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Fnati a tutela della libera “cerca” e del patrimonio tartufigeno italiano

Valentina Alessandro di Valentina Alessandro
16 Marzo 2022
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L’Aquila. Stiamo assistendo in questi ultimi tempi alla ripresa di contatti, sia a livello nazionale che locale, tra associazioni tartufai e altri portatori di interesse della filiera del tartufo, con politici e istituzioni per portare avanti proposte di modifica alla legge quadro nazionale, ormai ferma da troppo tempo.

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Notiamo inoltre lo svilupparsi di azioni mirate esclusivamente a salvaguardare interessi che non sono quelli dei tartufai rappresentati nella Federazione Nazionale delle Associazioni Tartufai Italiani (F.N.A.T.I.)
Queste azioni conseguono da una visione miope di tutto il settore, tesa ad incrementare le chiusure dei territori vocati alla produzione di tartufo, il bianco in particolare, tramite le tartufaie controllate a raccolta riservata.

Poiché il diritto alla libera cerca non può restare soltanto sulla carta occorre porre dei limiti alle tartufaie a raccolta riservata, sia dal punto di vista delle superfici, sia in termini di incidenza rispetto alle aree di cerca in produzione. Ciò riguarda in particolar modo il tartufo bianco pregiato che costituisce una peculiarità ed una risorsa territoriale tutta italiana.

Di fatto la gestione esclusiva delle aree di produzione da parte di privati, (e non parliamo di imprese agricole professionali) o di Associazioni con accessi gravati da limitazioni stringenti e barriere di ingresso ai soci, sta generando monopoli della risorsa orientati a logiche di puro profitto, che ben poco hanno a vedere con l’Associazionismo!
Ben diverso è il caso in cui le Associazioni accolgono senza nessuna distinzione e discriminazione gli aspiranti soci: in questo caso la gestione di tartufaie controllate risponde effettivamente a scopi sociali e di tutela delle tartufaie, senza diminuire nei fatti i territori in libera cerca, anzi mantenendoli.

E’ questa la condizione che FNATI ritiene infatti basilare per esaltare il ruolo associativo in funzione sociale, solidaristica, culturale, ambientale a vantaggio di uno sviluppo economico sostenibile per tutte le comunità rappresentate, e non solo a favore di pochi detentori di fondi chiusi e raccolte riservate.

Anche il recente riconoscimento Unesco della cerca e cavatura del tartufo come patrimonio immateriale dell’umanità, grazie al lavoro dell’Associazione Nazionale Città del Tartufo, della FNATI e del Ministero della Cultura, rispecchia questa impostazione, giacché la cerca e cavatura del tartufo in Italia nasce, storicamente, come libera cerca.
Per i contenuti e le opportunità contenute il riconoscimento Unesco pone tutto il sistema italiano legato al tartufo, dalla cerca e cavatura sino alla trasformazione, commercializzazione e ristorazione, di fronte a necessità di cambiamento e di innovazione per il mantenimento dello status Unesco, a partire da una maggiore integrazione tra i soggetti pubblici, istituzioni e rappresentanti della politica, e quelli privati come le associazioni di tartufai e gli operatori economici.
FNATI intende per questo rappresentare ancora di più i tartufai italiani, con l’impegno a trovare oggi le soluzioni necessarie per garantire nei fatti la libera ricerca prevista nella nostra normativa anche nelle prospettive di modifica della legge quadro nazionale n. 752/85, ormai datata.

A questo impegno si associa lo sforzo progettuale di attrarre nuove e ben più qualificate risorse finanziarie rispetto a quelle regionali derivanti dal pagamento dei tesserini di raccolta per mantenere e promuovere il patrimonio culturale e naturale delle aree tartufigene.

Per quest’ultimo punto sono già state avviate le procedure per raggruppare la comunità di detentori e praticanti la cerca e cavatura del tartufo in Italia in soggetto giuridico, con assegnazione alla Associazione Nazionale Città del Tartufo delle funzioni di capofila e soggetto referente per partecipare ai bandi pubblici legati al dossier Unesco.
Lontana da visioni anacronistiche del tartufaio-cavatore privo di regole, FNATI sostiene l’affermazione del nuovo ruolo centrale del tartufaio, non più soltanto cavatore, ma parte attiva della crescita sociale ed economica delle comunità locali e nella tutela dell’ambiente naturale, nel rispetto delle tradizioni di libera cerca.

Questi sono i concetti fondanti che FNATI da sempre coniuga e promuove.
Sono questi punti cardine del proprio operato che la distinguono e differenzieranno sempre più dalle altre associazioni nazionali.

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