Pescara. “Domani il comitato VIA della Regione Abruzzo deciderà sul progetto di ampliamento di 20 ettari e 2,7 milioni di mc (da scavare fino al 2042) di una cava posta poche centinaia di metri a monte delle preziosissime sorgenti del Pescara, una delle riserve idriche più importanti d’Italia, in piena zona di ricarica della falda. I problemi con l’acqua del Gran Sasso, il disastro di Bussi e le criticità connesse ai cambiamenti climatici, che lo scorso anno hanno messo a grave rischio l’approvvigionamento della capitale del paese, stanno dimostrando quando sia indispensabile proteggere da ogni forma di pressione antropica le principali riserve idriche.
Dalle sorgenti del Pescara sgorgano ogni secondo 7.000 litri di prezioso liquido. Fu un errore aver acconsentito anni fa, quando non c’era la piena consapevolezza degli enormi problemi che abbiamo con l’acqua, di impiantare una prima cava nella zona di ricarica di uno degli acquiferi più importanti d’Italia. Ora lo sappiamo e non si può insistere negli errori addirittura esacerbando i rischi per questo patrimonio. Vista la permeabilità delle rocce, basterebbe un incidente per depauperare questa risorsa strategica. È del tutto inaccettabile, soprattutto se pensiamo che l’Abruzzo dal 2006 è inadempiente per la tutela delle falde. La regione non ha neanche un piano cave, atteso da oltre 30 anni. Una gestione miope del territorio i cui effetti sono sotto gli occhi di tutti. Le cave sono una fonte di pressione antropica importante sul ciclo delle acque, come dimostrato da una sterminata bibliografia e dallo stesso Piano di Tutela delle Acque. Chiediamo quindi al Comitato VIA di difendere il patrimonio idrico della regione dicendo no a questo progetto. Abbiamo chiesto di essere auditi per confermare e ulteriormente precisare tutte le nostre preoccupazioni sul futuro del bene comune per eccellenza nella nostra regione”.