L’Aquila. Relazioni funzionali esistono fra persone ma sopratutto tra numeri. Se dovessimo pensare ad un elenco di variabili direttamente proporzionali dell’anno 2020, sicuramente età media della popolazione locale, povertà e marginalità sociale ne sarebbero le capoliste. La Cigl scrive la sua triste apologia di fine anno, in cui la sofferenza dei cittadini diventa protagonista attraverso storie di lavoro precario o addirittura di non lavoro e guardando i danni della lunga crisi economica che ci ha colpiti e che ci colpirà ancora per molto tempo.
Nella lettera “il dato che sembra più preoccupante è che la Pensione di Cittadinanza per la Provincia dell’Aquila ha un indicatore di rilevanza nella variazione percentuale maggio- settembre 2020 di due punti sopra la media regionale, con un incremento che si attesta al 13%”, traduzione di una forte crescita di povertà fra i deboli, in seguito ad un progressivo spopolamento delle zone interne della regione. Inoltre “Il 4,89% della popolazione provinciale vive grazie al sostegno del Reddito di Cittadinanza con un incremento in quattro mesi, maggio-settembre 2020, dello 0,66% che, in termini assoluti, rappresenta quasi 2000 persone in più”.
Ma le preoccupazioni riguardano sopratutto la fascia di popolazione più giovane, costretta a ricorrere al reddito di cittadinanza per compensare la mancanza di un’attività lavorativa o al trasferimento verso un Paese estero alla ricerca di una realizzazione e di un’identità strappata. “I dati in nostro possesso evidenziano che da Gennaio 2019 ad Agosto 2020, la Provincia dell’Aquila ha perso 3653 residenti , su cui hanno inciso negativamente sia il saldo naturale che il saldo migratorio”. Giovani laureati e tecnici specializzati alla conquista di un posto nel mondo, minati nelle aspettative, nei desideri e costretti a confrontarsi con condizioni umilianti ma che permettono di far fronte ai bisogni, rinunciando al proprio essere.
Il sindacato prosegue con un altro fondamentale aspetto. “I dati sulla cassa integrazione guadagni che vedono nel 2020 un aumento di ore pari al 2024% in valore assoluto rispetto allo stesso periodo del 2019 (gennaio-agosto) indicano che siamo in un fase di grande complessità e che lo sbocco dei licenziamenti potrebbe determinare un disastro economico e sociale, di cui già si colgono i primi segni. C’è una grande sofferenza nel mondo dei servizi e del terziario, come nelle aziende di produzione, mentre sta crescendo vistosamente il numero di chi non studia e non lavora e quindi non figura neanche fra i disoccupati perché ha rinunciato da tempo alla ricerca di un posto di lavoro”.
Fantasmi della società come fantasmi della propria coscienza. L’Italia del post-Covid deve ripartire credendo nel valore delle persone e “tornando presto nelle piazze a discutere, manifestare e lottare per un cambiamento radicale della società”.