L’Aquila. “E’ verosimile che la cifra di chi ha abbandonato la città dopo il sisma si attesti sulle 5.000 persone. Il saldo, al ribasso, potrebbe apparire meno grave, attestandosi sulle 2000 persone in meno, solo grazie alla compensazione di 3000 nuovi residenti da cercarsi tra gli occupati dei settori della ricostruzione, indotto compreso”. Cosi’ Francesco Laurini, delegato dell’Ance L’Aquila sul tema delle politiche immobiliari, parlando delle persone che hanno deciso di trasferirsi altrove dopo il sisma dell’aquila del 6 aprile 2009. “L’esodo demografico e le conseguenze sociali ed economiche vanno considerate anche alla luce di alcuni numeri non ufficiali ma che si desumono da parametri basati sui consumi, i rifiuti, la popolazione scolastica, eccetera ¬ spiega ancora l’imprenditore per il quale in riferimento agli abbandoni sottolinea che “in sostanza vuol dire che la popolazione si modifica nelle caratteristiche oltre che nei numeri, perdendo componenti del ceto produttivo e professionale e acquisendo lavoratori dipendenti”.
“E ciò – continua Laurini – avrà, nel lungo termine, anche una ripercussione sulla capacità di sviluppo che il territorio sarà in grado di esprimere. E’ necessario porre un freno a questa grave emorragia che rischia persino di intensificarsi nei prossimi anni, a causa delle conseguenze dei ritardi della ricostruzione ¬ conclude -. E’ inutile riedificare una città gioiello dal punto di vista sismico e architettonico se contemporaneamente le norme favoriscono la sua desertificazione. Fermiamo questo paradosso”.