Roma. È l’infezione da Covid-19 che “può dare problemi di coagulazione, non il vaccino”. Ad affermarlo, a Radio Cusano Campus, è Giuseppe Novelli, docente di Genetica Medica all’Università di Roma Tor Vergata.
Rispetto ai casi di eventi avversi che si sono verificati temporalmente dopo la somministrazione del vaccino AstraZeneca, Novelli ha sottolineato che “al 10 marzo, sono stati segnalati 30 eventi trombo-embolici su 5 milioni di persone vaccinate con Astrazeneca in Europa, quindi parliamo di 30 casi su 5 milioni”.
Secondo il professor Novelli, dunque, “non esiste un nesso diretto se i numeri sono questi, perché non c’è alcun rischio di coagulo legato al vaccino, ma è più probabile che qualcuno abbia questo rischio aumentato se prende Covid-19”.
I casi di malati di Covid che hanno avuto problemi di coagulazione, sottolinea sempre il professore, “sono quasi il doppio rispetto alla popolazione generale. La malattia Covid ti fa venire questo problema, non certo il vaccino”.
In Italia, prosegue il genetista, “ci sono 1500 morti al giorno di tutti i casi, e circa 35 persone su 100mila muoiono di trombo-embolismo, è la terza causa di morte della cardiopatia. L’informazione in questo caso è stata sbagliata”.
Inoltre, sempre in un intervista a Radio Cusano Campus, Giuseppe Novelli ha dichiarato che negli Stati Uniti d’America “è stato appena pubblicato un articolo che dimostra che il vaccino non solo ci protegge dalla malattia, dall’infezione e della trasmissibilità, ma addirittura dagli effetti a lungo termine della malattia, il cosiddetto long covid”.
“In alcuni casi infatti”, ha spiegato in conclusione Novelli, “i malati di Covid che guariscono per molto tempo si portano dietro gli effetti della malattia, sintomi come mal di testa, spossatezza, mialgie. Lo studio ha dimostrato che chi ha avuto questa sindrome post-covid e si è vaccinato ha la metà dei sintomi rispetto a chi ha la sindrome e non si è vaccinato”.