Roma. “Wojtyla pure insieme se le portava a letto, se le portava, non so dove se le portava, all’interno del Vaticano. Quando è diventata una cosa che ormai era diventata una schifezza, il segretario di Stato ha deciso di intervenire. Ma non dicendo a Wojtyla ora le tolgo da mezzo. Si è rivolto a chi? Lui essendo esperto del carcere perché faceva il cappellano al riformatorio, si è rivolto ai cappellani del carcere. Uno era calabrese, un altro un furbacchione. Un certo Luigi, un certo padre Pietro: non hanno fatto altro che chiamare De Pedis e gli hanno detto sta succedendo questo, ci puoi dare una mano? Punto. Il resto so’ tutte caz*ate.”
Questo l’audio che, menzionato giorni fa da Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, scomparsa a Roma il 22 giugno 1983, non ha mancato prevedibilmente di suscitare scalpore e polemiche. L’audio è stato consegnato da Pietro al promotore di giustizia vaticano, Alessandro Diddi, attualmente impegnato a indagare sulla vicenda. Ma chi ha rilasciato tale, scioccante dichiarazione e come si è giunti a conoscerla?
A pronunciare queste parole è stato Marcello Neroni, vicino a Enrico De Pedis, boss della Banda della Magliana. Il suo nome è rimasto celato a lungo ed è stato rivelato a dicembre scorso dal giornalista di inchiesta Alessandro Ambrosini, autore del blog Notte criminale. Neroni venne arrestato nell’ambito dell’operazione Colosseo, la prima maxi retata contro il gruppo criminale romano, rivela Adnkronos. “Ne è uscito con un’archiviazione”, precisa il giornale on line Domani. “Erano due bande in effetti”, spiega Alessandro Ambrosini riferendosi alla nota Banda della Capitale, “quella dei testaccini e quella della Magliana-Acilia. Questa è la più conosciuta, quella con i personaggi più naif, come ‘il Libanese’. Ma tra i testaccini c’erano quelli che tenevano i rapporti con il Vaticano.” “È un individuo compromesso con la Banda della Magliana con la vocazione del delatore. Dunque trait d’union fra il sodalizio delinquentesco e i Servizi”, questa la valutazione del soggetto proposta dal magistrato Otello Lupacchini, artefice della citata operazione Colosseo.
Molti esponenti della Banda, ricorda Ambrosini, hanno dichiarato di interagire, dal punto di vista economico, con esponenti d’Oltretevere. Quanto a Neroni: “Lui è un personaggio che attraversava mondi diversi, da quelli criminali a quelli attigui ai servizi segreti e alle forze di polizia.”
Oggi ultraottantenne, “non è detto che sia a Roma”, spiega il giornalista. “Quasi tutti quelli della Magliana del gruppo originario hanno fatto affari al Nord perché a Roma non c’è più lo stesso giro di soldi.” Fino agli anni Novanta era appunto “socio” di De Pedis nel “business” delle slot machine: “Avevano capito che c’era un mondo che guadagnava forte.”
La registrazione shock, balzata in questi giorni agli onori delle cronache, dura circa due minuti, fa parte di una lunga conversazione avvenuta con Ambrosini in un luogo pubblico nel 2009. Il racconto di Neroni prende avvio dalla sepoltura di De Pedis nella basilica di Sant’Apollinare, le cui ragioni coinvolgerebbero appunto Giovanni Paolo II: da qui, si approda appunto alla controversa dichiarazione.
“Con questa verità non ci fate niente”, aggiunge l’uomo parlando con all’autore dell’intervista. Nel corso della conversazione, emerge infatti un particolare inquietante: importanti uomini di Stato sarebbero stati al corrente di tutto, informati dallo stesso sodale del boss. “Nando [nome di un’esponente dei Servizi che sarebbe stato a conoscenza di tutti i particolari] a te ti trasferiscono, a me m’ammazzano”, è quanto l’intervistato riferisce di aver detto durante un incontro avuto con esponenti degli apparati di sicurezza e conclude: “questo è uno strano Paese, la verità non interessa a nessuno.”
Quando, alla fine del 2022, Ambrosini ha reso noto l’audio, non si sono registrate reazioni dal mondo cattolico: “Per fortuna sono immune a questo, ma io sono in Veneto. Se fossi stato a Roma sarebbe stato diverso”, considera il cronista. Se il materiale fosse stato diffuso all’epoca in cui è stato acquisito, nel 2009, “sarei stato al centro delle polemiche. Non avrei fatto uscire niente se non con l’approvazione di Pietro Orlandi. In realtà lui mi aveva detto no a suo tempo perché voleva cercare questo personaggio. Adesso le vicissitudini sono cambiate, soprattutto è arrivata la rivelazione dell’amica di Emanuela su Vatican Girl, che ha riaperto la pista delle molestie.” Il riferimento è alla testimonianza di una compagna di scuola della scomparsa, riportata, per la prima volta, nel libro-inchiesta Atto di dolore di Tommaso Nelli, la cui prima edizione risale al 2016 e appunto riproposta nel recente documentario prodotto da Netflix.
Sentito per un commento sugli ultimi sviluppi, a proposito di Neroni, Ambrosini ha riferito a Domani: “Secondo le mie fonti è ancora vivo, se il Vaticano desidera lo può convocare.”