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I Morroni di Corfinio ricordano il potere dell’impero romano

Alessia Pignatelli di Alessia Pignatelli
19 Luglio 2022
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Corfinio. Oltre duemila anni fa, un piccolo borgo sito nella conca peligna, segnò la storia di forte significato decisionale, si tratta del paese di Corfinio che rappresentò la prima capitale d’Italia. Situato nei pressi dell’Aterno, conta circa mille abitanti e, incamminandoci sulla strada adiacente alla basilica di San Pelino, troveremo due enormi muraglioni in mattoni e pietre del monte Morrone legati con pozzolana che, con la loro dominanza storica, ricordano il potere dell’impero romano. Essi sono i Morroni di Corfinio, opere appartenenti ad antichi sepolcri romani e risalenti al primo secolo a.C. e al primo d.C.

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Questo monumento funerario, ricorda da lontano un tratto dell’anfiteatro Flavio – Colosseo di Roma e, in epoca moderna, gli è stata affissa sul blocco minore – rappresentato con la classica forma di monolite, una targa che testimonia l’appartenenza di Corfinium alla Lega Italica, riportandone questa iscrizione: “In questi luoghi sorgeva l’antica Corfinium cuore della terra peligna assurta a capitale dei confederati nella guerra sociale del I sec. a. C. e ribattezzata Italia sacro nome primieramente qui acclamato auspicio all’unione di tutte le genti della penisola nella patria comune”.

Il rudere maggiore invece, presenta tutt’oggi un vano centrale per la sepoltura ma, gli esperti, ci spiegano che in origine i due sepolcri dovevano avere una caratteristica molto laboriosa sulle decorazioni, ma che purtroppo nel corso dei secoli la compromissione dell’autenticità è stata inevitabile.

Ad oggi, seppur l’evoluzione ci pone un panorama ben diverso da queste due costruzioni, come ad esempio l’incursione delle auto che sfrecciano poco distanti dai Morroni di Corfinio rumoreggiandone bensì, un’atmosfera contrastante alla storia, la visione di questi due ruderi giganteschi ci fanno in ogni caso immedesimare in quel passato ormai perduto, lasciandocelo contemplare nelle sue vaste sfaccettature per assaporarne il valore della conoscenza. Malta

Inoltre, per chi ha la possibilità di ammirarli durante il momento del tramonto si concederà una visione ancor più intensa, poiché l’effetto dei raggi solari filtrando la luce prepotentemente, sembrano voler squarciare, di buona speranza, il sepolcro che erge con il vano, lasciandoci suggestionare dall’idea simbolica di resurrezione dopo la morte. Poiché prendendo in prestito le famose parole del poeta Robert Browning: “Il mio sole tramonta per rinascere” ne incentreremo la forza e, proprio da quella rinascita decantata dall’artista, ci augureremo un futuro prolifero di bellezza per l’umanità.

 

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