Atri. E’ la notte tra l’11 e il 12 aprile 1997. Un incendio devastante esplode nella Cappella della Sindone. Il Sacro telo è in una teca blindata a causa dei lavori di restauro, ma la colonna di fuoco, alta 25 metri, è una grande minaccia per la reliquia. A metterla in salvo fu Mario Trematore, un vigile del fuoco.
Mario Trematore sarà ad Atri, sabato alle 16.30. In sala consiliare, in occasione del disvelamento del busto di Giuseppe Verdecchia. Trematore non era in servizio quella notte di venticinque anni fa, ma quando la moglie vide le fiamme levarsi in cielo, lui chiamò in caserma e gli dissero che era scoppiato un rogo tra Palazzo Reale e il Duomo. «Ricordo di essermi riversato per strada per correre in cattedrale, dove trovai i miei colleghi che cercavano di spegnere l’incendio dentro la cappella del Guarini che sovrasta il sacro tempio.
Anch’io, all’inizio, avevo pensato soprattutto a come preservare quel capolavoro d’arte barocca. Ma il tempo era tiranno e dissi ai colleghi: “Se non facciamo qualcosa, saremo ricordati come quelli che hanno fatto perdere al mondo la Sindone”.
Il pericolo che ci capitasse qualcosa era enorme. I marmi si sbriciolavano e cadevano a pezzi sul pavimento. Il Sacro Telo – ha proseguito Mario Trematore – era minacciato dal possibile crollo della cupola della cappella. Nel
momento in cui stavo per uscire dalla cattedrale con la teca, ho sentito il pianto di un neonato.
Mi sono interrogato per anni sul significato di quel gemito. Poi ho capito il senso leggendo sant’Agostino, che parla delle lacrime di Gesù. Recandosi alla tomba di Lazzaro, Cristo piange: è triste.
Poi, come sappiamo, con l’avvicinarsi del compimento del suo destino, Cristo ha paura e chiede al Padre perché è stato abbandonato. Ho collegato quel pianto che ho sentito a questo, visto che la Sindone è il segno concreto di quella sofferenza, quella che Gesù ha provato per noi»