Roma. Emanuela Orlandi sarebbe sepolta a Castel Sant’Angelo, insieme a Mirella Gregori. È quanto sostiene, in un’intervista rilasciata al giornalista Pino Nicotri e pubblicata su Italia Oggi, l’ex carabiniere Antonio Goglia, impiegato comunale di San Giorgio a Cremano.
E, prima dell’intervista, lo ha scritto in una lettera indirizzata al sostituto procuratore Stefano Luciani, incaricato dalla Procura della Repubblica di Roma di riaprire le indagini sulla scomparsa della cittadina vaticana, avvenuta il 22 giugno 1983. Nella lettera si legge:
“Egregio Dott. Procuratore Stefano Luciani, avendo condotto studi approfonditi e basandomi su fatti concreti che al momento ritengo preferibile non porre in evidenza, Vi comunico che nei sotterranei del Castel Sant’Angelo, o Mole Adriana, altrimenti detta Mausoleo di Adriano, dietro una porta rinforzata dovrebbe trovarsi una stanza di circa 20 metri quadri. Nella quale dovrebbero trovarsi resti umani, compresi quelli di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. La struttura dovrebbe ricadere sotto l’Autorità del Comune di Roma e perciò non dovrebbe essere difficile approntare un sopralluogo. Mi assumo tutta la responsabilità di quanto dichiaro e sono pronto a risponderne civilmente e penalmente.”
Nell’intervista a Nicotri, Goglia riferisce di essersi rivolto anche al promotore di giustizia vaticano, Alessandro Diddi, oltre che a Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, che lo avrebbe ignorato. “Gli ho spiegato [a Diddi] che la telefonata per conto dei rapitori fatta il 4 settembre 1983 offriva vari indizi, senza che il telefonista se ne rendesse conto nonostante citasse, oltre alla Via Crucis e a una basilica, quella di Santa Francesca Romana, anche una data, il 20 luglio, molto significativa”, dichiara Goglia.
La data in questione si rivelerebbe significativa, a suo dire, perché riferita al 20 luglio 1578, giorno in cui è stata sciolta una confraternita in una basilica della Via Crucis papale, i cui membri sono stati arrestati e mandati al rogo. E ciò perché quei frati, a quanto riferito, si maritavano l’un l’altro, maschio con maschio, durante una messa, prendendo la comunione e leggendo i brani del vangelo afferenti al matrimonio. Riferimenti alla vicenda, continua l’ex carabiniere, sono contenuti nel Viaggio in Italia di Michel de Montaigne e in un saggio dello storico inglese Gary Ferguson pubblicato nel 2016, che ne riporta i relativi atti processuali.
Le fonti cui Goglia si riferisce sono, rispettivamente, il diario tenuto quasi quotidianamente da Michel de Montaigne (1533-1592), tra il 5 settembre 1580 e il 30 novembre 1581, nel corso del lungo viaggio che lo portò da Beaumont-sur-Oise ad attraversare l’Italia fino a Roma, da lui raggiunta il 3 novembre 1580 e il saggio Same-Sex Marriage in Renaissance Rome: Sexuality, Identity, and Community in Early Modern Europe, che Gary Ferguson ha effettivamente pubblicato nel 2016 per la Cornell University Press.
Ma, al di là dell’esattezza delle fonti citate, cosa c’entrerebbe tutto ciò con la scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori? Goglia mostra di avere le idee chiare in proposito: il nesso apparirebbe evidente richiamandosi all’antico canone 1058 che sanciva la proibizione del matrimonio tra religiosi, determinazione ribadita nell’attuale codice di diritto canonico, risalente al 1983, anno dei sequestri della Orlandi e della Gregori. Il canone 1058 sarebbe stato espressamente richiamato dai sequestratori nel chiedere che il loro codice telefonico di accesso alla Segreteria di Stato vaticana per le trattative fosse “158”.
L’intervistatore, comprensibilmente, obbietta: “Scusi, Goglia, ma manca lo zero.” L’intervistato sembra avere una risposta anche per questo: “Manca perché nel 1983 i numeri telefonici interni vaticani non potevano superare le tre cifre. Secondo la mia tesi, il codice 158 identifica senza ombra di dubbio il canone 1058 che impone il celibato sacerdotale. Quel codice serve a fare comprendere immediatamente cosa vogliono i sequestratori: l’abolizione del celibato sacerdotale, canone 1058, altrimenti avrebbero ucciso la Orlandi e la Gregori.”
Non si è fatto attendere un commento di Pietro Orlandi, proposto via social network: “Purtroppo leggo articoli e ipotesi senza movente reale che passano per certe al cento per cento e che generano solo confusione. Mi dispiace. Tanto si sa che ogni cosa viene, senza controlli, ripresa da altri siti generando confusione su confusione, ipotesi su ipotesi e qualcuno sarà contento. Come gridare al lupo al lupo perché quando uscirà quella reale sarà considerata come tante, falsa.”