Pescara. Il blocco degli interventi chirurgici “mette a rischio i pazienti più fragili: subito la riforma degli ospedali e il riavvio degli screening”. Lo chiede la Federazione degli oncologi, cardiologi e ematologi (Foce), che esprime forte preoccupazione per uno scenario che sembra ricalcare quello dei primi mesi del 2020: “In due anni – afferma il presidente Francesco Cognetti – la situazione non è migliorata. Servono un’urgente modernizzazione e potenziamento dei nosocomi e la ripresa dei programmi di prevenzione secondaria”.
“Sono trascorsi due anni di pandemia senza individuare adeguate soluzioni per garantire l’assistenza ai pazienti più fragili come quelli oncologici, cardiologici e ematologici. Siamo molto preoccupati – spiega Cognetti – per il blocco, di fatto, dell’attività chirurgica programmata determinato dalla nuova ondata pandemica causata dalla variante Omicron. Questa paralisi rischia di provocare gravi danni ai nostri pazienti, che sono circa 11 milioni in Italia. Ricordiamo infatti che il rinvio degli interventi chirurgici può favorire lo sviluppo di tumori in fasi più avanzate, con minori possibilità di guarigione. Serve un’urgente ridefinizione del Sistema sanitario nazionale, modernizzando e rafforzando gli ospedali, rifondando la medicina territoriale, con una netta separazione fra ospedali, ambiti di cura e assistenza per pazienti Covid e non Covid”. Nel 2020 sono stati oltre 1,3 milioni i ricoveri in meno rispetto al 2019, sono saltati anche quelli urgenti. Nel 2021 era stata recuperata una parte di queste attività. Ma la situazione attuale, rileva, “segna una drammatica regressione”.
Anche in ambito cardiovascolare, afferma Foce, nel 2020 il calo dei ricoveri è stato di circa il 20% (per impianti di defibrillatori, pacemaker ed interventi cardiochirurgici rilevanti) e ancora maggiore per infarto del miocardio con aumento della mortalità. “Abbiamo più volte chiesto anche il riavvio degli screening anticancro su tutto il territorio nazionale – afferma Cognetti -. Nel 2020 rispetto al 2019, sono stati eseguiti circa 2 milioni e mezzo di screening in meno. Nell’autunno 2020 alcune Regioni sono riuscite ad erogare più test rispetto al 2019. Mancano però i dati del 2021 per fotografare lo stato dei programmi di prevenzione secondaria. Serve – rileva – un aggiornamento almeno semestrale per capire in tempo reale le criticità da affrontare”. Inoltre, nel 2019 i posti letto di degenza ordinaria erano 314 per 100mila abitanti, rispetto a una media europea di 500, collocando il nostro Paese al 22° posto in Europa per questo parametro. Anche per i posti letto in terapia intensiva, rileva Foce, “esisteva un gap molto evidente, con 9 posti letto ogni 100mila abitanti in Italia, rispetto, ad esempio ai 33 della Germania. Poco o nulla è cambiato in questi due anni”. “Le carenze del settore ospedaliero, come spiegato nel documento programmatico stilato dalle società scientifiche riunite nel ‘Forum Permanente sul Sistema Sanitario Nazionale nel post Covid’ – conclude Cognetti -, sono tra le cause principali che stanno provocando effetti estremamente dannosi durante la pandemia. Serve quanto prima una revisione del DM 70 sugli standard ospedalieri. È necessario assegnare più risorse all’assistenza nosocomiale, attingendo anche dai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e non solo”.