Vasto. Famiglia nel bosco: Osservatorio Minori, legge da cambiare.
“Se i magistrati hanno applicato rigidamente la legge, allora è da cambiare immediatamente la legge, e non è il primo segnale che si ha circa la necessità di rivedere l’ufficio degli allontanamenti dei figli dalle famiglie.
Se, invece, fosse rientrata nelle loro prerogative un minimo di elasticità, bisognerebbe capire le ragioni per cui non l’abbiano tenuta in considerazione.
Cero è che ad uscire malissimo da questa vicenda sono, comunque, le istituzioni, dalle quali l’opinione pubblica è orientata a tenersi sempre più alla larga”: è quanto dichiara il sociologo Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori, in relazione ai bambini del bosco, allontanati dal Tribunale per i minorenni dell’Aquila, che ha disposto il trasferimento dei tre figli in una struttura protetta e la sospensione della potestà genitoriale.
“Se a determinare la decisione fosse stata la vita tra la natura, saremmo al cospetto di una decisione innaturale – spiega Marziale -, qualora fosse la mancata frequentazione delle aule scolastiche, occorrerebbe ricordare a chi detiene il potere decisionale che esiste l’istituto dell’istruzione parentale, la cui applicazione sarebbe stata molto meno traumatica dell’allontanamento. Da qualunque altra prospettiva la si voglia osservare, questa bruttissima vicenda segna la debacle del sistema istituzionale”.
Per il presidente dell’Osservatorio “l’allontanamento dai genitori ha ragion d’essere in ben altre situazioni, come quando i bimbi sono a rischio di incolumità personale, per via di genitori psichicamente disturbati, che come purtroppo è spesso accaduto arrivano ad ucciderli, seppur le istituzioni preposte abbiano decretato che non ci sarebbe stato alcun rischio”.
“L’allontanamento – conclude il sociologo – dovrebbe costituire l’estrema ratio, ma in questa vicenda di estremo si può solo ed esclusivamente ravvisare un sistema legislativo e giudiziario alla frutta e, al di là delle prese di posizione momentanee, Governo e Parlamento meglio farebbero a conferire priorità ad una riforma della giustizia non circoscritta alla separazione delle carriere, ma orientata alla tutela dei diritti dei cittadini, soprattutto se minorenni”.



