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Giornata mondiale della Biodiversità: preoccupante l’analisi del WWF Abruzzo

Angela Guarnieri di Angela Guarnieri
22 Maggio 2025
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L’Aquila. “Oggi è la Giornata mondiale della Biodiversità, istituita dalle Nazioni Unite per celebrare la ricchezza di ecosistemi e specie sul nostro Pianeta e per invitare istituzioni, imprese e cittadini a operare per la tutela del nostro capitale naturale. La ricorrenza potrebbe offrire l’occasione per riflettere su quello che stiamo realmente facendo in Abruzzo per tutelare la straordinaria biodiversità della nostra regione.” Queste la parole di Filomena Ricci, delegato WWF Abruzzo.
“Il quadro non è certamente positivo: dal tentativo di cancellazione della Riserva regionale del Borsacchio e di riduzione del Parco regionale Sirente-Velino all’opposizione alla costituzione del Parco nazionale della Costa Teatina, dai tagli ai finanziamenti delle aree naturali protette regionali alla richiesta al ministero dell’ambiente di ridurre i siti della Rete Natura2000 sul Gran Sasso, da cervi e caprioli a rischio caccia ad orsi che muoiono in un invaso abbandonato e fratini ormai praticamente scomparsi dal litorale…
È come se della stagione “Abruzzo, regione verde d’Europa” rimanesse solo lo slogan senza più alcuna strategia, senza azioni concrete, senza progetti che non siano l’ordinaria amministrazione.
Un quadro triste che fa il paio con quanto sta accadendo a livello nazionale dove il governo si appresta a presentare un disegno di legge destinato a stravolgere la legge sulla tutela della fauna del 1992, trasformando gli animali da patrimonio di tutti i cittadini a premi di un luna park ad uso e consumo dei cacciatori e dei loro interessi.
Come denunciato la settimana scorsa dal WWF Italia insieme ad altre associazioni ambientaliste e animaliste, il disegno di legge del governo modificherà nel peggiore dei modi tutta la normativa nazionale che regolamenta il prelievo venatorio. Nelle intenzioni del Governo Meloni si potrà cacciare per periodi più lunghi, anche oltre il limite di gennaio previsto oggi dalla legge. Una deregolamentazione molto pericolosa. Il divieto di caccia nel mese di febbraio in Italia è stato formalmente stabilito dalla Legge Nazionale n. 157 dell’11 febbraio 1992, ed esiste principalmente per proteggere la fauna selvatica durante un periodo importante di pre-accoppiamento o accoppiamento. Quindi diverse specie sarebbero particolarmente vulnerabili a un prolungamento dell’attività venatoria fino alla fine di febbraio.
Ma non basta: il Governo Meloni vuole dare la possibilità di cacciare anche in aree dove finora era in larga parte vietato come le aree demaniali (spiagge, foreste, zone umide, ecc.) e con mezzi e strumenti fino ad oggi vietati. Un enorme rischio, non solo per la fauna sempre più indifesa, ma anche per chi vuole passare una domenica passeggiando in natura, per chi ama fare trekking o birdwatching o per chi semplicemente nei campi ci lavora (come contadini e guide escursionistiche) e vorrebbe evitare di diventare l’ennesima vittima della caccia.
Si ridurranno le aree naturali protette che non potranno superare il 30% di territorio regionale, pena il taglio ex lege da parte del ministero dell’Agricoltura: un limite che in realtà non esiste, come hanno attestato svariate sentenze della magistratura, dovendo il 30% rappresentare una soglia minima e non massima.
Si potranno autorizzare nuovi appostamenti fissi, cioè nuove aree occupate in maniera permanente dai cacciatori, in cui si concentreranno enormi quantità di piombo nell’ambiente e si potrà cacciare anche dopo il tramonto, quando è impossibile distinguere un animale dall’altro e aumenta esponenzialmente il rischio di colpire altre persone.
Si potrà cacciare con la pericolosa e crudele tecnica della braccata, anche nelle aree innevate rendendo così impossibile ad animali come volpi, cinghiali, cervi, caprioli, già stremati per le condizioni atmosferiche, di sfuggire ai cani usati per questo tipo di caccia e nascondersi dalle doppiette.
Si potranno catturare centinaia di migliaia di animali oggi liberi trasformandoli in “richiami vivi” – drammatiche esche per i loro simili – e costringendoli a passare la vita in gabbiette minuscole e a subire altre pratiche terribili.
E per chi proverà a protestare sono previste sanzioni fino a 900 euro, mentre le pene per chi uccide animali protetti restano ridicole e di fatto inapplicabili.”
 
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