L’Aquila. Tra conferme e smentite (per la verità nessuna delle due) anche il centrosinistra sta disponendo sulla propria scacchiera la strategia da utilizzare da qui al prossimo 10 febbraio, giorno delle tanto desiderate elezioni regionali.
Conferme e smentite, già. Ma di cosa, esattamente? Nessuno parla, nessuno rivela e nessuno esce allo scoperto e così, quindi, cercare di individuare i movimenti del Pd è più complesso di quanto apparentemente potrebbe non sembrare.
Le certezze legate attorno al partito democratico si riducono a due: la prima è che vive un periodo di buio e crisi profonda, coi sondaggi che lo danno al 14% (più o meno) e con un elettorato demotivato, sfiduciato e poco compatto per affrontare con passione un turno elettorale di importanza vitale. Almeno nella terra di Ennio Flaviano. Ma questo è sulla carta, beninteso. I ribaltoni sono sempre dietro l’angolo.
La seconda certezza è che l’ex vicepresidente del CSM Giovanni Legnini piace e che la sua candidatura è possibile. Ma qui rientra in gioco la prima delle due certezze. Essendo che il PD ha poca forza elettorale, Legnini sembrerebbe disposto a svendere in campo, si, ma solo con una serie di liste civiche a suo supporto. Un progetto di civisimo, dunque, forte e determinato a sconfiggere a sconfiggere gli schieramenti di M5S e centrodestra.
Se così dovesse essere, però, sarebbe da valutare l’impatto che una scelta del genere avrebbe sugli elettori di centrosinistra che, in qualche modo, potrebbero non riconoscersi in un progetto civico in cui confluirebbero anche esponenti di partiti e schieramenti politici di tutt’altra estrazione. Ma questo è il rischio del civismo, si sa. Che Legnini, quindi, sia intento a valutare il rischio minore? Questo è ciò che si dice tra i corridoi segreti, quelli in cui la fantapolitica prende piede. Noi attendiamo gli sviluppi di quello che, al netto delle certezze di cui sopra, è un vero e proprio empasse