L’Aquila. Post covid è tornata la Fiera dell’Epifania dell’Aquila, sono tornate migliaia di visitatori nel centro della città che oggi si presenta bellissima, con un corso tirato a nuovo, con i palazzi tornati nuovi e più eleganti di prima.
Con la Fiera sono tornate anche le riflessioni di chi vive il Capoluogo della Regione Abruzzo ogni giorno, su cosa è diventata la fiera cittadina negli anni.
E così già da qualche giorno sui social è iniziato un tam tam di post e di commenti che parlano della Fiera dell’Epifania aquilana con uno spirito critico, auspicando che quanto prima si arrivi a concepirla non come il mercato di un qualsiasi paese il giorno della festa ma come una vera e propria vetrina per artigiani locali ma non solo.
Magari anche per chi arriva da fuori regione con le proprie realizzazioni esclusive, di artigianato e non.
“La città si riappropria di un altro elemento identitario e ‘popolare’ come la fiera dell’Epifania, tornata ad animare il nostro centro storico dopo i due anni di stop forzati legati alla pandemia”, ha scritto con soddisfazione il sindaco Pierluigi Biondi che già da giorni informa sui vari account social, il ritorno dell’evento. Come sempre con comunicazioni efficaci del suo staff e anche a volte personali, che raccontano emozioni vissute in prima persona.
“Da aquilano, ancor prima che da sindaco, è stata una grande gioia rivedere le nostre strade pacificamente invase da stand, cittadini, famiglie e tanti tanti turisti. Un evento che ha richiamato l’attenzione di 280 operatori a fronte di 415 richieste di partecipazione: è il dato, concreto, che si tratta di una manifestazione consolidata e attrattiva per commercianti e ambulanti che anche grazie a iniziative come la nostra possono tornare a risollevarsi dopo la pesante crisi generata dal Covid e amplificata dai rincari legati al caro bollette e la guerra in Ucraina. A nome della giunta e dell’amministrazione tutta ringrazio quanti hanno consentito che la fiera, organizzata dal Comune con la Fiva Confcommercio, potesse tornare e svolgersi nel cuore cittadino. Mi riferisco a dirigenti, funzionari e operai comunali, agenti di Polizia municipale, Forze dell’ordine, operatori sanitari, Asm, Ama, personale addetto alla Safe & security e tutti coloro che hanno fornito il loro prezioso contributo affinché una giornata di festa fosse vissuta a pieno e nel migliore dei modi dalla nostra comunità”.
E che spera che prima o poi si alzi il livello di quello che è un appuntamento fondamentale per il riconoscimento di una comunità unita ed esclusiva che è quella dell’Aquila.
“Piccolo report semiserio post Fiera. Grande affollamento di visitatori con un numero di ambulanti-espositori limitato che, al contempo, agevola facili vie di fuga per chi vuole evitare file. Ottima organizzazione da parte del Comune con diverse pattuglie di polizia municipale atte a reprimere i soliti reati (borseggi, in particolare).
Ho notato anche personale addetto al rilascio informazioni di varia natura, gentile e disponibile. Per il resto stendiamo un copiosissimo e pietoso velo”.
Inizia così il post scritto da Pietro Baldoni, noto imprenditore aquilano, che fa parte di una famiglia che ha scritto storie importanti della vita politica e non della città.
“Solo una ripetizione di oggetti e merce varia che definirla scadente è usare un eufemismo. Peggio, se si può, dell’ultima Fiera che si svolse nel gennaio 2020, prima della pandemia. Scarsi acquisti, non vedi buste nelle mani, se non le solite esche-trappole da Fiera del Santo Patrono. Quest’anno, oltre i soliti cimeli da mercato della domenica (scope telescopiche, pezze magiche, affettaverdure, calze con dolciumi di cui si ignora nascita e morte) , c’è stata la novità del ‘Marsupio Magico’. Dico, marsupio magico!”.
“Gli unici che possono affermare di aver fatto affari sono alcuni stand gastronomici (porta Castello, piazzale battaglione Alpini, viale Gran Sasso) con la solita piadina che, romagnola o meno quanto a disciplinare, piace un po’ a tutti. File estenuanti di coraggiosi e pazienti aspiranti clienti”, va avanti Baldoni.
“A me sembra davvero un po’ tutto misero, povero, quanto a contenuti ‘altri’ che dovrebbero e potrebbero essere presenti se solo si adottassero criteri maggiormente selettivi e non rituali copia e incolla da punteggio in graduatoria. Se questa è tradizione invito a far ricorso a finestre di memoria di come si svolgeva la Fiera dell’Epifania fino ad una ventina di anni fa, dove esisteva artigianato di qualità con mobili d’arte (ricordo alla Villa comunale e Via Sallustio), e negozianti-ambulanti che arrivavano da fuori Regione con capi d’abbigliamento e accessori eccelsi (Piazza Palazzo, ad esempio), oltre a ceramiche di Richard Ginori. Esempi non esaustivi di com’era”.
“Abbiamo un avviamento da Fiera-Mercato oramai consolidato nel tempo, continuare così non ha più senso di esistere, si scema sempre più in una rappresentazione da grande sagra di paese. Un centro storico così ben ricostruito, con i suoi palazzi d’epoca tornati a nuovo e le opere di urbanizzazione in corso di completamento, non merita solo cianfrusaglie e chincaglieria, basta poco per far meglio, basta uscire dalle nostre mura di cinta e rendersi conto che esiste anche il bello, che ben volentieri accetterebbero, i titolari di quel ‘bello’, di esporre qui da noi visto l’alto numero di visitatori che si riversano ogni anno, aggiungo comunque”.
“Se L’Aquila rinasce (sta rinascendo) bisogna cominciare a ragionare seriamente su come la si vuol far rinascere, quindi lavorarci su con il brand, politiche adeguate, affidarsi a professionisti del ramo, ed aggiungo adoperarsi in un’attività di scouting, che significa uscire fuori, esplorare, conoscere, portare qui. Queste mie riflessioni sono figlie dell’amore che provo per la nostra città, piccoli contributi utili ad una comunione d’intenti. Non certo per far polemica fine a se stessa. Grazie”.
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