Teramo. In una nota congiunta le principali sigle sindacali della Polizia Penitenziaria hanno espresso la loro profonda preoccupazione per le condizioni in cui versano le carceri del territorio abruzzese e la relativa gestione delle strutture di detenzione, con conseguente ricaduta sulla sicurezza nel luogo di lavoro degli agenti di polizia.
“Le sottoscritte organizzazioni sindacali più rappresentative del corpo di Polizia Penitenziaria, sollevano serie preoccupazioni riguardo la gestione delle carceri abruzzesi e in particolar modo dell’istituto di pena di Teramo da parte del Provveditorato dell’Amministrazione Penitenziaria Lazio Abruzzo e Molise dr. Veneziano Maurizio”.
“Le condizioni attuali del carcere di Teramo, estremamente preoccupanti, sono state ampiamente rappresentate al provveditore in parola. Il personale sta affrontando un elevato disagio lavorativo che ne mina la salute e la sicurezza, ormai messa a repentaglio dagli ultimi accadimenti e da una popolazione detenuta sempre più facinorosa, tenendo conto degli esigui numeri di operatori di polizia disponibili. È urgente e necessario che il Ministro Nordio e il Capo del DAP, dott. Giovanni RUSSO, valutino e prendano in seria considerazione la rimozione del Provveditore Veneziano per la sua incompetenza gestionale”.
“La conseguenza più recente del suo operato – si legge nel duro comunicato – si é manifestata con la riorganizzazione dei circuiti dei detenuti, la quale si protrae dal mese di ottobre con continui rinvii dei trasferimenti, da ultimo quello odierno (ndr il secondo) ordinato all’ultimo minuto, dopo che erano state approntate tutte le incombenze burocratiche, con blocco dei colloqui detenuti e famigliari, richiamo in servizio di personale dalle ferie e riposo e con ricorso al lavoro straordinario ,generando veementi proteste da parte dei detenuti interessati dai trasferimenti, i quali giustamente sono disorientati e lesi nei loro diritti. Il tutto si ripercuote sul personale operante impegnato a mediare con i ristretti per evitare che la situazione degenerasse in rivolta”, si legge nella nota.