I cuccioli di Amarena crescono e dimostrano di sapersi muovere in modo ottimale tra le montagne abruzzesi. E’ questa la prova che mamma Amarena, prima di morire, li aveva ben istruiti alla ricerca del cibo e ad affrontare tutte le difficoltà che la montagna presenta.
Il parco nazionale commenta così queste fantastiche immagini: “Come potete vedere dal video i giovani orsi di Amarena stanno bene, e continuano le attività quotidiane che in questo periodo svolgono tutti gli orsi nel Parco: girare e alimentarsi, prima dell’ibernazione invernale.
Un primo elemento da evidenziare, che il video esprime benissimo, è relativo non solo alle dimensioni dei due giovani orsi, che chiamiamo cuccioli, ma che proprio piccoli non sono, anche se l’immaginario collettivo porta sempre a pensarli piccoli, spesso a causa delle foto di cuccioli prese chissà dove, che si trovano continuamente sulla rete, ma anche alla vitalità che esprimono, dimostrando che si stanno adattando all’ambiente e che ce la stanno mettendo tutta, a un mese e mezzo circa dall’uccisione di Amarena.
Come detto in precedenza, abbiamo aspettato di avere un video che permettesse di vederli come sono ora per due motivi:
1. Evitare il rimbalzare di notizie assurde e incoerenti sulla loro pseudo morte o notizie del tipo: “mi ha detto una persona fidata che sono vivi”;
2. Darvi la possibilità di vederli meglio e non in lontananza come nei precedenti video, in cui, “attenti osservatori” hanno messo in dubbio che fossero addirittura orsi.
Tutto lecito, ci mancherebbe, purché si operi almeno con onestà intellettuale. Tra l’altro, bene sarebbe che questa stessa accuratezza di osservazione avvenisse a 360 gradi. Gli orsi vivono su un territorio vasto (3 Regioni, 3 Province e un numero indefinito di Comuni, molti dei quali fuori dai confini del Parco) in cui le competenze amministrative e decisionali fanno capo a tanti soggetti istituzionali diversi, così come tanti sono i detrattori ambientali e i pericoli che gravano sulla conservazione. Siamo in un territorio antropizzato dove il Parco è solo uno dei tanti attori, che ha competenze territoriali limitate, salvo essere chiamato in causa quando fa comodo…
Realizzare questo video, chiarissimo nella sua bellezza, come potete immaginare, non è stato facile, soprattutto perché l’attenzione è quella di evitare ogni tipo di disturbo. La presenza umana continua, intorno agli orsi, favorisce l’abituazione, processo che provoca nel tempo una graduale riduzione di una risposta ad un determinato stimolo e quindi l’animale impara che non ci sono conseguenze negative a stare vicino agli uomini, con le drammatiche conseguenze che conosciamo!
Quindi nel monitoraggio del vasto territorio in cui si muovono i giovani orsi, i Guardiaparco, i Carabinieri Forestali e i tecnici del Parco, che stanno lavorando in sinergia, hanno messo delle fototrappole e quindi era solo importante aspettare che registrassero il passaggio. Solo ieri ci è arrivato questo video che oggi pubblichiamo per rassicurare quanti chiedono informazione sugli orsi. Ma è anche importante ora capire che non è pensabile che ogni giorno ci sia qualcosa da dire o che deve essere sempre successo qualcosa quando non ci sono informazioni quotidiane. Qualcuno si sta preoccupando di tanti altri orsi giovani e meno giovani che in questo momento girano nel Parco?
Quindi proseguiamo così come abbiamo comunicato, con attenzione, monitoraggio, controllo e tanta pazienza.
Come abbiamo ripetuto in tutti gli aggiornamenti, un’area protetta non è uno zoosafari dove l’uomo, in uno spazio stabilito e recintato, fornisce cibo ad animali selvatici, totalmente addomesticati. La conservazione è tutt’altro e rispetta la selvaticità e l’identità di ogni animale e di ogni pianta che compone e rende gli ecosistemi sani per tutti.
I giovani orsi hanno tutte le possibilità e la vitalità per farcela da soli, ma i pericoli e le possibilità che gli accada qualcosa sono comunque tante. Ma sarebbe così anche se ci fosse stata Amarena. La letteratura scientifica è chiara in questo senso: il 50% dei cuccioli non supera il primo anno di vita a prescindere dalla mamma. La caratteristica fondamentale della conservazione dei grandi carnivori, non è ridurli ad animali domestici per soddisfare le nostre emozioni ma preservare il territorio in cui vivono, mantenere intatta la loro selvaticità per perpetuare la specie, senza che l’uomo entri nei meccanismi della natura che, dove è integra, perché protetta è in grado di fornire tutto ciò di cui gli animali selvatici hanno bisogno.
Chi ci segue da tanto tempo sa che non ci tiriamo indietro a critiche e osservazioni, soprattutto se costruttive, e se abbiamo deciso di fare scelte impopolari lo abbiamo fatto esattamente perché la scienza e l’esperienza maturata in 100 anni di natura protetta, non sono proprio poca cosa e perché la salute di per noi è di prioritaria importanza”.