Roma. Anche Papa Bergoglio, al Regina Coeli di questa mattina in piazza San Pietro, ha fatto riferimento alle dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi da Pietro Orlandi, fratello della cittadina vaticana scomparsa il 22 giugno 1983 in circostanze mai chiarite.
Ha detto Papa Francesco: “Certo di interpretare i sentimenti dei fedeli di tutto il mondo, rivolgo un pensiero grato alla memoria di San Giovanni Paolo II, in questi giorni oggetto di illazioni offensive e infondate.”
Le parole di Pietro Orlandi che stanno suscitando tanto clamore, riguardano quanto riferitogli da qualcuno in merito a presunte abitudini del papa polacco: “Mi dicono che Wojtyla ogni tanto la sera usciva con due monsignori polacchi e non andava certo a benedire le case…” Una frase pronunciata nel corso della trasmissione televisiva DiMartedì, nella quale si era tornati a parlare della scomparsa di Emanuela e della pedofilia in Vaticano e giunta dopo il colloquio avuto, Oltretevere, da Orlandi con il promotore di giustizia Alessandro Diddi, impegnato in una nuova indagine sul caso.
In collegamento con Quarto Grado, Pietro, ha poi chiarito la sua posizione in merito: “Ho parlato di questo argomento anche col promotore di giustizia Diddi, le mie parole sono state strumentalizzate per fare titoli di giornali.” Ancora: “Non ho mai accusato Giovanni Paolo II di pedofilia, sono arrivate palle di fango.” In merito all’audio che ripropone le dichiarazioni di un sodale della Banda della Magliana, sempre incentrato sulle presunte abitudini di Wojtyla, ha aggiunto: “Ho ritenuto opportuno riportare l’audio senza i famosi bip al promotore di giustizia, ho chiesto di ascoltarlo solo al fine di poter approfondire meglio.”
“Papa Francesco ha fatto bene a difendere Wojtyla dalle accuse formulate da Marcello Neroni attraverso un audio reso pubblico il 9 dicembre scorso dal giornalista Alessandro Ambrosini.” Questa, infine, la dichiarazione di Pietro Orlandi all’Adnkronos, a commento delle parole del Pontefice pronunciate questa mattina. Il riferimento è appunto all’autore della controversa asserzione sulle abitudini di Wojtyla, il cui nominativo è noto almeno da gennaio scorso. “Le uniche accuse nei confronti di Wojtyla sono emerse da quell’audio”, continua il fratello di Emanuela. “Per questo ho ritenuto di consegnare quell’audio al promotore di giustizia in Vaticano Alessandro Diddi affinché indagasse su questo personaggio. Non posso certo io dire se in quell’audio viene detto il vero o il falso. Lo stesso Diddi mi disse che è necessario scavare ovunque. Ma è giusto che Francesco abbia ritenuto di difendere Wojtyla da quelle accuse“, conclude Pietro Orlandi.
Ieri, il legale di Pietro Orlandi, l’avvocato Laura Sgrò, è stata convocata in Vaticano dal promotore di giustizia, che intendeva ascoltarla in qualità di persona informata sui fatti in merito appunto alle voci su Giovanni Paolo II. Circostanza di cui le parti in causa hanno fornito valutazioni discordanti. Il promotore Diddi ha dichiarato ad Adnkronos: “Io dico solo che non si gioca con la figura e la memoria di un santo, certe accuse sono gravi due volte perché non dimostrate e perché rilanciate mediaticamente, e dunque vanno chiarite subito, senza se e senza ma. Cosa che Sgrò ha preferito non fare. Ecco perché per noi sentire l’avvocato della famiglia Orlandi che ripetutamente aveva chiesto di incontrare il promotore di giustizia, ovvero il sottoscritto, era importante. Pietro Orlandi ha parlato per ben otto ore, ed è stato importante sentirlo per chiarire moltissime cose. Proprio per amore di verità, per quella verità che tutti giustamente invocano, era fondamentale sentire anche il suo avvocato che ha invece preferito ‘avvalersi’. Non ha senso, io proprio non lo capisco.”
A quanto pubblicato dai giornali, a partire da Vatican News, in merito al suo rifiuto di violare il segreto professionale e “fare i nomi”, l’avvocato Laura Sgrò ha replicato con un lungo comunicato nel quale ha prima di tutto ribadito che, relativamente alla scomparsa di Emanuela, dopo aver atteso per quarant’anni di potersi confrontare con la giustizia vaticana, Pietro Orlandi è stato finalmente ascoltato a lungo; che, nel corso del colloquio di martedì 11 aprile, ha presentato una corposa memoria corredata da un elenco di ventotto persone, chiedendo motivatamente che vengano presto ascoltate a fini di indagine; che è pienamente disponibile a fornire ogni altro chiarimento a richiesta dello stesso promotore di giustizia.
“Ho chiarito, come era già chiaro, al promotore”, scrive Sgrò, “che evidentemente la persona che doveva essere ascoltata era il solo Pietro Orlandi e che questo era già avvenuto qualche giorno fa.” Per quanto riguarda direttamente la sua audizione in qualità di persona informata sui fatti, l’avvocato ha posto in evidenza che “essa è evidentemente incompatibile con la mia posizione di difensore della famiglia Orlandi e dell’attività in favore della ricerca di Emanuela che sto svolgendo.” Violare il segreto professionale, ha aggiunto, “vuol dire non consentire a un difensore di mantenere la propria posizione differenziata, vuol dire alterare i propri rapporti, la propria credibilità, la propria libertà di azione, intralciando il diritto alle proprie autonome indagini. La violazione del segreto professionale impedisce all’avvocato di svolgere liberamente il proprio lavoro. Il segreto professionale è quindi il baluardo della verità stessa e attaccarlo significa volere impedire a un avvocato di potere apportare il proprio contributo alla verità. Quanto leggo è una pressione su di me a violare la deontologia professionale, cui sono tenuta e a cui non intendo, in alcun modo, derogare. Attaccare il segreto professionale è attaccare la libertà e la ricerca indipendente della verità. Tale attacco è ciò che avete fatto oggi.”
“Accuse” a Wojtyla, l’avvocata Sgrò in Vaticano si rifiuta di fare i nomi?