Roma. Alcuni giornali ne parlano come di una “novità clamorosa”. Laura Sgrò, legale della famiglia di Emanuela Orlandi, la giovane cittadina vaticana di cui si sono perse le tracce a Roma il 22 giugno 2022, ha diffuso un comunicato per commentare la recente audizione, dinanzi alla Commissione bicamera di inchiesta deputata da indagare sulla scomparsa di Emanuela e di Mirella Gregori (7 maggio 1983), di Domenico Giani, ex Comandante della Gendarmeria vaticana. Da tale audizione, emergerebbero due elementi definiti “verità oramai incontrovertibili, delle quali Pietro Orlandi [il fratello di Emanuela] riferisce da anni.”
“La prima”, evidenzia Sgrò, “è che il Comandante Giani incontrò più volte nel 2012 il dottore Capaldo, procuratore aggiunto della Procura di Roma, che al tempo indagava sul rapimento di Emanuela Orlandi, nell’ambito della estumulazione della tomba di Enrico De Pedis, boss della banda della Magliana, sepolto incredibilmente nella Basilica di Sant’Apollinare,”
“La seconda”, prosegue, “è che esiste un fascicolo avente a oggetto Emanuela Orlandi in Vaticano, di ‘ricostruzione storica’, che non può che essere frutto di una attività di indagine.”
“Dall’audizione”, si legge ancora nella nota, “si è appreso, inoltre, che il Comandante si è sentito offeso dalla Procura di Roma per non essere stato informato tempestivamente da quest’ultima della estumulazione di De Pedis e anche per essere stato definito ‘emissario’ dal dottore Capaldo.”
“Non una parola”, soggiunge Sgrò, “per chi invece offeso lo è da quarantuno anni, gli Orlandi, ai quali il comandante non ha ritenuto di dovere dire, già dal 2017, di essere stato lui a incontrare il dottore Capaldo quando i familiari di Emanuela, con atti formali, gli avevano chiesto di indagare su questo incontro tra il procuratore Capaldo e due misteriosi emissari vaticani. E neppure una parola sul fatto che di questa ‘ricostruzione storica’, che adesso sarebbe nelle mani del Promotore di Giustizia, gli Orlandi chiedono di potere avere copia, da molti anni prima che venisse aperta una inchiesta vaticana.”
“Collaborare significa lavorare insieme, e, purtroppo, non è stato questo il caso”, conclude. “La famiglia Orlandi ringrazia la Commissione per il lavoro che sta svolgendo e si augura che possano essere fatti quanto prima altri passi avanti nella ricerca della verità sul rapimento di Emanuela.”
Un “appunto personale”
Dunque il Vaticano si sarebbe attivato per acquisire dati relativi alla scomparsa di Emanuela ed esisterebbe della “documentazione” relativa alla vicenda. Se ne parla, è noto, già da tempo e la stessa Commissione di inchiesta si è già imbattuta in elementi del genere, che dunque non sembrerebbero assumere oggi i tratti della rivelazione clamorosa di cui parlano alcuni giornali ma, semmai, di una ulteriore conferma.
Ad agosto, nel corso del suo colloquio con l’organismo presieduto da Andrea De Priamo, padre Federico Lombardi, già addetto stampa vaticano, ha fatto espressamente riferimento a un “appunto personale” relativo al caso Orlandi, rivolto alla segreteria di Benedetto XVI, più che ad un dossier con informazioni “classificate”. Tale appunto, ha spiegato, traeva origine da un incontro tra monsignor Georg Gaenswein, segretario di papa Ratzinger, e Pietro Orlandi, fratello di Emanuela. Durante il colloquio, menzionando un libro che ricostruiva la storia di sua sorella, Pietro aveva palesato il desiderio di un riferimento da parte del Papa durante l’Angelus. In seguito a tale richiesta, lo stesso Lombardi aveva predisposto una nota nella quale esponeva le sue considerazioni in merito e suggeriva approcci per un maggiore approfondimento degli eventi correlati alla scomparsa della cittadina vaticana (AbruzzoLive, 3 agosto 2024). Lecito chiedersi se si tratti del medesimo fascicolo di cui si è parlato nei giorni scorsi.
Successivamente, i primi di ottobre, la Commissione ha ascoltato monsignor Valentino Miserachs, maestro di canto corale di Emanuela presso la scuola di musica Tommaso Ludovico da Victoria. Questi ha confermato quanto già dichiarato tempo prima durante un’intervista rilasciata a una trasmissione televisiva: Benedetto XVI era intenzionato a scoprire la verità sulla scomparsa. E, il 4 maggio 2012, lo stesso Miserachs era stato interrogato dagli investigatori d’Oltretevere. “Papa Benedetto voleva fare luce sulla questione”, ha dichiarato il monsignore. “Non so se oltre me è stato convocato qualcuno però io fui convocato dal capo della Gendarmeria, c’era anche l’assessore della Segreteria di Stato e qualche altro gendarme.” (AbruzzoLive, 5 ottobre 2024).
Sembra che, nella recente audizione, la Commissione abbia dunque ricevuto ulteriore conferma del comprensibile interesse del Vaticano per la questione Orlandi. L’auspicio è che un dato del genere possa davvero apportare un contributo utile all’indagine in corso.
Uno dei nomi di Satana
“Ho un solo obiettivo: consegnare la verità al Parlamento italiano e al Vaticano sull’attentato al Papa e sulla scomparsa di Emanuela Orlandi.” Questo è quanto dichiarato, nel frattempo, da Mehmet Ali Agca al Quotidiano Nazionale. “Il 20 dicembre 1982 fu il Parlamento italiano a certificare che l’attentato era un complotto internazionale ufficializzando la pista bulgara”, afferma il terrorista turco condannato per l’attentato a Giovanni Paolo II, “e dichiarando che il tentativo di uccidere papa Giovanni Paolo II era stato organizzato dai Paesi comunisti.”
“Il secondo passo di questo intrigo”, afferma, “fu il rapimento di Emanuela da parte di quella società segreta del Vaticano che si chiama Entità. Entità è anche uno dei nomi di Satana, dunque anche il mistero di Emanuela Orlandi è collegato al mistero della Madonna di Fatima che aveva annunciato l’attentato a Papa Giovanni Paolo II.”
Agca vorrebbe essere ascoltato dalla Commissione inchiesta ma, a quanto asserisce nelle dichiarazioni rilasciate a QN, la sua richiesta in tal senso non sarebbe stata accolta: “Il Parlamento, anche su ordine del Vaticano”, ritiene, “l’ha respinta per evitare uno scandalo mondiale dato che i tre più grandi imperi, quello vaticano, quello americano e quello europeo, sono coinvolti nel complotto internazionale della pista bulgara e della scomparsa di Emanuela. Io rivelerei tutta la verità sull’attentato e sul rapimento con delle prove documentali e chiuderei il discorso definitivamente, ma lo Stato vaticano, il governo americano e il governo italiano hanno deciso di lasciare le cose come stanno.”
“Non ho mai detto di sapere esattamente dove venisse nascosta”, aggiunge, “ma so che poco dopo la sua scomparsa venne portata in un convento di clausura di uno Stato cattolico con la perfetta conoscenza del governo di quel Paese. Al padre fu promesso che la figlia sarebbe stata restituita entro pochi mesi. Tutto si è poi misteriosamente complicato.”
“Credo che papa Francesco possa essere messo nelle condizioni di consegnare Emanuela viva o morta alla sua famiglia immediatamente, ma su questo esiste una durissima opposizione dell’Entità, dell’Opus Dei e di altri settori conservatori del Vaticano che vogliono il silenzio assoluto su questo mistero che li sta imprigionando spiritualmente e moralmente da 41 anni e che rovinerà il prossimo Giubileo”, conclude.