L’Aquila. Sarà la città dell’Aquila, quest’anno, nella sua quarantesima edizione, ad offrire l’olio per la lampada votiva che arde a Castelvecchio Subequo in onore di San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia.
La lampada votiva verrà accesa dal sindaco Pierluigi Biondi. La celebrazione del transito sarà presieduta da mons. Michele Fusco, Vescovo di Sulmona-Valva.
Sono passati oltre ottanta anni da quel 4 ottobre 1939 in cui Pio XII ha proclamato San Francesco d’Assisi patrono d’Italia, dando inizio alla feconda tradizione dell’accensione della lampada votiva in suo onore.
La lampada che arde presso la tomba del Poverello, grazie al dono dell’olio, è come una preghiera continua, per tutti; con la luce ardente che da lei emana si chiede al Signore, per l’intercessione di San Francesco, di proteggere noi, tutto il popolo, la nostra cara Italia e il mondo intero.
Questa cerimonia richiama, e forse prende spunto dal seguente episodio della vita del Santo Francesco: dopo aver ascoltato dal Crocifisso di San Damiano l’invito a riparare la sua casa in rovina, Francesco, dice il biografo, volle offrire «denaro a un sacerdote perché provvedesse una lampada e l’olio, e la sacra immagine non rimanesse priva, neppure per un istante, dell’onore di un lume». (Tommaso Da Celano, Vita seconda di San Francesco, 10).
A Castelvecchio Subequo, Il giorno 3 ottobre, da molti anni, come in altri luoghi d’Italia, a similitudine di quello che avviene in Assisi, ha luogo questa cerimonia singolare e toccante, in devozione, onore e memoria di San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia, uno dei santi più amati dagli italiani e naturalmente dai castelvecchiesi.
Mentre ad Assisi, l’olio che arde nella lampada è offerto a turno dalle regioni italiane, a Castelvecchio Subequo nei primi anni furono i paesi viciniori a fare quest’oblazione, che però poi fu estesa anche ai centri abruzzesi più lontani, poi ancora a quelli fuori regione e anche all’estero.
Infatti l’offerta è stata anche compiuta dal Comune francese di La Roche-sur-Foron, anch’essa legata a S. Francesco per origini parentali, e dal Comune spagnolo gemellato Canyelles.
Il culmine della cerimonia si ha con l’ingresso in chiesa del sindaco offerente, preceduto dal gonfalone civico e seguito dai portatori della gerla contenente l’olio in dono.