Chieti. “Vederli oggi sembrano quasi un icona di un passato che non esiste più, da tempo. I trabocchi sono parte della nostra storia, della storia del litorale adriatico. Sono strutture che hanno impressionato l’immaginario di scrittori e rappresentato fatica e sudore di intere generazioni andando ad assicurare sostentamento alimentare ittico anche in periodi neri e bui (vedi durante esondazioni e peste). Li avrete sicuramente visti, più o meno distrattamente, durante viaggi o vacanze sull’Adriatico, o a popolare trasmissioni televisive celebrative dell’arcano ed antico mondo marinaro. I trabucchi sono delle piattaforme lignee, poste nel mare a poca distanza dalla riva, sormontate da più o meno attrezzati casotti, utilizzate per la pesca con una rete a bilancia, protesa e sospesa in acqua da lunghi bracci di legno, detti pennoni. La rete viene periodicamente issata da carrucole dopo essere stata immersa, per un tempo di circa 30 minuti, in un fondale non troppo profondo né agitato da indesiderate correnti. Trattasi di una pesca d’attesa , mirata a specie ittiche che, periodicamente, si avvicinano alla costa. Il pesce di passaggio viene intrappolato dall’improvviso innalzamento della rete dal fondale, per opera di un argano azionato meccanicamente (o anticamente a mano) dai pescatori nel capanno. La rete risulta essere quadrangolare o rettangolare, con maglie che dalla periferia verso il centro diminuiscono di larghezza, per finire in un sacco di raccolta centrale , svuotato periodicamente, del frutto ittico strappato all’avaro dio Nettuno. Non si sa chi ha inventato, nell’antichità, questa tecnica di pesca, forse i Fenici, ma, di certo, già nel 1600, era diffusa nella zona pugliese – garganica e molisana ma soprattutto sulla costa abruzzese, dove la diffusione di queste strane strutture protese nel mare e legate alla terra da una lunga passerella di legno a mò di cordone ombelicale, fu talmente alta da andare a tipizzate l’aspetto del litorale, ovvero lo skyline di un lunghissimo tratto di lungomare, che da allora prese nome di costa dei Trabocchi. Geograficamente la costa dei trabucchi è un pezzo d’Italia, in provincia di Chieti, bellissimo, dal fascino paesaggistico intrigante, condizionato da usi e costumi molto antichi, forgiati da una vita dura fatta di lavoro e fatica. Ricomprende circa 60 km di costa abruzzese nei territori delle città di Francavilla al Mare, Ortona, San Vito Chetino, Rocca San Giovanni , Fossacesia, Torino di Sangro, Casalbordino, Vasto, San Salvo. Un viaggio in queste terre, col pretesto di andare alla scoperta di quel che resta odiernamente dei trabucchi, più che un esplorazione di terra o di un tratto di mare, potrebbe rilevarsi, per un curioso viaggiatore, un viaggio dell’anima. Afferire di fatto in questa zona fuori dalla confusione estiva vi permetterà di godere, da uno qualsiasi dei trabucchi, di tramonti straordinari nel quieto scialacquio delle onde, oppure di albe mozzafiato in compagnia della fresca brezza mattutina, che accompagna un profumo di mare ineguagliabile. C’è comunque spazio per la delusione nello scoprire che un pezzo di storia d’Italia, che i trabucchi, ormai, sono pochissimi, e quasi sempre inaccessibili perché trasformati in tipici ristoranti o dati in gestione a cooperative di salvaguardia. Al netto è difficilissimo accedervi in autonomia, e non ti resta che guardali da fuori, dalla spiaggia o puntare sulla disponibilità di qualche vecchio pescatore o qualche amabile ristoratore affinché si possa afferire alla piattaforma di lavoro e godere delle stesse sensazioni che per secoli tali lignee strutture hanno regalato agli autoctoni marinai. Qualcuno di essi , malgrado l’età è ancora in attività e da essi è possibile farsi raccontare , a viva voce, la storia tramandata per secoli della nascita dei trabocchi. Una fonte ecclesiastica, legata alla storia del futuro Papa Celestino V, vorrebbe la presenza di trabucchi sul litorale di Fossacesia già nel 1200. Con maggiore attendibilità sappiamo che nel 1600 due famiglie, non italiane, i Veri provenienti dai territori del Re Sole e gli Annecchini arrivati dalla fredda Germania, iniziarono a costruire nel territorio della Marina di San Vito e Rocca san Giovanni delle passerelle che si addentravano nel mare e dalle quali catturavano specie ittiche di passaggio, con le fiocine. Tutto cambiò con l’arrivo della ferrovia nel 1862 : improvvisamente furono disponibili legni solidi come quelli di acacia dei travertini e lunghi pezzi d’acciaio. L’ingegno umano fece il resto nell’assemblamento di un sistema di pesca con la bilancia che potesse proteggere dalle intemperie i pescatori, insidiando il pesce di fondale in mangianza nelle basse acque del litorale. I trabucchi attualmente visibili ed operativi nel tratto di costa chietina ricompreso tra il territorio di San Vito Chetino a nord, e Vasto a sud, non sono tantissimi ma hanno tutti una storia salata e, di volta in volta, diversa, da raccontare. Li segnaliamo iniziando da Vasto e ripercorrendo il litorale, risalendo verso nord, sino a San Vito Chietino.
Trabocco Congarelle strada statale 16 Vasto Marina (CH) Telefono: 3408629815
www.traboccocungarelle.it [email protected]
E’ questo il primo trabocco che si incontra volendo iniziare un ipotetico itinerario di scoperta dalla zona più meridionale della costa dei trabocchi, a salire. E’ una struttura dalla storia antica dato che fu costruito nei anni 40, per poi essere più volte distrutto e ricostruito. Recentemente, riassemblato nel 2006 per la pesca, ospita, dal 2012, un ristorante che grazie ad una gestone attenta e qualificata si è da subito segnalato per la qualità dell’offerta culinaria. Certamente però la fortuna di questa struttura la si deve alla sua posizione, situato com’è in un posto bellissimo, in un incantevole caletta, alla periferia di Vasto Marina, sulla statale 16 che conduce verso Casalbordino e Torino di Sangro, tanto che è stato citato tra i 12 ristoranti a mare più belli d’Italia. Fotograficamente è un soggetto imperdibile, specie nelle cupe giornate di pioggia quando il cielo tempestoso e i fulmini che scaricano in mare, configurano uno sfondo fantastico per una palafitta lignea di notevole fascino estetico.
Trabocco Punta le Morge. Torino di Sangro località Le Morge email : [email protected] 342.5798604
Questo è l’unico trabocco presente nel territorio di Torino di Sangro ed è sito in un posto bellissimo e defilato, da poco eletto, per la riservatezza e la tranquillità presenti, a spiaggia naturista. L’etimologia del nome Morge è controversa e potrebbe derivare dal latino murex (murena) o, in considerazione della granulometria della spiaggia prevalentemente a ciottoli frammisti e a sassi di grosse dimensioni, da una dizione dialettale di sasso o roccia. Fu costruito negli anni 20 da D’Orazio Ginesio che lo vendette nel 48 ad Antonio Ferrante. Mai acquisto fu tanto infelice : il traboccante difatti assistette alla morte del figlio, nel 51, lanciatosi in acqua da un pennone del suo trabocco. Da allora la struttura fu abbondonata per poi essere ricostruito nel 2011, grazie a fondi statali e su proposta del Sindaco Iezzi. Questo è uno dei pochi trabocchi che non ha perso la sua funzione di macchina da pesca e non è stato trasformato in un ristorante; attualmente è in gestione ad un Associazione Culturale Ricreativa (Lu Travocche) ed è possibile non solo visitarlo, ma anche espletare corsi per apprendere l’arte di questa tipica pesca e, divenuti soci, addirittura pescare, in autonomia, negli orari stabiliti. E’ un soggetto fotografico irresistibile dato che può divenite attore principale di tramonti mozzafiato ed albe indimenticabili, incastonato com’è in una spiaggia selvaggia dall’ acciottolato granitico e candido, ricca di enormi scogli che protrudono dall’acqua.
Trabocco di Punta Rocciosa S. 16 Adriatica Fossacesia Marina (CH) Informazioni e prenotazioni Tiziana Arrizza (+39) 339 2174435 [email protected] www.facebook.com/TraboccoPuntaRocciosa E’ un incanto per gli occhi : splendido nella nebbia della prima brezza del mattino, quando la sua sagoma sottoesposta sembra emergere pian piano dall’acqua, bellissimo a mezzogiorno, quando il sole allo Zenith lo inonda di una luce quasi irreale, intrigante e romantico al tramonto, quando a le sue luci artificiali si specchiano nell’acqua e contrastano l’ora blu di un giorno ormai morente. Persa la sua iniziale funzione di macchina da pesca, odiernamente è un incantevole e tipico ristorante di ottimo livello, gestito da personale competente e di estrema gentilezza, dove oltre all’offerta di prelibate cozze allo zafferano e brodetto di pesce permane un rispetto elevatissimo per una palafitta centenaria con una storia ed un immagine da tutelare prioritariamente. Personalmente ci sono approdato un tardo pomeriggio di fine Luglio e mentre ne fotografavo, dalla ciottolosa spiaggia antistante, i riflessi nel mare dei suoi pennoni, sono rimasto incantato dall’ eterea tranquillità di un posto senza tempo e dalla squisita disponibilità ed ospitalità di Raul Frittella, che mi ha permesso di visitare la piattaforma della palafitta, ormai trasformata in un accogliente e rustico ambiente per il soddisfacimento di luculliani desideri palatali. Ne consiglio una visita senza nessun indugio, certo di un esperienza gastronomica aderente alle tipicità territoriali.
Trabocco Pesce Palombo a Fossacesia (tel.333.3055300) [email protected] http://www.traboccopescepalombo.it in Contrada La Penna in località Fuggitelle, è una palafitta legata indissolubilmente alla antica famiglia dei Veri, e di proprietà, attualmente, di Bruno Veri. Trattasi di una struttura adibita odiernamente alla ristorazione, forse tra le più belle e meglio conservate. E’ aperta al pubblico solo nel periodo estivo, ma questo nulla toglie al suo particolare fascino derivato dalla imponenza strutturale ed alla lunga passerella che connette la piattaforma alla terra ferma.
Trabocco Punta Cavalluccio Contrada Piane Favaro 267, 66020 Rocca San Giovanni (CH) Tommaso Verì: +39 338 5980985, Giuseppina Paolucci: +39 333 3010800 [email protected], traboccopuntacavalluccio.it . E’ stato per anni il posto di lavoro di uno dei più famosi traboccanti chietini, Masino Veri, deceduto a 91 anni non molto tempo addietro; dal 2004, il trabocco, è stato trasformato in un ristorante che viene rifornito di pesce freschissimo da Orlandino Veri, figlio di Masino e gestito da Tommaso Veri e da sua moglie Pina.
Trabocco Punta Isolata Contrada Vallevò Rocca San Giovanni (Chieti) Telefono: +39 – 3395811338 E-Mail: [email protected] E’ stato costruito nel 1980 da Mauro D’Antonio con l’aiuto di Tonino Veri, memoria storica della cultura marinaresca dei traboccanti
Trabocco Sasso della Cajana (Gabbiano nel dialetto locale) Contrada Vallevò, 64,Vallevò CH di Marino Veri 347 913 5043
Trabocco Punta Tufano Rocca San Giovanni (Chieti) di Rinaldo Veri tel. 333 4436831 [email protected]
Trabocco Punta Torre (Rocca San Giovanni) E’ uno dei trabocchi più belli di tutta la costa, ospitato in una meravigliosa spiaggetta ciottolosa a ridosso di un canneto. Difficile da raggiungere e da trovare, l’isolamento ne ha preservato un fascino incantato.
Trabocco Caravaggio Valle Grotte SS Adriatica 16 – km 482.5 (Località Fosso Canale) n. 1 San Vito Chietino traboccovallegrotte.it Situato alla destra della foce del torrente Canale Forse è certamente il più antico dei trabocchi, essendo stato costruito dalla famiglia Veri nel lontano 1777. Nel 2000 è stato ristrutturato dalla famiglia Caravaggio che attualmente né proprietaria e lo ha trasformato in un ricercato ed apprezzato Ristorante di mare.
Trabocco Lupone San Vito Chetino. Non lontano dal trabocco Caravaggio, (tanto che lo si vede dalla piattaforma volgendo lo sguardo a sx), alla fine di una piccola via sterrata ed in posizione assai defilata , vi è il trabocco Lupone, dal nome di uno dei vecchi proprietari. Costruito da Bernardo e Antonio Veri a metà dell’800, ha anch’esso dovuto sottostare alle angherie del dio Nettuno e per questo è stato dal mare più volte distrutto e dagli autoctoni (Veri ed Annecchini) più volte ricostruito. Dal 2000 è di proprietà di Franco Cicchetti “Franghine” che ne ha curato la ristrutturazione. Reso famoso da diversi video postati su You Tube, più volte ha tratto l’attenzione dei media che ne hanno seguito nel tempo la rinascita.
Trabocco Gnagnarella sotto il colle del Guardiano Punta dell’acqua viva località San Vito Chietino
Trabocco Turchino località Portelle Promontorio Capo Turchino San Vito Chietino. E’ stato spettro simbolico e vate ispiratore di una delle famose opere di Gabriele Dannunzio che ne ha fatto soggetto lirico nella sua opera trionfo della morte (..macchina che pareva vivere d’armonia propria..). Anch’esso più volte distrutto e ricostruito ultimissimamente è stato riassemblato su un ambizioso progetto di rivalutazione paesaggistica, affidato all’architetto Anna Calacioppo, con fondi regionali. Attualmente è in gestione all’amministrazione comunale che ne ha fatto parte integrante di percorsi turistici, culturali e didattici. Ha mantenuto la struttura di base, con una lunghissima passerella che si approfonda lungamente nel mare ed una ampia piattaforma di lavoro, ma ha perso quel fascino antico e grezzo che ha stregato il nostro poeta più eminente, in preda ad aracnidi reminiscenze nelle braccia di Morfeo. San Vito Chetino è una ridente località di mare, posizionata su di un colle, da cui è possibile ammirare dall’alto il trabucco Turchino. Definita città delle Ginestre, San Vito ha nel Belvedere Guglielmo Marconi il punto panoramico di più grande interesse.
Trabocco Punta Fornace San Vito Marina Spiaggia Rocco Mancini. Di proprietà di Antonio Veri è stato adibito a piccolo Ristorante di mare, dopo una attenta ristrutturazione. La presenza di un antica fornace, oggi in disuso, proprio alle spalle della sassosa spiaggia, ha dato il nome alla struttura
Trabocco Vento di scirocco lungomare di Gualdo 66038 Marina di San Vito tel 334 7415856 Trattasi di una struttura lignea posizionata quasi alla fine di un lungo frangiflutti che dal lungomare di Gualdo penetra nel mare. E’ un rinomato ristorante aperto al pubblico nel periodo estivo. Fotograficamente è un soggetto interessantissimo dato che la sua posizione permette di afferire proprio ai piedi della struttura e dà la passibilità di utilizzare ampissimi grandangolari con foto di alto impatto grafico, soprattutto quando reti e pennoni si stagliano su cieli minacciosi e si confrontano con un mare burrascoso.
La cucina dei trabocchi
Le tipicità gastronomiche che è possibile ritrovare su queste palafitte trasformate, ormai quasi tutte in Risto-trabocchi, dipendono fortemente dal pescato stagionale e dai piatti tipici territoriali. L’aspetto grezzo talvolta spartano delle strutture non deve assolutamente impressionare in negativo, dato che, talvolta, in minuscoli spazi di cucina vi sono grandi chef in grado di suscitare vivissime emozioni palatali, con piatti semplici, rispettosi della tradizione, assemblati con pesce freschissimo e conditi con olii al sapore di agrumi, che solo in questa parte d’Italia è possibile reperire. Da Ottobre ad Aprile Cefali, Spigole e Mormore sono i principi e le regine dei menù proposti, le seppie, i bianchetti e le alici con il rimanente pesce azzurro, vengono soprattutto offerti da Aprile a Maggio. Il piatto tipico ed imperdibile è il famoso brodetto di pesce (lu vrudatte). E’ un piatto povero ma delizioso, una zuppa o guazzetto di pesce, che arriva dalla più antica tradizione vastese. Assemblato rigorosamente in recipienti di terracotta (tijelle), contempla l’utilizzo di olio, aglio, peperoncino, acqua di mare e di tutti i pesci e crostacei rimasti invenduti nei mercati ittici o deterioratisi nelle maglie delle reti. Questi ultimi vengono immessi in cottura con una rigida cronologia, legata alla loro resistenza al calore: le cicale di mare o panocchie , la gallinella , lo scorfano, i polipi e le seppie sono i prodotti ittici introdotti per primi, per poi inserire triglie, merluzzi e sogliole ed infine le vongole. Il tutto non va mai rimestato e l’esposizione al calore non deve superare i 15/20 minuti, a coperchio fisso. E’ un piatto che nasce in bianco privo di pomodoro, ma odiernamente vi sono varianti che prevedono impiego di salse e/o pomodorini. Ricorda, il brodetto, molto da vicino, una zuppa di pesce partenopea creata ad arte, ai piedi del Vesuvio, dai vecchi marinai napoletani denominata u’ pignatiello e vavella (il coccio della nonna), possibile ancora assaggiarla da Ciro a Santa Brigida.Il Brodetto alla vastese, sebbene offerto in maniera ottimale, un po’ da tutti i risto-trabocchi, va assaggiato e gustato, così come fece Ferdinando De Ritis (grande medico epatologo), che per primo ne decantò la bontà, al Ristorante vastese Zì Albina, che continua ad offrirlo inalterato malgrado la morte della famosa cuoca che per decenni ha deliziato i palati dei molteplici avventori “. Raffaele Amato