Il “cambio della quindicina” era un modo di dire molto in uso tra gli anziani abruzzesi che usavano frequentare le case d’appuntamento. L’evento, in sostanza, consisteva nel far ruotare le ragazze della casa di appuntamenti ogni quindici giorni. L’usanza nasceva con scopi ben precisi: anzitutto rinnovare periodicamente l’ambiente, quindi evitare l’assuefazione di alcuni clienti verso certe donne, ma anche per solleticare il desiderio o la nostalgia dei clienti per qualche ragazza assente ed attenderne, magari, il ritorno. In effetti il “cambio della quindicina” per tutta la fauna dei frequentatori abituali di bordelli costituiva un avvenimento che incuriosiva e allo stesso tempo eccitava. Era un modo per fare nuove conoscenze e per imparare giochi diversi tipici di ogni operatrice del sesso, ma l’evento non era atteso solo dai clienti, ma anche dalla matrona, sempre bramosa di offrire merce nuova ai suoi clienti più affezionati.
Quando tra i nostri nonni, quindi, correva la voce che avevano “cambiato la quindicina” stava a significare che nel bordello del paese avevano cambiato le ragazze. Nell’uso popolare, però, veniva molto usato anche con un’altra accezione, ovvero che era cambiato tutto, ma in realtà non era cambiato nulla. Alla luce del risultato del referendum e della fiducia votata al nuovo governo Gentiloni, possiamo ben capire quanto ancora abbiamo da imparare dai nostri nonni e da quegli usi e costumi abruzzesi tutt’altro che superati.
“Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di provincie, ma bordello!”
Dante Alighieri (Divina Commedia – Purgatorio – Canto VI)