L’Aquila. “Si è appena conclusa la riunione dei capigruppo per la calendarizzazione della sessione dei lavori per l’approvazione della legge finanziaria, ma la giunta regionale non è stata ancora capace di approvare il bilancio”, queste le parole di Silvio Paolucci, capogruppo regionale del Partito democratico.
“Un ritardo grave, scandito da fratture politiche e bracci di ferro fra alleati che accompagnano il governo Marsilio dalle sue prime battute e che si manifesta anche sull’atto più importante, nonostante la mole delle risorse a copertura della programmazione economico-finanziaria. Il documento strategico della maggioranza approderà tardissimo in consiglio regionale, per una discussione che più che sbrigativa e sommaria dovrebbe invece mettere tutte le forze politiche consiliari in condizioni di conoscere le scelte operate e gli obiettivi da raggiungere. Invece, a metà dicembre siamo tutti in attesa di ricevere le carte per studiarle e di vedere il parere dei revisori e temiamo fortemente il rischio concreto dell’esercizio provvisorio”, ha concluso il capogruppo regionale Pd.
“Prendiamo atto di un’inerzia grave”, ha incalzato l’ex assessore al Bilancio, “che accade nonostante questo governo regionale sia forse quello che ha avuto più disponibilità economica nella storia recente della Regione, prima per via dei trasferimenti legati alla ripresa post-covid, poi con la conclusione delle restituzioni legate alle cartolarizzazioni e l’allineamento del piano di rientro: poste che potevano influire positivamente su temi e tempi ed evitare questo bilancio a scatola chiusa e senza l’adeguato confronto con tutti i soggetti interessati. Così non è stato e non ne comprendiamo il motivo, fatto è che non si può esporre una comunità al rischio dell’esercizio provvisorio, perché a pagarne le spese sarebbero ancora una volta i cittadini. Una volta presa cognizione del documento e del suo contenuto, non mancheremo di fare la nostra parte in nome e per conto della comunità abruzzese, non appena ci sarà occasione di un confronto che”, ha concluso Paolucci, “ora più che mai è cosa urgente, oltre che necessaria”.