Roma. Non si placano le polemiche sollevate dalle recenti affermazioni di Pietro Orlandi su Karol Wojtyla e sue presunte uscite segrete dal Vaticano. Scalpore è stato suscitato anche da quanto riportato in una registrazione di Marcello Neroni, ex socio del boss Enrico De Pedis, sulle asserite abitudini sessuali del papa polacco. Registrazione consegnata da Pietro al promotore di giustizia del Vaticano, Alessandro Diddi nel corso del colloquio di più di otto ore tenutosi l’11 aprile scorso. Domenica, al Regina coeli, lo stesso papa Bergoglio è intervenuto in difesa del suo predecessore: “Su Wojtyla illazioni offensive e infondate”, ha tuonato.
Pietro Orlandi non recede dal suo proposito di far luce su quanto accaduto alla sorella e, riporta il Giornale, e si dice pronto a “fare i nomi”. Nuovamente ospite della trasmissione DiMartedì, programma de La7, ha affermato di non credere che le dure parole di papa Francesco fossero dirette a lui: “Il Papa non si rivolge a una persona piccola come me”, ha detto. “Lui evidentemente faceva riferimento alle parole espresse da quel personaggio, Marcello Neroni, in merito a quell’audio famoso che è uscito. Lì ci sono veramente le offese, le accuse, a Karol Wojtyla.”
Si è poi detto dispiaciuto, Pietro, per la sua dura esternazione su Wojtyla, proposta in una precedente puntata di programma condotto da Giovanni Floris: nella circostanza, è noto, aveva detto: “Mi dicono che Wojtyla ogni tanto la sera usciva con due monsignori polacchi e non andava certo a benedire le case.”
“Quanto ho sentito i giornali dire che non avevo fatto i nomi, che non mi ero prestato alla collaborazione, sono rimasto colpito”, ha aggiunto il fratello di Emanuela, secondo quanto riportato dal Giornale. “Io pensavo si rifessero ai 28 nomi che ho rilasciato insieme a quel memoriale che avevano poi protocollato e tenuto. Invece poi ho capito che volevano sapere chi era effettivamente la persona che mi ha detto di Giovanni Paolo II… Io sono disponibilissimo ad andare da Diddi e chiarire questa situazione, e a fare i nomi di queste persone. Anche perché è una cosa che non riguarda l’inchiesta su Emanuela, riguarda un’altra cosa.”
Ancora: “Ho veramente sviscerato ogni situazione, abbiamo dato 28 nomi di persone che potrebbero essere a conoscenza di alcuni fatti, le famose chat e scambi di messaggi tra persone vicino al Papa.”
L’auspicio espresso è, ovviamente, che l’indagine prosegua, che le persone indicate vengano presto ascoltate. “In quelle 8 ore ho dato tutto quello che avevo, sarei rimasto anche di più”, ha ribadito Pietro. “Ho trovato in Diddi, e nel suo gruppo, la massima disponibilità. Anche quando abbiamo ascoltato quel pessimo audio di Marcello Neroni. Per me è stata una prova durissima ascoltare le parole in quell’audio, ma era doveroso da parte mia farle ascoltare.”
Anche il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, intervenendo a margine di un evento tenutosi alla Camera dei Deputati, ha ribadito la piena disponibilità del Vaticano di fare chiarezza sul caso, prima di tutto per la madre di Emanuela. “Siamo molto sorpresi”, ha dichiarato, “che non vi sia stata collaborazione perché questo avevano chiesto: allora perché adesso tirarsi indietro in maniera così brusca? Non capisco… Il nostro intento è quello di arrivare veramente a chiarire.” “Ho visto che ci sono state anche critiche all’iniziativa del Papa”, ha aggiunto Parolin. “L’idea della Santa Sede è proprio quella di arrivare al chiarimento, vedere quello che è stato fatto nel passato sia da parte italiana che da parte vaticana e vedere se c’è qualcosa ancora che si può fare di più sempre con questo scopo.”
Emanuela Orlandi, Papa Bergoglio: “su Giovanni Paolo II illazioni offensive e infondate”