Pescara. Le liberalizzazioni introdotte dal governo Monti non hanno “aiutato molto il commercio e questo lo sanno bene le piccole e medie aziende locali, che sono state soccombenti allo strapotere delle catene, per cui, non sarà la modifica della legge a cambiare i destini del commercio in Italia e Abruzzo e Molise”. Lo afferma la Fisascat Cisl Abruzzo Molise che, intervenendo nel dibattito sulle chiusure domenicali dei centri commerciali, parla di “allarmismi ingiustificati”. “E’ ormai accertato – dice il sindacato – che la liberalizzazione del governo Monti, non ha portato benefici ai fatturati delle aziende, ma ha solo introdotto una diversa modalità di svolgimento dei consumi nel paese ed una diversa distribuzione e peso degli stessi nell’arco della settimana.
Non comprendiamo il fuoco di fila contro una delle poche o rare proposte concrete fino ad oggi avanzate dal governo”. “Nel corso degli anni – aggiunge la Fisascat Cisl – delle liberalizzazioni incontrollate, almeno in Abruzzo e Molise, ma anche in tutta Italia, le grandi catene commerciali, come sta avvenendo anche in questi ultimi mesi, stanno portando avanti un piano di riorganizzazione ed in qualche caso di disimpegno dall’Italia, con conseguenti licenziamenti e riduzione di posti di lavoro, nonostante il consolidato ricorso ad aperture per tutto l’arco dell’anno, Natale, Pasqua e ferragosto compresi”.
“Certamente – osserva il sindacato – il ministro Di Maio non può pensare, propagandisticamente, che basta un colpo di spugna su un pezzo di storia di usi e consumi e di politiche di sviluppo di questo paese. Occorre contenere il numero di aperture entro un range già condiviso dalle parti sociali, datoriali e sindacali, nella contrattazione collettiva vigente e lasciare la competenza decisionale alle istituzioni regionali e locali, attraverso il confronto democratico e concertativo con tutte le parti sociali interessate, per definire caso per caso le modalità di apertura delle attività commerciali. Un modello di concertazione – conclude la Fisascat – già in vigore prima del provvedimento ‘Salva Italia’ di Monti e che rispondeva alle reali necessità dei territori e delle economie locali”.