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Gran Sasso, interviene l’Osservatorio indipendente sull’acqua: rispettare norme su salute e ambiente

Giulia Antenucci di Giulia Antenucci
13 Maggio 2019
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L’Aquila. Qualsiasi ipotesi di commissariamento sulla vicenda riguardante il bacino acquifero del Gran Sasso in Abruzzo, che rifornisce oltre 700.000 persone, “non può essere a scapito del rispetto della normativa posta a difesa dell’ambiente e della salute umana”. E’ una delle condizioni poste dall’Osservatorio indipendente sull’acqua del Gran Sasso, promosso da alcune associazioni ambientaliste, in vista della possibilità che venga presentato un emendamento al decreto ‘Sblocca cantieri’ per la nomina di un commissario straordinario.

“La messa in sicurezza” delle gallerie autostradali dell’A24 e dei laboratori sotterranei dell’Istituto nazionale di fisica nucleare – è stato spiegato in una conferenza stampa al Senato,“questa volta deve essere completa e definitiva” rendendoli “impermeabili rispetto all’acquifero”. Per rendere “veramente sicuro l’approvvigionamento d’acqua dal Gran Sasso”, trattandosi di “opere nazionali” lo Stato si deve far carico di questa “esigenza. Si tratta di almeno 170 milioni di euro”.

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Le associazioni che hanno costituito l’Osservatorio (Wwf, Legambiente, Mountain Wilderness, Arci, ProNatura, Cittadinanzattiva, Guardie Ambientali d’Italia – Gadit, Fiab, Cai e Italia Nostra) chiedono anche “azione e trasparenza”, una gestione che assicuri informazione e partecipazione” ma hanno rilevato che sono aspetti che “mal si conciliano con una gestione commissariale”. Hanno aggiunto che “va evitato il modello del commissariamento del 2003 quando calò su tutta la vicenda il più assoluto silenzio”.

L’Osservatorio chiede di garantire “l’abbassamento del rischio per l’acqua avviando da subito le azioni necessarie per rimuovere dai Laboratori le sostanze pericolose che peraltro già oggi non potrebbero essere stoccate all’interno di un acquifero. La loro presenza nei Laboratori, circa di mille tonnellate di acqua ragia e 1.292 tonnellate di trimetilbenzene, contrasta con la normativa “Seveso” sulle strutture a rischio di incidente rilevante, come sono classificati i Laboratori dell’Infn fin dal 2002, e della normativa a protezione degli acquiferi.

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