Roma. Anche il Parlamento italiano, dopo il Vaticano, è pronto a riaprire il caso di Emanuela Orlandi, la quindicenne scomparsa il 22 giugno 1983. Dopo un incontro con la famiglia e gli avvocati che la assistono, i presidenti di Camera e Senato, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa, si sono detti favorevoli alla proposta, presentata dal deputato dem Roberto Morassut, di istituire una Commissione bicamerale d’inchiesta. Via libera, inoltre, dai capigruppo delle principali forze politiche, che hanno ricevuto anche i legali della famiglia di Mirella Gregori (scomparsa a Roma il 7 maggio 1983) e di Simonetta Cesaroni (uccisa a via Poma, nel quartiere Prati della Capitale, il 7 agosto 1990). Il 10 febbraio, si legge sul Tempo, è previsto un incontro propedeutico al successivo iter parlamentare, con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano.
La proposta di istituire una commissione, presentata alla Camera dei deputati ai sensi dell’articolo 82 della Costituzione ha ad oggetto, quindi, anche i casi Gregori e Cesaroni. “Stiamo parlando di tre casi rimasti irrisolti che hanno in comune tentativi di depistaggio, deviazioni, errori investigativi, strane relazioni”, considera Morassut, primo firmatario della proposta, “potremo finalmente avere accesso a carte che sono state finora secretate.” La Commissione sarà composta da venti membri e avrà poteri inquirenti. “Ci consentirà di accedere anche agli archivi e documenti del Sismi (tre faldoni rimasti secretati, ndr) e del Sisde”, aggiunge Morassut, “Si concluderà con una relazione che trasmetteremo alla Procura.”
“Siamo stati ricevuti dai presidenti delle due Camere ed entrambi si sono dimostrati favorevoli e pronti a sostenere la proposta d’inchiesta”, dichiara l’avvocato Laura Sgrò, presente agli incontri insieme a Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, “Sia Fontana che La Russa, nel congedarsi, ci hanno detto che ne avrebbero parlato alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. A questo punto non c’è nessun motivo perché, a quasi 40 anni di distanza da quel rapimento, il Parlamento italiano non conduca una propria indagine per fare chiarezza.” Le autorità vaticane e la commissione bicamerale percorreranno strade parallele. “Ma un conto è che a chiedere di visionare la documentazione in possesso del Vaticano sia un semplice avvocato, sentendosi rispondere che non esiste, un altro conto è se questa richiesta arriva dal Parlamento italiano”, prosegue Sgrò.
Pietro Orlandi considera incoraggiante il fatto che maggioranza e opposizione si siano trovate d’accordo e che i partiti siano pronti a dare il via libera alla proposta. Con riferimento, in particolare, alla scomparsa di Emanuela, considera: “Non è una semplice indagine su una ragazza scomparsa, ma sui tanti depistaggi di apparati dello Stato e Vaticano. I rappresentanti dei gruppi parlamentari che abbiamo incontrato ci hanno garantito che faranno di tutto per accelerare i tempi. Abbiano chiesto un incontro al presidente La Russa. Due giorni dopo ce lo ha concesso, e per questo lo ringraziamo.” “In questa storia”, prosegue Orlandi, “in tanti hanno tentato di avere un ruolo, persino la Stasi e il Kgb russo per via del Papa polacco. E ora questa decisione di Francesco di riaprire le indagini, a due giorni dal funerale di Papa Ratzinger. Strana coincidenza.”