San Salvo. Le immagini di dolore e morte, che continuano ad arrivare dall’Emilia Romagna e dalle Marche, impongono una seria riflessione sulla catastrofe che ha colpito quelle popolazioni.
Per tutti è stata una severa lezione sulle conseguenze di una cattiva gestione del territorio: famiglie distrutte e nel dolore, ingentissime perdite economiche e di posti di lavoro, tempi lunghi per la ripresa per un ritorno alla normalità.
Nel nostro territorio sono numerosi i canali privati di una regolare manutenzione, spesso occlusi dalla fitta vegetazione e dai rifiuti, non da meno i letti e gli argini dei torrenti e delle aste fluviali più importanti.
Abbiamo sopportato anche noi i danni causati all’alluvione nel 2015, sebbene non paragonabile in termini di gravità a quella romagnola, e, quell’esperienza, abbiamo imparato la nocività dei “no” apodittici degli ambientalisti – furono coloro che bloccarono la messa in sicurezza del letto e degli argini del torrente Buonanotte ad opera del consorzio di bonifica – e della deresponsabilizzazione di una Provincia che, troppo spesso, si fa scudo dell’assenza di fondi e delle varie alchimie normative.
Nel 2016 il Comune di San Salvo si fece carico, con un comportamento proattivo, di reperire i fondi, di avviare e gestire gli iter burocratici, di procedere alla pulizia e alla messa in sicurezza, sebbene la competenza fosse provinciale.
Oggi come allora il sindaco di San Salvo sta procedendo con i fondi a sua disposizione a porre in essere quel minimo di pulizia del torrente, sebbene, lo ribadisco ancora una volta, non sia un atto di competenza comunale.
Di fronte al disastro ambientale dell’Emilia Romagna appare non più giustificabile un atteggiamento di “scaricabarile“ di chi ha responsabilità precise in materia di manutenzione e pulizia di fossi, canali e torrenti che attraversano il nostro territorio.
Inutile fare la conta dei danni se, ancora oggi, si cerca il cavillo legale per non procedere alla messa in sicurezza dei canali fluviali. Inoltre oltre alla manutenzione e alla pulizia c’è anche la necessità di prevedere vasche di espansione dei canali.
Evidente in queste mancate manutenzioni e pulizie il ruolo della Provincia, incapace di muovere anche la più piccola azione di difesa del territorio.
Vogliamo farla passare liscia la mancata manutenzione delle rotonde?
Vogliamo ricordare lo stato degli asfalti ridotti all’osso sulle strade provinciali?
Ma non possiamo né possiamo permetterci né più tollerare che i disastri annunciati diventino realtà per la manifesta incuria per responsabilità palesi di chi è deputato ad evitarli.
A chi amministra un ente locale il dovere di sollecitare a mettere in campo tutte le iniziative per la corretta gestione del territorio al fine di prevenire che le calamità naturali vengano facilitare dall’incuria dell’uomo.
Non ci stiamo più dalla parte di chi tollera e giustifica se poi a pagare sono famiglie e imprese.
Su questo tema è suonata la sveglia.