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Emanuela Orlandi, quei fascicoli del Sismi scomparsi nel nulla: “Chi sa parli”

Luca Marrone di Luca Marrone
2 Novembre 2022
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Roma. Il Sismi aveva indagato sulla scomparsa di Mirella Gregori (7 maggio 1983) e su quella di Emanuela Orlandi (22 giugno 1983). La documentazione relativa all’indagine, collocata in tre faldoni top secret, sembrerebbe sparita nel nulla. Documenti, spiega la Repubblica, di cui la Procura di Roma ha disposto l’acquisizione, ma mai consegnati negli atti d’indagine alla famiglia della Orlandi. Andiamo con ordine.

16 settembre 1993: il magistrato Rosario Priore, impegnato nelle indagini sui mandanti dell’attentato a Papa Wojtyla, decide di acquisire del materiale presso la sede dei servizi segreti militari. Qui, i carabinieri si imbattono in una quantità estremamente consistente di documenti, distribuiti in diciotto faldoni. Tre dei quali riguardano appunto la Gregori e la Orlandi. Gli investigatori annotano su due di essi il cognome “Orlandi” e, sull’altro, “Orlandi-Gregori”. La rimanente documentazione riguarda la vicenda di Giovanni Paolo II.

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Chi ha effettuato l’accesso decide di non portare via i documenti, ma  di prendere in consegna un’intera stanza all’interno della sede del Sismi: “La documentazione sopra allegata”, si legge nel decreto, riportato da Repubblica, “viene custodita presso i locali della 1° Divisione del Sismi, piano 2°, nella stanza numero 212 a disposizione del magistrato. Si fa presente che sulla finestra e sulla porta d’ingresso viene apposta come sigillo una carta intestata del reparto operativo dei carabinieri.”

I militari dell’Arma riferiscono poi al pm quanto detto loro, relativamente alla documentazione in questione, da un alto funzionario del Sismi: “Si evidenzia che (dai faldoni acquisiti, ndr) possono essere rilevati dati concernenti persone, strutture ed attività che, per ovvie esigenze funzionali del Servizio, rivestono carattere di riservatezza e devono pertanto essere considerati soggetti al vincolo della vietata divulgazione […] in particolare per quanto riguarda i rapporti con taluni servizi esteri collegati.”

11 ottobre 1993: poco meno di un mese dopo, il magistrato Adele Rando, collega di Priore, dispone “la consegna immediata da parte del direttore del Sismi della documentazione” relativa a Orlandi e Gregori. “Adesso”, scrive Repubblica, “la famiglia di Emanuela vuole leggere queste carte.”

Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, da sempre strenuamente impegnato nella ricerca della verità sulla scomparsa della sorella, si dice sorpreso nell’apprendere delle indagini effettuate dal Sismi e del corposo materiale che sembra esserne scaturito: “Questo mi colpisce. Significa che c’è stata un’attività d’inchiesta molto approfondita. Un lavoro che ha fatto direttamente il Sismi senza che la famiglia venisse avvisata come era invece accaduto con il Sisde.” Il materiale in questione dovrebbe essere confluito nell’inchiesta dei primi anni Novanta appunto coordinata dall’allora pm Adele Rando. Ma nell’archivio del tribunale a piazzale Clodio, consultato prima della pandemia, Pietro Orlandi non sembra averne trovata traccia: “Io non ho mai visto nessun faldone in cui c’era scritto Sismi. Ne sono certo”, dichiara.

“Ad ogni modo”, afferma nell’intervista rilasciata al quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, “le principali ipotesi sulla sparizione di mia sorella hanno sempre lo stesso comune denominatore. Ovvero il Vaticano. Che si tratti dell’attentato a Wojtyla, di un rapimento finalizzato a compiere abusi sessuali da parte di qualche alto prelato, del conflitto tra due anime del Vaticano che si ricattano per motivi di politica estera oppure dei soldi della mafia investiti nello Ior, sempre lo Stato Pontificio viene tirato in ballo.” E auspica di poter incontrare presto Francesco Lo Voi, oggi alla guida della Procura di Roma: “Io non conosco il procuratore capo. Non l’ho mai incontrato. Spero di poterlo fare presto. Io e il mio avvocato, Laura Sgrò, abbiamo intenzione di chiedere un appuntamento, anche perché abbiamo del materiale molto importante da sottoporgli in merito alla scomparsa di mia sorella. Dal momento che il promotore di giustizia in Vaticano (l’equivalente di un pm in Italia, ndr) si rifiuta di incontrarci spero lo possa fare il procuratore di Roma, Lo Voi.” Si profila anche l’ipotesi di sollecitare una commissione parlamentare di inchiesta: “Ho spesso pensato a questa ipotesi. Ci sono tutti gli elementi per un’inchiesta parlamentare, anche se si tratta di una cittadina vaticana. Gli apparati di sicurezza italiani, nella ricerca di mia sorella, sono sempre stati coinvolti. Oggi scopriamo che anche il Sismi si era occupato di lei. Lancio l’ennesimo appello: chi sa parli.”

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