella balcanica è vulnerabile perché ci sono sei Paesi del Balcani occidentali dove tre sono membri della Nato, Albania, Nord Macedonia e Montenegro, uno è chiaramente dalla parte della Nato, il
Kosovo che ospita una base Nato, e poi Serbia e Bosnia Erzegovina dove c’è una repubblica dove l’influenza
russa è forte e dove c’è risentimento verso la Nato. Questa è una vulnerabilità e bisogna lavorare per tenere la
Serbia dalla nostra parte. Sta funzionando fino ad ora e sono fiducioso che funzionerà”, ha concluso.