San Salvo. Un viaggio tra le note per concludere l’anno durante il quale una serie di appuntamenti musicali hanno contraddistinto cinquant’anni di fondazione del Coro polifonico Histonium. Giovedì sera nella Concattedrale San Giuseppe il “Concerto di Natale a 50 anni dal primo!” in una chiesa gremita come non mai.
Un atto d’amore e di vicinanza al Coro del presidente Clarice Petrella che a conclusione di serata ha ringraziato chi ha contribuito a scrivere la storia della corale i maestri e gli oltre trecento cantori, senza dimenticare quanti ci precedono in cielo, che in mezzo secolo di attività hanno permesso all’Histonium di crescere e di diventare messaggero di bellezza.
Era il settembre del 1973 quando Fiorella Rosa, figlia adolescente di Mario Rosa, dipendente dell’allora Magneti Marelli di San Salvo, con l’ausilio di un pianoforte fa “la prova della voce” ad alcuni cantori presso il Castello Aragona. E’ l’inizio del Coro Aragona che qualche mese dopo diventa Coro Polifonico Histonium. Il primo concerto il 4 gennaio 1974 grazie al primo maestro don Giovanni Pellicciotti, che dopo la prima volta passò la bacchetta al maestro Emidio Cionci.
Un concerto durato circa due ore, diretto da Luigi Di Tullio alla direzione in maniera ininterrotta dal 1998, che ha proposto brani natalizi gran parte dei quali conosciuti dal pubblico che ha gradito e applaudito. Ad accompagnare all’organo Francesco D’Annibale, alla fisarmonica Damiano di Tullio, voci soliste del soprano Valeria De Fanis, Claudia Cavuoti, Chiara Di Tullio, Benedetta Eleuterio e Francesca Di Tullio. Molto suggestivi i brani “Ninna nanna al Gesù Bambino”, “Tu scendi dalle stelle” e “Marcha de Branes” eseguiti alla zampogna da Irene Di Marco e alla ciaramella da Christian Di Marco.
Un sentito ringraziamento da parte degli organizzatori al parroco della Concattedrale don Luca Corazzari per l’ospitalità. Molto affettuoso il pensiero, a conclusione della serata, dell’assessore alla Cultura Nicola Della Gatta che ha evidenziato come il Coro Polifonico Histonium sia strumento di cultura, coltivando la buona musica e facendosi promotore di inclusione tra le diverse generazioni di cantori. E in conclusione ha citato una frase di don Pellicciotti che soleva ripetere come la fonte del canto sia l’amore nella consapevolezza che con la musica si possa costruire una comunità di pace.