Roma. “Ci ha provato”. Così avrebbe confidato Emanuela Orlandi a una compagna di scuola a proposito delle avances ricevute da un alto prelato, proprio una settimana prima della sua scomparsa, avvenuta nel pomeriggio del 22 giugno 1983. L’amica ha riferito questa confidenza in occasione del documentario a puntate Vatican Girl, scritto e diretto da Mark Lewis, disponibile in esclusiva su Netflix dal 20 ottobre. Per la verità, la circostanza era stata riportata, per la prima volta, nel libro-inchiesta Atto di dolore di Tommaso Nelli. Il volume, la cui prima edizione risale al 2016, ripercorreva il caso presentando testimonianze inedite e documenti in esclusiva, tra cui, appunto, le dichiarazioni oggi riproposte.
Nell’intricatissima vicenda si delinea, dunque, una possibile storia di pedofilia, anche se non è chiaro se possa risultare la spiegazione della scomparsa della giovane. Tra gli scenari investigativi delineati nel corso dei decenni, la possibilità che il rapimento potesse essere posto in correlazione con l’attentato a Giovanni Paolo II o con lo scandalo Ior e la morte di Roberto Calvi. Si è inoltre valutato il possibile coinvolgimento nella vicenda della Banda della Magliana e, nell’estate 2022, si è nuovamente prospettato un ipotetico collegamento tra la scomparsa della cittadina vaticana e l’omicidio di Katty Skerl, il cui corpo è stato trafugato dal cimitero del Verano.
Di una possibile “pista pedofila” si era parlato anche alcuni anni fa. In un’intervista rilasciata il 22 maggio 2012 alla Stampa, padre Gabriele Amorth aveva ipotizzato che Emanuela Orlandi fosse stata attirata e uccisa in un giro di festini a sfondo sessuale in cui sarebbero stati coinvolti esponenti del clero, un gendarme vaticano e personale diplomatico di un’ambasciata straniera presso la Santa Sede. Il prelato aveva dichiarato: “Ritengo che Emanuela sia finita vittima di quel giro. […] Non ho mai creduto alla pista internazionale, ho motivo di credere che si sia trattato di un caso di sfruttamento sessuale con conseguente omicidio poco dopo la scomparsa e occultamento del cadavere.” Ipotesi analoga è stata poi prospettata da un collaboratore di giustizia, già affiliato a Cosa Nostra che, in una puntata di Chi l’ha visto del 2014, ha riferito di una presunta confidenza di un boss mafioso, secondo cui appunto la Orlandi sarebbe morta durante un festino a base di sesso e droga e sarebbe sepolta in Vaticano con altre presunte giovani vittime. Scenari inquietanti, di dominio pubblico ma rimasti privi di riscontro.
E oggi riemergono le dichiarazioni della compagna di scuola di Emanuela: la ragazza, prima di scomparire, le avrebbe appunto confidato le particolari “attenzioni” ricevute da un alto prelato. In un’intervista rilasciata nei giorni scorsi a Today.it, Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, parlando dell’amica della sorella, la definisce una persona “molto chiusa e timorosa. L’ho convinta perché è una cosa molto importante. Raccontò che mentre stava nei giardini vaticani, nella nostra solita tranquillità, una persona molto vicino al Papa ci ‘aveva provato’. Con un riferimento alla sfera sessuale.”
In sede di indagine, non è mai stata ascoltata perché, secondo il fratello della ragazza scomparsa, “probabilmente gli inquirenti hanno sempre fatto riferimento alla lista di amicizie del Vaticano o della scuola di musica. Ce ne erano talmente tante! E questa amica dei tempi delle elementari era rimasta fuori… E credo che Emanuela scelse proprio lei per fare questa confessione proprio perché non apparteneva all’ambiente vaticano.”
“Emanuela doveva sapere per forza chi era”, continua Pietro su Today.it, riferendosi al prelato che avrebbe fatto tali avances alla sorella. “Una persona vicina al Papa non esisteva che non sapesse chi era, conoscevamo veramente tutti. […] Parliamo dell’83, quindi la pedofilia all’interno della Chiesa era veramente un tabù.” Riferisce anche una circostanza risalente ad alcuni anni fa: “Io incontrai un ex funzionario della gendarmeria vaticana che conoscevo molto bene. Mi disse: ‘Noi come gendarmeria, appena saputo della scomparsa di Emanuela, siamo andati subito con la sua foto in mano dai quei tre, quattro cardinali che sappiamo che con i ragazzini… le ragazzine…’ Capite?!? Immagina, parliamo dell’83 e loro, con tutta tranquillità, sapevano benissimo quali erano i cardinali… pedofili! Quel gendarme me l’ha detto chiaramente. Quel tentativo di approccio poteva anche servire forse per portare Emanuela da un’altra parte, o per ricattare qualcuno.”
E, a proposito della “docu-serie” di Netflix, conclude: “Mentre in Italia cercavano di mettere la storia a tacere ora andrà in onda in tutto il mondo. In 160 Paesi in contemporanea. E questa secondo me sarà davvero la svolta.”