Atessa. L’Abruzzo continua a stupire con le sue storie e le sue tradizioni. Ma tra esse, quella della costola del drago, è sicuramente la più affascinante. Siamo ad Atessa, in provincia di Chieti, un bellissimo borgo custode di un antico mistero. Nel Duomo di San Leucio è gelosamente conservata la costola di un drago intorno alla quale ruota una leggenda tra il sacro ed il profano.
In principio, si narra, vi fossero due villaggi, Ate e Tixa, separati da una valle abitata da un pericolosissimo drago. L’animale si nutriva di pecore e capre, ma improvvisamente cominciò a divorare un abitante del posto al giorno. Provvidenziale fu l’intervento di San Leucio che, raggiunta la tana del drago, lo nutrì per tre giorni, lo incatenò e poi lo uccise. Il santo ne conservò, come testimonianza, il sangue e una costola . Il drago, narra ancora la leggenda, fu ritrovato senza vita davanti alla chiesa dei monaci Basiliani. Solo dopo la sua morte i due villaggi poterono unirsi in una sola città, Atessa, la cui cattedrale pare sia sorta proprio in corrispondenza del luogo in cui il terribile drago dimorava.
Alcuni studiosi cercarono, però, di dare un’interpretazione meno fiabesca, ipotizzando che tali resti appartenessero ad un elefante o ad un cetaceo. Ma che sia di un drago, di un elefante o di un cetaceo, la costola, lunga ben due metri, è custodita nella sagrestia del duomo all’interno di una teca in vetro, circondata da un’inferriata e da un grande alone di mistero.
Tuttavia è recente la scoperta, proprio in Abruzzo, di alcune orme appartenenti al dinosauro più grande d’Italia. I risultati di questo ritrovamento sono stati pubblicati sulla rivista Cretaceous Research (Elsevier). “Le tracce”, afferma Fabio Speranza ricercatore INGV, “sono osservabili su una superficie calcarea, quasi verticale, situata a oltre 1900 m di quota sul Monte Cagno. La superficie a orme e’ raggiungibile (solo in assenza di neve, quindi essenzialmente nei mesi estivi e autunnali) dopo una escursione di circa due ore, partendo dal paese di Rocca di Cambio in Provincia de L’Aquila. Tra queste e’ stata rinvenuta anche una traccia di ben 135 cm di lunghezza che costituisce la testimonianza del piu’ grande dinosauro bipede che sia mai stato documentato in Italia fino a oggi”.
Chissà se alla luce di questa nuova scoperta la costola potrebbe essere attribuita ad un dinosauro? @fededimarzio84