Venezia. Giulia Cecchettin ha lottato per quasi 25 minuti, ha cercato di fuggire. Accoltellata, inseguita e buttata a terra dal suo aggressore, ha quindi battuto la testa sullo spigolo di un marciapiede. In agonia, è stata trascinata all’interno della Punto nera che ha poi vagato tra Veneto e Friuli, e infine abbandonata in un bosco, coperta con un sacco di tela. Questa la ricostruzione dell’omicidio di Giulia Cecchettin per mano dell’ex fidanzato Filippo Turetta, posto in essere nella notte di sabato 11 novembre, così come proposta nell’ordinanza di custodia cautelare del Gip di Venezia.
In otto pagine il magistrato ripercorre tempi e modalità della duplice aggressione consumatasi tra Vigonovo, a pochi metri da casa della vittima e la zona industriale di Fossò, da cui è poi iniziata la fuga in auto dell’aggressore.
A quanto riporta l’Ansa, la richiesta italiana di consegna di Filippo Turetta non sarebbe ancora pervenuta ai magistrati tedeschi, ma la Procura di Naumburg si aspetta che il giovane venga consegnato all’Italia “in alcuni giorni”.
Le aggressioni e le scene del crimine
Una serata apparentemente come tante, quella dell’11 novembre, iniziata con una cena offerta da Giulia a Filippo nel Mc Donald’s di un centro commerciale, come attesta una transazione di 17,80 Euro sulla sua carta. Poi, il buio della violenza e della morte. Le grida d’aiuto di Giulia e la sua invocazione – “Così mi fai male” – vengono udite, verso le 23,15, da un vicino di casa, Marco Musumeci. Provengono dal parcheggio di una scuola dell’infanzia a 150 metri da casa Cecchettin.
Secondo la ricostruzione della Procura, presumibilmente alle 23,18 il teste segnala l’aggressione al 112. Sente le urla, vede “calciare violentemente una sagoma che si trovava a terra”. Poi la Punto che si allontana. In quel punto vengono in seguito rivenuti: 1) tracce di sangue; 2) un coltello da cucina di 21 centimetri senza manico; 3) un’impronta di calzatura sporca di sangue.
Poi l’azione si sposta a Fossò, a 6 chilometri di distanza. Qui le telecamere di sorveglianza immortalano Giulia, sembra ferita ma non gravemente. Cerca di fuggire. Viene inseguita e raggiunta da Filippo. Lui la scaraventa a terra. Lei cade all’altezza del marciapiede e rimane immobile. Lui la muove, poi prende la macchina, la carica probabilmente nel sedile posteriore. Sono le 23,40. Sullo spigolo del marciapiede, saranno repertati: 1) sangue con capelli; 2) un pezzo di nastro telato argentato con tracce ematiche e altri capelli, “probabilmente applicato alla vittima per impedirle di parlare” scrive il giudice; 3) un’impronta di calzatura sporca di sangue, compatibile con quella trovata nel parcheggio di Vigonovo. Ore 23,50: la Punto nera esce dall’area e verrà in seguito avvistata in vari punti delle province di Venezia e Treviso.
La fuga, l’arresto e le tracce presenti nell’auto
L’ultima immagine risale al 12 novembre, ore 9.07. Da Cortina, direzione Dobbiaco. Destinazione Germania, dove la fuga del giovane è terminata nella corsia d’emergenza di un’autostrada.
La polizia tedesca, in seguito all’arresto, avrebbe recuperato in una borsa nell’auto del giovane: 1) un coltello da cucina con una lama di dodici centimetri; 2) un paio di guanti; 3) un telefono cellulare. Nella vettura sarebbero state individuate anche tracce di sangue, come pure sugli abiti e sulle scarpe di Turetta, nonché circa 300 euro in contanti.
La valutazione del Gip
Secondo il giudice, Turetta deve essere arrestato perché “sussiste il pericolo che reiteri condotte violente nei confronti di altre donne”, su di lui si prospetterebbe “un giudizio di estrema pericolosità, che desta allarme, dato che i femminicidi sono all’ordine del giorno”. E “l’inaudita ferocia” del giovane attesterebbe la sua “totale incapacità di autocontrollo”.
Si ipotizza il reato di omicidio volontario. Si invoca l’aggravante del delitto “contro persona legata al colpevole da relazione affettiva”. Si prospetta il sequestro di persona, perché Giulia è stata trattenuta nella Punto nera “contro la sua volontà per un lasso di tempo apprezzabile”. L’ordinanza – la seconda, precisa l’Ansa, dopo quella relativa al solo reato di tentato omicidio – con il Mandato di arresto europeo tramite il Ministero della Giustizia è stata inviata in Germania, dove Turetta si trova in carcere, perché venga consegnato al nostro Paese.