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Emergenza Covid-19, la denuncia dell’Opi: la Regione Abruzzo non rispetta gli infermieri, no alle Usca

Giulia Antenucci di Giulia Antenucci
21 Marzo 2020
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Chieti. La Regione Abruzzo non rispetta gli infermieri, ai quali vengono proposti contratti indecorosi in piena emergenza Covid-19: è quanto denunciano i presidenti degli Ordini delle Professioni Infermieristiche delle quattro province, Giancarlo Cicolini di Chieti, Irene Rosini per Pescara, Maria Luisa Ianni dell’Aquila e Cristian Pediconi di Teramo.

“La nostra Regione vuole assumere infermieri sottopagandoli”, spiegano i quattro presidenti dell’Opi, “la nostra attività libero professionale oraria è valutata 13,25 euro lordi, un vero schiaffo alla professione ed al nostro Sistema sanitario regionale. E’ quanto è stato indicato dal dirigente regionale preposto ai Direttori generali della Aziende sanitarie locali in una nota del 12 marzo scorso. Siamo una regione anche fuori dall’Italia dove, per le stesse modalità di reclutamento, nelle Aziende sanitarie, al Ministero e in altri enti pubblici, vedono tariffe orarie di 30 euro o superiori”.

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“Il mancato investimento su una figura strategica come quella dell’infermiere di famiglia e di comunità”, sottolineano, “previsto già nel Patto per la salute 2019-2021, sta portando alla creazione di sovrastrutture tanto costose quanto inutili, come le Unità speciali di continuità assistenziale (Usca) introdotte in queste ore dalla Regione Abruzzo. Si investano piuttosto fondi a tutela degli operatori sanitari e su modelli organizzativi previsti già dalla normativa. Gli infermieri, insieme ai medici e altri operatori sanitari lavorano costantemente durante l’emergenza Covid-19, cercando di sostenere la sanità regionale durante questa pandemia, ma la Regione Abruzzo sembra non accorgersene e addirittura li ignora, svalutando la professione”.

“E’ un’offesa alla professionalità di tanti colleghi che si trovano in prima linea, da sempre, e in particolare per quanto stanno facendo in questo momento di emergenza, saltando riposi, senza limiti orari, in carenza di organico, con scarsa disponibilità di dispositivi di protezione individuale”, denunciano, “e si ammalano a causa del Covid-19, come mostrano i crescenti dati dell’Istituto superiore di sanità, siamo già a oltre 3.600 operatori sanitari positivi. E’ un sistema inaccettabile che mortifica e calpesta la professionalità di chi si fa carico di assistere e prendersi cura, oltre che incredibilmente in conflitto con le lodi che la categoria infermieristica riscuote in questa situazione di emergenza”.

“Probabilmente ancora non si è compresa la gravità della situazione”, proseguono, “intanto si modifichi immediatamente quanto indicato nella nota per rispetto di tutti gli 11.000 infermieri dell’Abruzzo. A fine emergenza”, concludono i quattro, “è evidente che la professione infermieristica dovrà necessariamente rimettere in discussione il suo ruolo nel Sistema sanitario nazionale”.

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