Rocca di Mezzo. Una trappola per catturare fauna selvatica illegalmente, una vera e propria gabbia, realizzata artigianalmente, nascosta nel bosco.
A trovarla sono stati i carabinieri forestali della stazione di Rocca di Mezzo che subito si sono messi sulle tracce di chi avesse potuto fare una cosa del genere, fino a scovarlo e denunciarlo. Il reato ipotizzato è quello di bracconaggio.
A seguito di attente indagini, durante diversi giorni, gli uomini al comando del maresciallo Michele Di Pasquale hanno individuato come responsabile un uomo di 84 anni, originario delle Marche ma residente in un comune a confine tra Abruzzo e Lazio, che però da tanti anni vive stabilmente nella cittadina dell’Altopiano delle Rocche.
La gabbia/trappola, in cui sarebbero potuti finire istrici, volpi ma anche cinghiali, in considerazione che si tratta di una costruzione di circa un metro e mezzo di lunghezza e quasi uno di altezza, si trovava nel bosco che si trova tra i piani di Pezza e il borgo abitato del paese. Non lontano da Monte Rotondo. Si tratta di un’area all’interno del Parco naturale regionale Sirente Velino.
La rudimentale costruzione, pensata però nei minimi dettagli, è stata ora sequestrata. Un fascicolo sul caso è stato aperto dalla Procura dell’Aquila.
Non è la prima volta che un anziano sul territorio della provincia dell’Aquila, si fa promotore di iniziative di questo tipo. Qualche anno fa una storia simile era già stata raccontata sulle pagine della cronaca della Marsica. Singolare nel suo genere, tanto che poi finì anche sul calendario ufficiale dell’Arma dei Carabinieri.
All’epoca la trappola funzionò e un’orsetta, con molta probabilità sorella del più noto alle cronache Juan Carrito, figlia della cucciolata di Amarena, l’orsa confidente golosa delle ciliegie degli alberi di Bisegna e frazioni, finì per essere rinchiusa in una trappola simile, attirata da mele e frutta profumata.
A compiere la “folle” impresa, un altro anziano, che poi allertò egli stesso i carabinieri forestali, dicendo che aveva catturato l’orso, pensando di fare qualcosa di buono. L’uomo fu poi denunciato ma sin da subito gli inquirenti si resero conto che non aveva proprio capito il danno che aveva arrecato all’animale.
In quel caso poi l’orsetta fu poi liberata e rimessa in natura. Molto probabilmente si tratta dell’esemplare che quest’estate si è aggirato per Forme, la frazione di Massa d’Albe, che ama le faggete del Sirente e le Gole di Celano e che una cosa di certo l’ha imparata: bisogna mantenersi lontani dall’uomo.
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