L’Aquila. “L’Italia deve attivare tutti gli strumenti a disposizione contro la piaga del lavoro nero, che attanaglia soprattutto il Mezzogiorno. Il recente studio della Cgia di Mestre ha evidenziato numeri impietosi che non possono lasciarci indifferenti perché hanno effetti devastanti sui lavoratori, sulle imprese e sull’intera economia della nazione, in primis sul sistema pensioni”. Così Eliseo Iannini, candidato di Forza Italia alle elezioni Europee nella circoscrizione Meridionale dei prossimi 8 e 9 giugno prossimi, sulla emergenza del lavoro per la quale cita lo studio della Cgia di Mestre, elaborato su dati Istat 2021, gli ultimi disponibili.
Iannini, architetto ed imprenditore aquilano, chiede che “vengano potenziati gli Ispettorati del lavoro in modo da rendere incisiva e costante l’azione sul territorio e che si attivino strumenti dissuasori, anche di carattere europeo, perché nella rete del lavoro sommerso cadono i più vulnerabili, spesso gli immigrati”.
Sullo studio Cgia, Iannini sottolinea: “A fronte di una media nazionale dell’11,3%, già di per sé alta, il Mezzogiorno si attesta al 15,6%. E’ inaccettabile. Nella circoscrizione Meridionale, quella nella quale mi sono candidato rinunciando alla guida del gruppo imprenditoriale che ho creato, affidandola ai miei figli, siamo molto oltre il livello di guardia: Calabria 19,6%, Campania 16,5%, Puglia 14,4%, Molise 14,2%, Basilicata 13,3% e Abruzzo 12,8%. Oltre 700mila persone del Sud Italia, isole escluse, lavorano, più o meno stabilmente, senza avere le adeguate coperture e senza che a fronte del loro lavoro vengano pagate le tasse. Per il Sistema Paese è un danno enorme protratto nel tempo. L’Ispettorato del lavoro, i Carabinieri, la Guardia di finanza, i sindacati e le altre forze in campo hanno sempre prodotto un grande sforzo per contrastare il lavoro sommerso ma, evidentemente, c’è bisogno, soprattutto nelle regioni più interessate dal fenomeno, di un deciso potenziamento degli organici e di maggiori risorse. Occorrerebbero anche leggi più severe”, conclude Iannini. “Non dimentichiamo, e qui parlo da imprenditore, che il ‘nero’ è anche una forma di concorrenza sleale perché sul mercato le aziende serie, che sostengono gli oneri di una regolare assunzione, si fronteggiano con aziende mariuole che, pagando meno o nulla, acquisiscono un forte vantaggio competitivo”.