Roma. Via libera unanime all’istituzione della commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori da parte della commissione Affari Costituzionali del Senato. Il provvedimento, già approvato dalla Camera, ora passa a Palazzo Madama per il sì definitivo. La commissione ha dato mandato al relatore Andrea de Priamo (FdI) di riferire in Aula.
Uno sviluppo che le famiglie delle scomparse attendevano da tempo. “Siamo molto contenti per quanto accaduto oggi in Senato. La ricerca della verità e della giustizia appartiene a tutti gli uomini di buona volontà e oggi il Senato ha dato prova di volere chiarezza e trasparenza sulla vicenda di Emanuela. Adesso che si vada subito in aula”, ha dichiarato Laura Sgrò, legale della famiglia Orlandi, a LaPresse.
E Maria Antonietta Gregori, sorella di Mirella, ha detto: “Sono contenta, è caduto un muro che aveva bloccato l’istituzione della Commissione parlamentare.” “C’era stato un tentennamento”, ha aggiunto, alludendo ai recenti rinvii, “ma i senatori hanno valutato la questione. Ci sono due famiglie che aspettano la verità da 40 anni.”
“Il lavoro di approfondimento fatto in Senato non è stato inutile”, ha dichiarato il senatore Andrea de Priamo, “abbiamo voluto verificare, attraverso le audizioni, se la Commissione potesse essere o meno compatibile nell’ottica della ricerca della verità. Abbiamo fatto un’approfondita riflessione e abbiamo deciso di andare avanti. Il Senato ha svolto la sua funzione e non si è limitato a ratificare quanto deciso dalla Camera: ha dato un contributo importante anche ai fini dei successivi lavori della Commissione.”
E, con riferimento ai ritardi nei lavori di istituzione della commissione registratisi in queste settimane, il senatore Alberto Balboni (FdI), presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, ha chiarito a sua volta: “Qualcuno ci ha accusato di voler insabbiare. Non volevamo insabbiare né rinviare nulla, ma era giusto fare un approfondimento e una riflessione sulla decisione di istituire la Commissione di inchiesta perché, rispetto a quando fu votata all’umanità alla Camera dei deputati, era intervenuto un fatto nuovo e di non secondaria importanza, cioè eravamo venuti a conoscenza che la procura e il promotore di giustizia Vaticano avevano deciso di riaprire le indagini.”
Le indagini in corso
In effetti, l’ufficio del promotore di giustizia vaticano e la procura di Roma stanno attualmente collaborando alle indagini sul caso Orlandi, a quarant’anni dalla scomparsa e, in recenti dichiarazioni sugli sviluppi dell’inchiesta, lo stesso promotore di giustizia, Alessandro Diddi, ha fatto riferimento a “documenti forse sfuggiti”, che bisognava “saper cercare”, a “piste di indagine meritevoli di ulteriore approfondimento”. Il magistrato d’Oltretevere ha aggiunto di aver “raccolto tutte le evidenze reperibili nelle strutture del Vaticano e della Santa Sede, anche cercandone attestazione tramite conversazioni” con alcune persone “responsabili di alcuni uffici all’epoca dei fatti”, acquisendo altresì “dei dati che non erano mai stati lavorati.” E presto, a quanto pare, alle ricerche dei magistrati si affiancherà dunque il lavoro della commissione di inchiesta.
Papa Francesco ricorda Emanuela
Emanuela Orlandi, cittadina vaticana, è scomparsa a Roma a 15 anni, il 22 giugno 1983. Domenica scorsa, 25 giugno, al termine della preghiera dell’Angelus, Papa Francesco l’ha così ricordata: “In questi giorni ricorre il 40esimo anniversario della scomparsa di Emanuela Orlandi. Desidero approfittare di questa circostanza per esprimere ancora una volta la mia vicinanza ai familiari, soprattutto alla mamma, e assicurare la mia preghiera. Estendo il mio ricordo a tutte le famiglie che portano il dolore di una persona cara scomparsa.”
“È caduto il tabù su Emanuela. Il Papa l’ha ricordata”, ha commentato il fratello, Pietro Orlandi. “Il Papa che dopo 40 anni ricorda Emanuela e prega perché questa storia abbia una fine e si arrivi a fare chiarezza, è, secondo me, il messaggio più positivo che, in questo momento, poteva dare Papa Francesco. Le parole all’Angelus dimostrano questa volontà, sono contento.”