Pavia. In questi giorni, la nuova indagine sul delitto di Chiara Poggi – uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007 – sembra registrare una frenetica accelerazione, tra sviluppi inediti e riesame di vecchie tracce.
Ora, dal passato dell’inchiesta, riemerge anche la relazione di un perito nominato dal giudice nel 2009 e chiamato a valutare elementi eventualmente idonei a stabilire il coinvolgimento o meno di Stasi nel delitto. Ne davano conto il quotidiano Libero e Tgcom24 del 30 settembre 2009. Nell’elaborato tecnico si faceva tra l’altro riferimento a un’orma rivenuta sulla scena del crimine. La traccia, lunga 24-26 cm, corrispondente a un numero di piede 36-37, avrebbe rivelato forma e dimensioni di una scarpa da donna. Appartenente, ipotizzavano i giornali che allora hanno riferito la notizia, all’omicida o a una sua complice.
Elemento, questo, che rimanda all’esame autoptico effettuato sui resti mortali di Chiara. Da cui sarebbe risultato – riportano le medesime fonti – che sulla coscia sinistra della vittima erano presenti ecchimosi da calpestamento (tacco e punta). Le scarpe Lacoste calzate da Stasi di certo non avevano né tacco né punta. Anche in questo caso, si profilava realisticamente l’ipotesi di una scarpa da donna.
Un elemento che, a distanza di tanti anni, potrebbe essere forse utile riconsiderare a fini di indagine, in un frangente in cui le presunte certezze raggiunte sul delitto, sulla sua dinamica e sul suo responsabile sembrerebbero destinate a sgretolarsi in modo irreversibile.