Chieti. “Un museo è un luogo dove si dovrebbe perdere la testa” affermava l’archistar Renzo Piano tra i suoi saggi aforismi. Ma a quanto pare in Abruzzo, nello specifico nel Museo La Civitella di Chieti, l’unica cosa che si perde dissolvendosi tra le opere è il suo personale. Proprio in merito a ciò, la direttrice del museo archeologico nazionale La Civitella Adele Campanelli scrive sui social come il polo archeologico teatino non vedrà la sua riapertura, proprio per le mancanza di risorse umane impiegate al suo interno. La direttrice afferma come “Le scarse unità vengono concentrate sul museo di Villa Frigerj da sempre antagonista del nuovo istituto” sottolineando come “Vecchie ruggini personalistiche hanno preso il sopravvento sulla struttura più debole orfana di una qualsivoglia direzione”.
Emblema dell’antica Teate, da circa vent’anni il museo archeologico nazionale La Civitella racconta la città abruzzese tra iniziative ed esposizioni, che ad oggi vengono messe a tacere mentre molti altri istituti culturali proseguono la loro attività. “La città si è riversata in più occasioni nelle sue sale e nel parco attratta da una programmazione varia e di alto profilo. Molti giovani professionisti si sono formati nelle varie occasioni: archeologi, architetti, storici, restauratori, artisti, fotografi, musicisti, attori, ballerini, sportivi, organizzatori di eventi etc”, afferma la direttrice, “Ora in questa città non c’è più posto per quel sogno, e i giovani non avranno occasione di visitare quelle sale per conoscere il proprio passato.”
Non hanno tardato ad arrivare le reazioni degli attivisti del Mi Riconosci, che da molto tempo lamentano grave carenza del personale impiegato nei luoghi di cultura statali e privati.“Sono passate solo poche settimane da quando abbiamo denunciato l’imminente chiusura della Biblioteca Nazionale di Lucca istituzione centenaria che vanta un patrimonio inestimabile”, dichiara l’educatrice museale e attivista di Mi Riconosci Daniela Pietrangelo. Successivamente l’attivista evidenzia come “Lunghissima è la lista dei luoghi culturali a rischio per questo stesso motivo. E a peggiorare le cose, spesso, come nel citato caso lucchese, per sventare le chiusure si ricorre all’uso di volontari o a personale esternalizzato”.
Una richiesta all’unisono quella degli attivisti al Mibact per un “intervento responsabile”, un aiuto capace di dare un segnale concreto per restituire alla cittadinanza il suo presente, attraverso un passato archeologico tinto di incomparabile poesia.